PIETRO FERRARIS, IL "CINQUECENTENARIO"

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E’ stato il primo giocatore in assoluto, a superare il traguardo delle 500 presenze in serie A (504 sono in totale i suoi gettoni in una carriera più che ventennale).

Nato a Vercelli nel 1912, il 15 febbraio, cresce nel fertilissimo vivaio della locale "Pro", compagine che, ci sembra doveroso ricordarlo, è riuscita a vincere ben 7 scudetti fra il 1908 e il 1922. Esordisce a non più di 17 anni con la gloriosa casacca bianca della squadra Piemontese, nel ruolo – come oggi si direbbe – di esterno d’attacco, ieri si diceva ala di raccordo.

Ai suoi tempi chi scorrazzava come lui sulla fascia (destra o sinistra non aveva importanza) non disdegnando di andare spesso e volentieri a rete, si identificava come ala pura con le principali caratteristiche della velocità ed essenzialità.

Nel 1932 approda a Napoli dove si ferma per un triennio – ricco di soddisfazioni per sé e per tutti i colori azzurri – totalizzando 82 presenze con 12 marcature.

Nel 1933 e nel 1934 la squadra azzurra, condotta da uno dei più grandi allenatori di sempre, l’inglese William Garbutt, si classificò in entrambe le occasioni al 3° posto, con Vojak e Sallustro nel 1° anno implacabili marcatori rispettivamente con 22 e 19 reti, ben serviti dagli assist del "nostro".

Alla fine del campionato 1934 – ’35 saluta tutti e se ne va per disaccordi economici con la società, mantenendo fede al suo impegno tanto da subire un’intera stagione di inattività. Per £. 200.000 l’Inter, accompagnata dal nome anarchico di "Ambrosiana", se ne assicura le prestazioni nel 1936, e dai nerazzurri meneghini riceve le prime grandi gioie di una luminosa carriera, vincendo gli scudetti del 1938 e del 1940 con il contorno della Coppa Italia nel 1939. Ma sono i campionati del mondo francesi del 1938 nei quali l’epopea del Vercellese raggiunge il picco più alto, con gli Azzurri nuovamente Campioni del Mondo dopo il successo ottenuto quattro anni prima in Italia.

Ferraris gioca solo l’ottavo di finale contro la Norvegia, ma il suo apporto risulterà decisivo, visto che segnerà il primo gol nel match vinto contro gli scandinavi per 2-1, con rete decisiva nei supplementari dell’altro grande del calcio Vercellese, quel Silvio Piola ancora oggi primatista assoluto fra i cannonieri di tutti i tempi con 290 gol.

A dispetto del fatto di essere stato il miglior marcatore interista della stagione, il rapporto fra Ferraris ed il "Biscione" ha ormai fatto il suo tempo, quando nel 1941 il diabolico presidente di quello che diventerà il "grande Torino" il Comm. Ferruccio Novo fiuta l’affare, ed in cambio del meno noto Oliviero Mascheroni in quattro e quattr’otto perfeziona lo scambio con l’Inter.

Ancora integro ed asciutto benché le primavere sulle sue spalle non siano poche (29), Ferraris sarà uno dei grandi protagonisti di quella che, quasi all’unanimità, viene ancor oggi ricordata come la più grande squadra italiana di sempre, vincendo altri 4 scudetti che aggiunti ai due conquistati all’ombra della Madonnina, collocano Ferrarsi, con 6 scudetti appuntati sul petto, in "pole position" nella lista dei maggiori scudettati di sempre.

Il fato vuole che gli venga risparmiata la tragedia di Superga (4 maggio 1949) nella quale perì l’intera squadra del Torino, perché nell’estate precedente era stato ceduto (sempre in serie A) al Novara, dove giocherà fino all’estate del 1950 (a 38 anni suonati) riuscendo a tagliare il prestigioso traguardo del mezzo migliaio di partite, nonostante (come già ricordato) sia rimasto al palo per un’intera annata.

Ferraris II vanta, oltre a 14 presenze con la Nazionale maggiore, anche 10 presenze con la Nazionale B.

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