NIENTE DI NUOVO (ARBITRO MEDIOCRE COMPRESO)

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Avremmo voluto scrivere un editoriale diverso rispetto a quello di domenica scorsa in cui si commentava la disfatta di Genoa,a vremmo preferito parlare di un Napoli non necessariamente bello (vederlo in tal guisa, di questi tempi, è un’utopia), ma almeno concreto, cinico e soprattutto vincente. Invece, dopo 94’ minuti prima di apatia e di noia mortale, poi d’improvviso risveglio e di speranze svanite, mi ritrovo costretto a malincuore a dover riportare fedelmente lo scialbo copione a cui, da quasi un mese a questa parte, noi tutti sembriamo come assuefatti, tanto da esserci addirittura abituati a vedere la squadra che seguiamo da una vita esibirsi in certe performances e ad accettare queste ultime con rassegnazione. La trama del racconto è bella che risaputa: scende al San Paolo la squadra di bassa classifica (con tutto il rispetto per il Cesena, che nella sua storia a Napoli aveva pareggiato solo due volte finora), il cui allenatore, come molti altri in serie A, conosce alla perfezione il modo di giocare di Mazzarri al punto che sa in quale modo bloccarlo per uscire indenne da Fuorigrotta nella maniera migliore possibile: a chiudere sulle fasce esterne eccoti qui una vecchia volpe come Comotto, difensore puro, e l’interessante giovane Pudil, rognoso abbastanza da impedire a Maggio di proporsi sulla sua fascia, mentre difesa e centrocampo praticano, come sempre, un pressing asfissiante e preciso che non concede spazi agli azzurri, già minati dalla decisione incomprensibile (perché usiamo ancora quest’aggettivo?) del mister di non mettere Hamsik dal primo minuto, con il risultato che in linea mediana si ritrovano Dzemaili, che in tutta onestà non è la fotocopia dello slovacco, Gargano, in evidente debito di ossigeno, e lo svogliato e impreciso Inler, che in soli 45’ minuti riesce nell’impresa di perdere palloni che anche un bimbo di sette anni con le pantofole controllerebbe agilmente. Nelle pagine successive del racconto quel che accade, poi, è già noto o quasi: l’umile Walter cambia modulo troppo tardi, il Napoli rompe gli schemi e si getta in avanti solo quando negli ultimi minuti il Cesena molla la presa (salvo poi riprodursi in contropiede insidiosi), nel tentativo di buttarsi in avanti, preso dalla fretta e dal nervosismo, commette i soliti errori e cincischia giocando in orizzontale quando invece la palla data verticalmente porterebbe esiti migliori, manca di cinismo sotto porta… e si finisce tra i fischi dei tifosi, che tornano a casa affranti, arrabbiati, delusi, assuefatti e abituati quanto noi a tale noia.

Tuttavia, rispetto alle altre volte, il racconto ha una variante che influisce e non poco sull’esito finale, vale a dire la prestazione negativa ed estremamente superficiale dell’ennesima “giacchetta nera” mediocre che il convento passa al Napoli; prima dell’episodio-chiave, che ha chiuso nel peggiore dei modi una serata storta (meno che per il Cesena ovviamente), il signor Banti ne aveva combinate di tutti colori: parimenti al suo conterraneo Rocchi domenica pomeriggio, ha fischiato falli inesistenti, ha comminato ammonizioni assurde, facendo sì che in taluni momenti la gara s’incattivisse inutilmente e ha avuto la sfortuna di essere spalleggiato da guardalinee insufficienti col risultato che, misteriosamente, davvero misteriosamente, Banti ha annullato un goal regolarissimo di Pandev: cos’ha visto in quella circostanza il direttore di gara e i suoi assistenti? Un fallo di mano di Maggio? Un fuorigioco dello stesso esterno destro? Mistero. Enigma. Dilemma che l’umile Walter tirerà certamente fuori come alibi, ma che deve far riflettere qualcuno specie a livello dirigenziale: premessa l’evidente mediocrità dell’attuale classe arbitrale italiana, è chiaro che la SSC Napoli deve cominciare a far sentire la sua voce contro certi arbitri, contro certe direzioni arbitrali: non deve farlo per piangeria, non per vittimismo né come specchio sui cui arrampicarsi, ma come semplice forma di reclamo, di protesta, di rimostranza (chiamiamola come ci pare), allo scopo di ottenere non compensazioni, ma semplicemente rispetto delle regole e giusto fair-play. Quel goal di Pandev non avrebbe forse cambiato il mio giudizio negativo sulla prestazione di stasera degli azzurri, ma avrebbe quantomeno rappresentato la giusta e rispettosa osservazione, da parte della terna arbitrale, di un episodio di gioco decisivo. E’ dal rispetto delle regole che, spesso, passano vittorie pesanti, per quanto non esaltanti: ciò purtroppo non è successo stasera; sfortuna sì, ma non alibi per il Napoli.

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