NAPOLI, COSA VUOI FARE DA GRANDE?

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Forse l’abbiamo menata un po’ troppo con questa storia della napoletanità, genetica o acquisita che sia. Tutte le favolette che stiamo ascoltando, negli ultimi tempi più che mai, ci stanno un po’ facendo perdere il contatto con la realtà. Ma davvero esiste una sola persona al mondo, di Napoli o di New York o di Timbuctu, che rinuncerebbe ad un’occasione con i fiocchi solo per amore di una città? Quanti di voi scandalizzandi della prima occasione resterebbero a lavorare a Napoli per mille euro quando in un qualsiasi altro posto del mondo ve ne offrono cinquemila? Siamo seri, per cortesia.

 

Lo stesso De Laurentiis che è pronto a sfoderare la madonnina con la maglia azzurra ogni volta che serve si è guardato bene dal varcare i confini della Campania prima di trovare l’affare del secolo col Napoli fresco fallito. Nessuno gliene fa una colpa, per carità, ma allo stesso modo non si può criticare Criscito che rifiuta di essere trattato come Aronica (con tutto il rispetto per l’ottimo Totò) o accusare di tradimento Lavezzi e Hamsik solo perché ambiscono a fare la carriera che meritano. È vero, Marekiaro a Napoli ha dato tutto o quasi, margini di miglioramento in questa sede non può averne più. Idem per il Pocho, all’apice di una carriera che può decollare solo nel giusto contesto. Nessuno di loro è Maradona e sanno benissimo che per vincere serve una squadra che sappia vincere, non un solo uomo che spacchi il mondo. Ecco perché adesso il Napoli deve decidere che strada vuole prendere: c’è una dimensione da medio-grande come una Samp, un Genoa, un’Udinese, squadre che imbroccano l’annata giusta e poi monetizzano per riaprire un nuovo ciclo da zero; e poi c’è la svolta da big, quella che anche se vendi un campione (è legittimo nella vita volere una nuova sfida) ne compri altri due, quella che, se hai fatto il terzo posto, il prossimo anno devi puntare al secondo, non al quinto. 

 

È bello, anzi è stupendo il fair play finanziario a cui il presidente De Laurentiis ha abituato i suoi tifosi. I frutti di una simile politica si vedranno fra qualche anno, non adesso. Ma solo a patto di avere un minimo di flessibilità senza restare integralisti fino alla morte. Giusto mollare chi chiede la luna, meno furbo fare questioni di principio sui diritti di immagine. Ci sono calciatori che guadagnano più di sponsor che di stipendio: non è poi così un’eresia lasciarli lucrare sulla propria immagine (che fino a prova contraria è pur sempre la loro) e magari continuare a tenere bassi gli ingaggi. Entrambe le cose è impossibile farle, con la concorrenza che c’è in giro. Grazie che poi un ragazzo in rampa di lancio, ancorché napoletano (capirai…) opti per una soluzione più conveniente; ti credo che i campioncini cresciuti in casa ambiscano a fare il cosiddetto salto di qualità se quel salto non lo fa il Napoli. L’ultimo campionato è stato un trionfo ma ha messo la squadra di fronte ad una scelta che forse era ancora un po’ prematura: è il momento di svoltare, altrimenti da grande il Napoli non sarà mai veramente Grande.

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