L’ANIMA NON BASTA PIU’
Signore e signori, il Napoli. Possiamo anche iniziare ad abituarci così bene, perché ormai è chiaro che la musica sarà sempre questa qui, almeno quando le cose si saranno messe male in corso d’opera. L’anima non basta più, non è più soltanto una questione metafisica. No, era chiaro a tutti che prima o poi bisognasse metterci qualcos’altro per andare oltre l’ostacolo, per raggiungere risultati che fino a qualche settimana fa sembravano difficili da ottenere anche solo contro un Livorno o contro un Siena. A volte ci vogliono i co…siddetti, e gli azzurri rigenerati dalla cura Mazzarri hanno imparato a tirar fuori anche quelli.
Tralasciando l’esaltato cappello tra filosofico e prosaico, questa partita più delle altre ha dato segnali forti, spie luminosissime della strada che vuole prendere il nuovo Napoli. Un mix di emergenza e sperimentazione ha portato il tecnico a lanciare in campo una formazione inedita con un modulo che a Napoli si è sempre soltanto annusato, sebbene sia sempre sembrato come uno dei più logici in base agli uomini a disposizione. Il risultato immediato è stato uno sbandamento totale figlio del fisiologico rodaggio di uno stile di gioco che per ora è improvvisato ma che non è da trascurare per il futuro. L’inesperienza si è vista nello scollamento fra i reparti che nei primi cinque minuti ha portato al mortifero uno-due milanista firmato da Pato e Inzaghi. Due cazzotti in pieno volto prima ancora di poter aprire bocca, due colpi in grado di buttare giù un toro. Invece il Napoli si è rialzato, pian piano, ha iniziato a prendere le misure all’avversario finché non ha trovato il modo giusto di aggredirlo; e prima di trovare la strada non si è mai scoraggiato, non ha mai mollato un solo centimetro, anche quando sembrava tutto perduto. Le due reti negli ultimi cinque minuti sono la punizione perfetta per un Milan che dopo i primi cinque giri di lancette ha tirato i remi in barca proporzionalmente alla crescita del Napoli. E se andiamo a mettere sulla bilancia potremmo addirittura affermare che il risultato finale non rende giustizia agli azzurri, che se al 95’ avessero fatto il terzo non avrebbero rubato nulla a nessuno.
Pertanto, senza utilizzare parolacce né paroloni, si può semplicemente affermare che questa squadra ha carattere. Un carattere trasmesso dal signor Walter Mazzarri da Livorno, sette punti in tre partite. Numeri che da soli non sono sufficienti a rendere merito all’impatto straordinario che quest’uomo ha avuto sulla squadra. Non è un caso che le due segnature siano arrivate da due pedine lanciate nella mischia a sentenze già quasi scritte, quando ormai gli statistici stavano già annotando l’ora del decesso. Calare il full con due carte pescate dal mazzo è tipico dei migliori giocatori, quelli che la fortuna se la chiamano per la propria audacia, non soltanto per concessione divina. La mano del mister finora si vede soprattutto in questo: nell’istinto, nel sudore, nella voglia matta di avere ragione degli avversari, doti che da queste parti negli ultimi tempi avevamo un po’ dimenticato. Che succederà quando poi ci sarà finalmente anche il gioco?