LA VERA SVOLTA PARTE DALLA SOCIETA’
La prima vera svolta si è avuta in società. La scossa l’ha data Aurelio De Laurentiis, stanco e deluso dall’andazzo che aveva assunto il suo progetto. Fermi tutti, scende in campo il presidente. Dagli States chiama e convoca Donadoni, in Italia accantona Reja e sorpassa Marino che avrebbe voluto confermare il tecnico di Lucinico fino alla fine del campionato. “Serviva una scossa”, ha ripetuto De Laurentiis, mai visto così decisionista. Nel momento più difficile della sua avventura partenopea rompe gli indugi e decide da solo. Questa è la vera svolta. Magari avrebbe potuto agire con qualche settimana d’anticipo, quando aveva annusato il pericolo ma sperava che la squadra e il tecnico riuscissero a riprendere la rotta giusta; quando c’era la necessità che la società si facesse sentire e non lasciasse solo Reja, silurato in modo opinabile. Delegittimato già da settimane, Reja aveva rimesso il mandato nelle mani del club, ma più Marino che De Laurentiis avevano deciso di continuare. Ancora per poco, a dimostrazione della confusione che aveva colpito il vertice societario.
Il cambio tecnico e la nuova veste del presidente presenzialista (“da oggi in poi andrò sempre in panchina per capire meglio quello che succede all’interno della squadra”) lasciano trasparire ferite ancora aperte nel suo animo. Le parole pronunciate prima e dopo Reggio Calabria erano sì rivolte a caricare l’ambiente ma erano anche piene di rabbia. Più di qualcosa non gli è andato giù, in questi ultimi due mesi, soprattutto sotto l’aspetto comportamentale. Ecco la necessità di seguire più da vicino quello che succede e della scelta di Donadoni, che proviene da ambienti dove ordine e disciplina sono il pane quotidiano. Ma ora cosa aspettarci? Al di là delle parole, De Laurentiis non potrà seguire la squadra quotidianamente, sarà sempre e solo Marino a fargli da trait de union col gruppo? L’interrogativo è legittimo, dopo che anche il patron ha notato gli errori del direttore generale, sia per le scelte iniziali di mercato, sia per quelle non fatte in corso d’opera. E’ probabile che De Laurentiis opti verso una limitazione dei compiti da affidare a Marino con l’acquisizione di una nuova figura che possa affiancare il dg e Donadoni, un team manager di carisma ed esperienza nel settore in grado di tastare il polso della squadra in ogni momento, una figura alla Bruno Conti nella Roma, per intenderci. E potrebbe essere un napoletano doc, al fine di irrobustire quella identità partenopea che tanto piace a De Laurentiis. Il quale, se ha pur detto di voler essere più vicino alla squadra, sa bene che non può accentrare tutto su di sé, né continuare ad affidarsi al solo Marino che dovrà molto probabilmente rassegnarsi all’idea di non poter più agire a proprio piacimento e soprattutto avrà in Donadoni un tecnico molto meno aziendalista di Reja.
Intanto De Laurentiis è a un bivio. Come avviare la fase 2 del progetto? Realizzare gli investimenti necessari per il salto di qualità o continuare a ricercare giovani interessanti che però, senza adeguate chiocce, non faranno mai vincergli nulla? Il presidente prima o poi dovrà uscire allo scoperto, fare chiarezza innanzitutto dentro di sé su quale futuro consegnare al club. Perché lui potrà essere presente quanto vuole e allargare la base societaria con qualsiasi personaggio di spicco, ma se non deciderà di investire per portare a Napoli i grandi giocatori, la fase 2 del suo disegno continuerà a mantenere le attuali dimensioni, rispettabilissime, ma non esaltanti né vincenti.