“In Carlo we trust” ma stasera lo abbiamo capito un po’ meno.
Partita secca : Milan-Napoli di Coppa Italia, secondo atto della sfida andata in scena alla Scala del calcio poco più di settantadue ore fa.
Un Napoli troppo brutto per essere vero quello visto a San Siro, impossibile scegliere un protagonista “migliore” o “peggiore”.
Si è sbagliato a centrocampo con un Allan parcheggiato sulla mediana, in avanti con nemmeno una palla giocabile per Milik che ha perso impietosamente la sfida con il connazionale Piatek e gli errori – continui – di Lorenzo Insigne. Ci sono stati errori dietro tra Maksimovic e addirittura non è riuscito a brillare nemmeno Kalidou Koulibaly.
Il vero protagonista di questa sfida è Carlo Ancelotti e andremo a sviscerarne le motivazioni.
Sabato sera ha messo in campo una squadra a trazione anteriore con più attaccanti per raggiungere un goal che non è arrivato. Cosa che è successa anche in Coppa è rimasta inviolata la rete di Donnarumma .
Perché Ancelotti protagonista? Semplice, non si capiscono le scelte del mister, siamo a un punto cruciale della stagione dopo un buon girone di andata, una più che discreta prestazione in Champions e il Napoli ancora non ha una formazione stabile. È chiaro che finché si vince va tutto bene, quando invece i risultati arrivano a fatica il castello comincia a vacillare. Non è in discussione Ancelotti come allenatore, ha vinto tutto e sa il fatto suo; ma c’è bisogno di un’iniezione di schiaffoni e cazzimma a quelli che questa sera sono scesi in campo. Ci chiediamo se siano finiti i tempi degli esperimenti e se Ancelotti possa dismettere i panni del maestro di chimica alla ricerca di un equilibrio – che i ragazzi dimostrano non avere – e vestire quelli del prof. di educazione fisica che ti fa correre, sudare e correre ancora pure se ti manca il fiato.
In più occasioni durante la partita quelli in campo hanno mostrato di non avere proprio la tempra fisica: non coprono gli avversari, non comunicano in difesa, in attacco un solitario Insigne che si applica ma – continuando ad usare la metafora scolastica – “non è intelligente”.
La palla che non è riuscita a sfondare la porta difesa da Donnarumma passa a Carlo Ancelotti: il calcio non può essere fatto di “se e ma”, anche gli stessi che hanno giocato splendidamente contro la Lazio – vedi Fabiàn – hanno dimostrato di non aver nemmeno preso l’aereo per Milano, quindi non ne facciamo una questione di formazione sbagliata o giusta.
Visto che abbiamo un allenatore come Carlo Ancelotti la questione diventa riuscire a prendere “a pallonate” – in senso metaforico – gli allievi e rimetterli in riga.
Un Napoli troppo brutto per essere vero ma “ in Carlo we trust” ed è lui il protagonista nella sua San Siro, il che vuole essere un imput per Ancelotti: la Coppa Italia è persa, lo scudetto sembra destinato ancora a Torino, resta l’Europa League.
Mister la classe va pungolata, il registro dell’appello va sistemato, con il preside magari ci parliamo a fine stagione. C’è bisogno di cambiare: testa, gambe e mentalità.
Ancora qualcosa da salvare in questa stagione potrebbe esserci, mister la palla passa a lei – che a suo tempo la sapeva giocare – il castello sta vacillando. Riprenda le redini del nostro tifo e della nostra squadra, gli esperimenti devono finire : chi sta bene gioca, chi ha voglia gioca. Napoli, i napoletani – e un po’ ci consenta anche lei – meritate più di quanto s’è visto nel buio di San Siro.