IL TAR SALVA SOLO IL MESSINA

Tutti a casa meno uno. Solo il Messina salva, almeno in parte, la pelle. La III sezione del Tar del Lazio ha bocciato tutti i ricorsi presi in esame. Ha invece accolto quello dei siciliani, che prima di cantare vittoria devono ancora attendere. "A quanto ci risulta, il Tar non ha accolto il ricorso del Messina, ma ha sospeso il lodo della Camera di conciliazione” ha detto Renato Cipollini, presidente di quel Bologna che costituisce il peggior nemico per il club di Franza e che impugnerà il provvedimento del Tar di fronte al Consiglio di Stato. Le motivazioni delle ordinanze, reperibili dalla mattinata di giovedì, saranno utile a sciogliere diversi nodi che un "no" o un "sì’" non possono risolvere. Torino, Perugia, Salernitana, Benevento, Gela, Napoli, Spal, Torres, Imolese e Rosetana non ce l’hanno fatta. Si sono viste respingere i propri ricorsi, una bocciatura che, Napoli escluso, è il quarto passo verso il baratro. Dopo Covisoc, Coavisoc, Consiglio Federale e CCA Coni, anche la giustizia amministrativa mette il veto all’ammissione ai campionati delle squadre citate. La loro unica speranza è ora rappresentata dai giudici del Consiglio di Stato, supremo e inappellabile organo di giustizia amministrativa, le cui decisioni arriveranno fra lunedì e martedì prossimo. Dopodiché non resterà che attendere il Consiglio Federale finale, che verrà convocato fra il 10 e il 12 agosto e che procederà a delineare i quadri della nuova geografia pallonara. Se non fosse per il Messina, si potrebbe affermare che anche presso il Tribunale Amministrativo della Regione Lazio l’ordinamento sportivo è stato salvaguardato in toto. Pochi dubbi c’erano sulla bocciatura dei ricorsi di Torino, Perugia, Salernitana, Benevento e Spal, tutt’ora inadempienti. Qualche speranza la covavano Gela, Imolese, Rosetana e Torres, che si sono sistemate oltre i termini perentori. I verdetti di queste squadre sono arrivati alla fine, un segnale indicativo. Il quadro è ingarbugliato anche dalla bocciatura dei ricorsi del Napoli, e solo la lettura delle ordinanze motivate servirà a vederci chiaro. Il Napoli ha dimostrato che cinque squadre non erano in regola con l’Inail, (la cui natura previdenziale è stata acclarata) neanche al 12 luglio, termine "allungato" dalla Coavisoc per le squadre professionistiche. Il Messina ha chiuso la transazione con il Fisco il giorno 13 luglio, le squadre portate in giudizio dal Napoli hanno pagato fra il 18 e il 19 luglio, il giorno dopo che fu loro notificato il ricorso redatto dal pool di legali del club partenopeo. Se il Tar ha chiuso un occhio sulla perentorietà dei termini, lo ha fatto solo per le squadre in questione, visto che in C ha bocciato anche chi si era messo a posto fuori tempo massimo. Le ordinanze faranno chiarezza su parecchi punti oscuri. Al Consiglio di Stato può tornare in gioco la posizione del Messina e quella del Napoli, mentre appare difficile pensare alla riammissione degli altri club più volte bocciati. Il supremo organo di giustizia amministrativa, in passato, ha sempre ribadito il rispetto della perentorietà dei termini (caso-Cosenza). E lo scorso anno, il primo in cui l’iter giudiziario era fissato da un decreto governativo (il salva-calcio o stoppa-Tar), proprio il Consiglio di Stato arrivò a sconfessare il Tar sui casi Como e Viterbo, riammettendo le due squadre in serie C come aveva disposto il Coni. La lettura delle motivazioni sarà fondamentale per capire se per le squadre ulteriormente escluse ci sono speranze di essere riabilitate in extremis. Al Tar del Lazio c’era anche il general manager del Giugliano, Franco Maglione. L’avvocato napoletano, nelle sue opposizioni e resistenze verso gli altri club di C (la sua squadra insegue il ripescaggio in C1), ha presentato una memoria interessante: "La giurisprudenza del Consiglio di Stato dello scorso anno riammise il Como in C1 dichiarando inammissibile il ricorso della Fidelis Andria presso il Tar del Lazio, ritenendo che i Lodi arbitrali della CCA del Coni erano da ritenersi Lodi arbitrali irrituali e non rituali, ed in quanto tali non rivestirebbero la qualifica di puro atto amministrativo, non potendo così essere impugnati di fronte al Tar". In buona sostanza, se nelle motivazioni delle ordinanze emergerà che i giudici amministrativi non sono entrati nel merito, un ulteriore ricorso delle squadre escluse verrebbe ritenuto inammissibile anche dal Consiglio di Stato. Viceversa, il ricorso potrà essere oggetto d’esame da parte dei giudici statali del supremo organo di giustizia amministrativa. Mercoledì è una giornata importante anche sul fronte Lodo Petrucci. Il Torino rischia di perdere anche la serie B. La "Società Civile Campo Torino" ha infatti presentato un’offerta ritenuta insufficiente per ripartire dalla serie B. La cordata che rappresenta la nuova società ha tempo fino alle 18 del 3 agosto per adeguare le proprie richieste. Successivamente, il Consiglio Federale, sentita l’apposita commissione giudicante (composta dai consiglieri Galliani, Grosso e Macalli nonché dal segretario Gentile), deciderà se ammettere o meno le nuove società candidatesi per garantire la continuità sportiva nelle città che rappresentano. Per la B, al nuovo Toro servono altri 4 milioni di euro. Se non verranno trovati in extremis, e se il Consiglio di Stato confermerà l’esclusione dei granata dalla A, la storica società piemontese sarebbe costretta a ripartire dai dilettanti, liberando un ulteriore posto in serie B. Che, al momento, non conta la presenza di Perugia, Salernitana e Genoa. E che, sempre al momento, vede la presenza di Vicenza, Pescara e Catanzaro. E del Napoli: Messina, Toro o ricorsi partenopei permettendo.

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