IL PROGETTO NAPOLI SI E’ ARENATO. RIPARTIRA’?(SECONDA PARTE)

INVESTIMENTI ONEROSI ED INSULSI

Fino a questa stagione alcune scelte di mercato poco felici di Pier Paolo Marino erano state camuffate o dal raggiungimento degli obiettivi – vedi i campionati vinti in C e B – o dagli ingaggi di potenziali futuri campioni – vedi Lavezzi, Hamsik e Santacroce. Tutto questo, però, è servito solo a buttare fumo negli occhi di chi ha del Napoli una passione – e di conseguenza una fiducia – assolutamente incondizionata. Sono diversi, infatti, gli "abbagli" presi dal d.g. azzurro in sede di mercato da quando è a Napoli. Al di là delle scelte squisitamente tecniche, Marino ha per certi versi dilapidato il budget messo a disposizione da De Laurentiis con investimenti spesso onerosi ma che sul campo non si sono rivelati propedeutici al progetto. In economia una situazione del genere viene definita overvalued: in pratica si acquista un bene il cui valore espresso dal prezzo di mercato è superiore al valore reale. Questa definizione risulta particolarmente calzante se associata agli acquisti dei vari Rinaudo, Pià, Aronica, Bucchi, Pazienza, De Zerbi – senza voler andare troppo indietro negli anni ricordando anche quelli di Giglio, Lacrimini e De Palma –, non certo dei fenomeni ma pagati lo stesso fior di quattrini. Sbagliare, si sa, è umano ma – parafrasando un noto aforisma – è perseverare che è diabolico. Il vero errore è stato quello di aver fatto firmare a questi calciatori contratti lunghi e particolarmente dispendiosi dal punto di vista economico. Il risultato? Cercare di liberarsene è una missione praticamente impossibile. Un esempio è quello si Samuele Dalla Bona che, nonostante sia arrivato a costo zero, ha percepito un ingaggio (e probabilmente continuerà a percepirlo se non riuscirà a trovare una squadra, ndr), decisamente elevato rispetto al reale prezzo di mercato. Come per il biondo centrocampista del Milan, lo stesso dicasi per i suoi colleghi sopracitati. Tant’è vero che l’unico modo per liberarsi, almeno parzialmente, di questa sorta di "sanguisughe" (lasciateci passare il termine visto che non vuole essere assolutamente offensivo per i diretti interessati), è quello di cederli in prestito e pagando pure buona parte dell’ingaggio. Per una società sempre attenta al bilancio, questi errori non sono da sottovalutare perché gravano pesantemente sullo stesso.

AVER VOLUTO FARE IL PROGETTO NAPOLI IN SERIE A CON REJA

Migliorare per migliorarsi. Questa è l’idea di una società che vuole diventare grande, questo è il punto numero uno per scalare gli indici di gradimento e di risultati. Si parte dal basso e si sale verso l’alto, l’ha fatto la Fiorentina a suo tempo affidandosi al gioco "pane e salame" di Emiliano Mondonico per voi vagare tra Buso e Zoff fino a Prandelli e alla conquista di un posto in Europa. Identikit stilato perfettamente da una società che piantò le sue radici nella giovane età del materiale umano e affidandolo alla mente di un tecnico che aveva soltanto bisogno di confermare con un progetto a lungo termine quanto di buono sfornò in provincia; diktat che anche il Napoli portò in grembo fino a giugno scorso.

L’attuale tecnico goriziano ha mostrato sì grande professionalità e serietà nel suo lavoro raggiungendo risultati e quel pizzico di notorietà mai assaporata dal tecnico over sessanta, ma ad un certo punto, il cerchio, comincia a chiudersi ed è in quel momento che una società è costretta a prendere decisioni difficili per emozioni e importanti per il suo cammino. In serie C & B si corre tanto ed è tutto in linea con le idee tattiche del coach, in massima serie bisogna mettere radici in stile operai, poi però è necessario costruire qualche pilastro su tale base migliorando e abbellendo la struttura pensando al domani, cosa mal riuscita. Intertoto, sfortuna, arbitri e quant’altro hanno solo un ruolo marginale adesso, la realtà sta nel vedere un Paolo Cannavaro completamente diverso da quello presentatosi a Napoli, da roccioso e tempestivo a svogliato e distratto; Blasi pronto a macinare per chilometri limitandosi a ciò per cui è stato calcisticamente creato e non quel centrocampista che per la voglia di strafare cento ne pensa e una ne fa, per giunta male. L’Europa conquistata dalla gioventù di Hamsik e dalle sorprese Lavezzi e Gargano andava tutelata e protetta con qualità e innovazione tattica all’avanguardia lasciandosi alle spalle il Jolly sfoderato dal Pampa Sosa.

Dopo il primo anno di serie A, andava fatto quadrato. Tutti per uno e uno per tutti. Prima darle e dopo…darle una seconda volta. "Yamm adda mazzat primm e abbuscà" come recitava il buon Luciano De Crescenzo perché per diventare grandi bisogna avere una mentalità da grandi e, con tutto il rispetto, il tempo per salvarsi è finito con quel ciclo ipotetico stilato fino alla voce: piazzamento in Coppa Uefa.

SETTORE GIOVANILE POCO CURATO

Giovani sì, ma d’importazione. Il Napoli -età media tra le più basse della A- la pensa così. Dal vivaio è emerso un solo baby, quel Vitale che gioco forza Reja sta impiegando malgrado la evidente inesperienza del ragazzo, ancora da farsi. Peccato grave di questo Napoli è il fatto di non aver saputo generare in questi anni ragazzi pronti per il salto in prima squadra, conquistata da Vitale ed appena assaggiata da Sepe, il portierino che ha esordito a Firenze per gli infortuni contemporanei di Iezzo, Gianello e Navarro, poi subito rimesso in naftalina.

A guardare l’attuale stagione agonistica le cose non stanno andando male. Esclusa la Primavera (dove il solo Bernardo sembra essere quasi pronto per il "salto"), che naviga nella medio-bassa classifica, la Beretti di Cusano, gli allievi di Faustino Canè e i giovanissimi nazionali di Liguori sono al vertice delle rispettive graduatorie. Ma verrà fuori qualche giovane da aggregare alla prima squadra in pianta stabile? Questo il dilemma, la risposta che per ora non c’è e che finora è stata negativa. Il responsabile del settore, Peppe Santoro, coadiuvato dal solito Marino, ha dovuto ricostruire tutto e ripartire da zero. Lavoro improbo, non semplice, che qualche risultato comincia a produrlo anche se in ambito giovanile le risposte vincenti si hanno con gli esordi in A dei propri virgulti. E sotto questo aspetto il club azzurro è deficitario. E se non è riuscito nell’intento quando si giocava in C e B non è affatto facile in A, in un ambiente che sta dimostrando di non saper e voler aspettare.E poi si sa che i giovani possono rendere solo se inseriti in un contesto ben amalgamato, che funziona a menadito oppure se hanno qualità eccelse. Escludendo quest’ultima ipotesi, non può certo dirsi che sia questa l’ora di qualche esordio, da rinviare forse a salvezza acquisita. Finora comunque il settore giovanile ha operato in ombra, non è mai stato considerato più di tanto da Reja, Marino, De Laurentiis, malgrado i propositi iniziali. Lo evidenzia la costante assenza dal torneo di Viareggio, per motivi tecnici ed economici. Investimenti sono richiesti anche per il vivaio, risparmiare sui giovani non ha mai giovato a nessuna società. Così come sono richiesti dei campi di proprietà della società dove sti ragazzi devono giocare, invece peregrinano su diversi impianti della provincia per allenarsi e giocare.

GESTIONE STADIO E COMUNICAZIONE CARENTE

La società azzurra dopo la convenzione faticosamente firmata con il Comune si è accolata il lavoro di installazione dei tornelli, è rimasto inadempiuto invece l'onere per la società di installare i due tabelloni elettronici. Per non parlare delle bouvette che per un periodo sono rimaste senza gestione con l' impossibilità per i tifosi azzurri di poter acquistare anche una bottiglietta di acqua. I servizi igienici della struttura lasciano molto a desiderare. Per quello che concerne la comunicazione, nonostante la cortesia dell' ufficio stampa, segnaliamo silenzi stampa continui che questa società impone ai tesserati quando i risultati sono negativi, quando si tratta invece di incensare risultati positivi o di presentare i film la comunicazione da parte della società è fin troppo zelante. Si segnalano poi delle preferenze della società a concedere delle notizie e delle interviste esclusive ad un paio di testate filo- societarie

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