GHOULAM, RICORDATI DI NAPOLI …
Tra i più bravi lo scorso anno, il terzino algerino ha finora deluso in azzurro. Ma i problemi fisici e l’impegno mondiale forse non sono le cause principali
Lo scorso anno era ritenuto alla stregua di una sicurezza nel Napoli. Un’inattesa manna dal cielo per una fascia sinistra invalidata dai guai fisici di Zuniga, dalle corse a vuoto di Armero e dal ritmo affannoso di Reveillere. Ora, invece, Faouzi Ghoulam non è più lui. O almeno non sembra più quello che aveva suscitato numerosi elogi nella seconda parte della scorsa stagione. Per meglio chiarire la sua involuzione, tanto inattesa quanto totale, affidarsi al fattore fisico-atletico o a presunti disagi tattici non è abbastanza. C’è anche dell’altro, ma ci arriviamo con calma.
NON C’ENTRA IL FISICO – Cosa ne è stato di quel coriaceo esterno basso, giunto in sordina e tra mille perplessità lo scorso gennaio, ma bravo a guadagnarsi in poco tempo la stima di Rafa Benitez? Che fine hanno fatto le sue ardite sgroppate sul lato mancino, i suoi cross precisi come quello per Callejon in Napoli-Roma, i suoi tentativi coraggiosi su calcio di punizione? Dove sono finiti i suoi rapidi e fruttuosi rientri in difesa, e soprattutto le sue diagonali quasi sempre precise, e quella resistenza che gli consentiva di uscire vincitore dai duelli? Certo, qualcuno potrebbe obiettare: c’è stata di mezzo la faticata del Mondiale. La quale ha sicuramente spremuto come limoni gli azzurri, specie quelli giunti vicini al traguardo, frenandoli in vista della nuova stagione. Ma da luglio a oggi di tempo ne è passato, sicché appare poco logico ritenere che l’algerino paghi ancora gli sforzi profusi in Brasile con i suoi Verts. E allora altri direbbero: la frattura al polso lo ha condizionato nelle prestazioni, e così lo stop conseguente all’infortunio. Beh, volendo pur ritenere ammissibile una simile ipotesi, essa cadrebbe facilmente. Primo, in fin dei conti s’è rotto un osso della mano, non degli arti inferiori. Secondo, è impensabile che un giocatore come lui, capace di mostrare una singolare personalità in passato, possa aver subito uno choc psicologico dal trauma patito a Bilbao. A questo punto si potrebbe anche affermare: ha giocato solo due volte, troppo poco per giudicarlo. Va bene ma, se in quelle due occasioni ha mostrato il peggio di sé, cosa possiamo farci? Specialmente a Bratislava, ove nel secondo tempo è stato protagonista di gravi e imperdonabili dormite che per poco non si sono rivelate fatali. Quindi, non essendo colpa del fisico, per quale motivo l’interessato da colonna s’è trasformato in bidone? Ebbene, a spiegare la metamorfosi alla rovescia, il motivo forse c’è (forse, attenzione). E quest’ultimo ci fa anche capire il perché di tali dormite.
MAL DI NAZIONALE – Chissà come mai, nel match di qualificazione alla Coppa d’Africa giocato sabato contro il Malawi, Ghoulam è risultato tra i migliori dell’Algeria. Non il più bravo, ovvio, ma sicuramente distintosi nella sua prestazione, senza sbavature. Massì, è guarito dai postumi della frattura! Si è ripreso dalle paure, ha messo da parte le ansie di farsi male di nuovo! Oppure, ironia a parte, probabilmente ha sentito la sfida in maniera profonda, interessato al passaggio del turno, concentrato su come aiutare i suoi compagni a raggiungerlo. Tutto molto onorevole, non c’è che dire. In un’epoca in cui tra lui (il club) e lei (la Nazionale) spesso si sceglie il primo, dedicarsi anima e corpo alla propria rappresentativa è cosa nobile, soprattutto quando in ballo vi è il torneo da cui verrà fuori la più forte del continente. Tuttavia l’amor di Patria non può giustificare che ci si dimentichi della squadra in cui si milita, con la quale si lotta per obiettivi comunque importanti. E non può giustificare performances bruttine quando si indossa la maglia di quel club. Dunque sarebbe opportuno che quell’impegno, quella voglia, quella concentrazione profusa in Nazionale, il buon Faouzi torni a mostrarla anche nel Napoli. E’ un dovere per se stesso, per quanto di positivo prodotto sino a ieri, per i numerosi apprezzamenti ricevuti dai tifosi. Ma è un dovere anche nei confronti dello stesso Benitez, per contraccambiare la fiducia riposta in lui da chi, più di tutti, l’ha voluto in squadra intuendone le doti. E’ necessaria una svegliata se non vuole che il ritrovato Zuniga lo scavalchi nelle scelte del mister. Se non vuole che proprio i tifosi, così amorevoli nei suoi confronti, lo critichino. E se non vuole che, scemando le prestazioni di club, il CT Gourcuff gli faccia vedere il Marocco dal divano di casa.