E’ UN NAPOLI CHE NON CONOSCE MEZZE MISURE
Wanted. Ricercato. La locandina, con tanto di taglia, è stata affissa fuori dallo stadio San Paolo. Dov'è finito il segno X? Il caro e vecchio punticino, buono per la classifica e per il morale, avete presente? Quello che ti fa raggiungere gli obiettivi stagionali con la politica dei piccoli passi. Quello che ti fa arrabbiare perchè non hai vinto ma allo stesso tempo ti rincuora, che almeno non hai perso. Per altri, la corrente zemaniana per intenderci, è un numero che sta molto più vicino allo zero che al tre. Punti di vista. Sta di fatto che dalla parti di Fuorigrotta se ne sono perse le tracce. L'ultimo avvistamento risale alla notte dei tempi, al 20 gennaio per l'esattezza. Napoli- Lazio, ultima gara del girone di andata e poi più niente.Da quella domenica gli azzurri non conoscono mezze misure: vittorie e sconfitte si alternano come giorno e notte, tanto velocemente, che da un paio di mesi a questa parte i tifosi partenopei non vedono più un tramonto calcistico. Luce oppure oscurità, di qui non si scappa. Per dirla tutta le giornate di sole caldo e cielo terso sono state brevi e intense mentre le notti spesso lunghe e malinconiche. L'occhio partenopeo si è abituato in fretta a districarsi tra le ombre mentre fatica a mettere a fuoco nelle improvvise e intense schiarite. Per fortuna non è come ai poli, dove sei mesi di giorno seguono ad altrettanti mesi di buio però qualche tramonto in più permetterebbe di osservare il panorama sotto un'altra ottica, di delineare le forme e distinguere i colori da un altro punto di vista.
E' strano come ci si accorga di determinate cose nel momento in cui vengono a mancare. Strana è anche la metaformosi che ha colpito il Napoli, maestro, soprattutto l'anno scorso, nell'arte di non darle e di non prenderle. Ricordate? Da brava e diligente formica operaia la squadra azzurra sapeva quando poteva osare e portare a casa l'intera posta in palio oppure accontentarsi della briciolina da mettere da parte per i momenti più duri. Pareggi noiosi, irritanti, a volte rocamboleschi, che facevano storcere il naso al momento del triplice fischio ma che si sono rivelati fondamentali a fine anno per tenere a bada le inseguitrici e raggiungere l'obiettivo prefissato. Addirittura sedici in quarantadue incontri. Una sorta di gioia a lento rilascio, insomma. Una dimostrazione di forza, anche. Si, perchè giocare per pareggiare non è cosa semplice, il più delle volte, vedi quest'anno, rischi di perdere. In una sola occasione vi sono riusciti gli azzurri: ad Empoli, quarta di campionato. E Siena? Ni. Si è pareggiato, è vero, impostando la partita in quell'ottica ma, come accade spesso, il Napoli si è trovato sotto ed è stato costretto ad attaccare a testa bassa, cosa che gli riesce molto bene, tra l'altro. Ecco, è proprio questo il punto. Il Napoli della serie A non è quello della serie cadetta. Il Napoli degli Hamsik, dei Lavezzi e dei Mannini è naturalmente portato ad offendere ma, mancando di esperienza e di equilibri, alterna luci e ombre contrariamente alla squadra dello scorso anno, caratterizzata da solidità e continuità di risultati. I sei pareggi in ventisette gare si spiegano così. L'inversione di tendenza figlia del salto di categoria e del rinnovamento dell'organico. Due mesi due dall'ultima volta. Due gol due del maghetto Hamsik per strappare il punticino, con unghie e denti, alla Lazio. A quando la prossima? Il ritardo sulla ruota di Napoli inizia ad essere corposo, meglio togliersi il pensiero già da domenica in casa della Juve. Un pochino per la classifica ma, soprattutto per il morale, vuoi mettere quanto sarebbe bello il tramonto in compagnia della Vecchia Signora…