DA TERZINO A DODICESIMO UOMO, COSI’ E’ RINATO DATOLO

Una volta era Sant'Anselmo da Lecco, molto più semplicemente “Spadino” per i tifosi viola. Ve lo ricordate? E' passato anche da Napoli nell'anno di serie B con Novellino in panchina. Quello della promozione in A. Una toccata e fuga piuttosto anonima quella alle pendici del Vesuvio. Di tutt'altro spessore  l'esperienza a Firenze dove Robbiati, partendo quasi sempre dalla panchina, riusciva ad essere comunque decisivo. Non l'unico caso quello di Spadino ma sicuramente una delle più limpide dimostrazioni di dodicesimi uomini nel nostro campionato. Non il solo. Basti ricordare l'amaro caso di Altafini, a fine carriera con la Juvenuts, oppure il più recente Ganz, fondamentale per lo scudetto di milanista di Zaccheroni. Giocatori diversi per caratteristiche e ruoli ma accomunati da un unica e determinante matrice: essere decisivi. Sempre pronti ad entrare a partita in corso ed altrettanto bravi a cambiare l'inerzia della gara con gol o assist. 

E' questo il ruolo che sembra voler ritagliare il Maz per Jesus Alberto Datolo, arrivato lo scorso gennaio per tappare la falla sull'out sinistro nell'improponibile 3-5-2 di Donadoni. Non era quello il suo ruolo e lo si è capito con molta chiarezza fin da subito. Eppure si è corso lo stesso il rischio di bruciare un buon  giocatore  per soddisfare il desiderio di rivalsa dell'ex tecnico nei confronti della dirigenza. Brutta e vecchia storia. Ora le cose sono cambiate perchè il Maz non ha solo capito le qualità di Datolo ma anche come utilizzarle al meglio: facendolo partire dalla panchina, non come riserva ma come dodicesimo uomo. Per sfruttare al meglio le sue qualità tecniche negli ultimi trenta minuti del match quando gli avversari iniziano ad avere la mente annebbiata e l'acido lattico prende il sopravvento. In quel momento Datolo può risultare decisivo. Proprio come nell'impresa di Torino contro la Juventus. Proprio come accadeva a Robbiati a Firenze. Giocatori che non hanno, per caratteristiche fisiche, i classici novanta minuti nelle gambe o meglio non posseggono la continuità della giocata nell'arco dell'intero incontro. Giocatori che vanno dunque dosati per farli rendere al meglio. Lo ha capito al volo Mazzarri, non un genio, molto più semplicemente una persona di buonsenso. Gli ha dunque abbassato il minutaggio ed alzato la posizione sul terreno di gioco: due semplici mosse che hanno riscritto la storia partenopea di Datolo, trasformandolo da semplice comparsa in protagonista delle ultime e convincenti uscite degli azzurri. Ci voleva tanto? No, occorreva una serenità nelle scelte che prima non c'era ed una maggiore elasticità nel disegnare la formazione sul terreno di gioco. Così è rinato il Napoli e, insieme con lui, diversi giocatori destinati alla rottamazione. Così è rinato Jesus Alberto Datolo, mettendosi a correre sulla fascia sinistra con corsa e qualità, senza essere costretto a quei massacranti ripiegamenti difensivi che ne pregiudicavano la brillantezza offensiva. Non era cosa sua sgroppare su tutta la fascia come un maratoneta qualsiasi. La gamba non c'è mai stata ma le qualità tecniche, quelle si. Ci voleva tanto a capirlo? Probabilmente no. Acqua passata, ora c'è il Maz e tutto sembra filare liscio per gli azzurri ed in particolare per lo Spadino azzurro. Finalmente decisivo ed a fare quello che gli compete.

  

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