COME COMPLICARSI LA VITA

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Adesso diremo che era solo un bel sogno, che in realtà non ci credeva nessuno e chiunque ci avesse messo il pensiero era solo uno stupido illuso. La volpe e l’uva. In realtà un po’ tutti avevamo cullato questa pazza pazzissima idea di emulare il Verona di Bagnoli, ma a quanto pare non sarà così. Certo, erano altri tempi e le imprese impossibili potevano diventare possibili; non c’erano palazzi e palazzinari come ostacoli occulti di una mirabile cavalcata e anche la pressione era sicuramente minore. Eppure nessuno negli ultimi 25 anni era andato così vicino al Miracolo Italiano come il Napoli, perciò assistere alla fine dei giochi brucia ancora di più.

Certo che a volte pare ci sia un gusto perverso a volersi complicare la vita proprio quando tutto sembrava girare nel verso giusto. Gli azzurri hanno giocato il peggior secondo tempo di tutto il campionato proprio quando avrebbero dovuto disputare il migliore in assoluto, per assicurarsi la quasi matematica certezza di qualificarsi alla Champions e continuare a sperare nel bersaglio rosso. Invece sono venuti meno tutti gli uomini chiave, dal fantasma di Cavani all’ectoplasma di Maggio, dal fratello scarso di Maggio al cugino di terzo grado di Hamsik. Tutti, eccettuando forse Yebda, non sono stati all’altezza delle aspettative, il blocco granitico partenopeo si è sbriciolato di fronte al grande evento che avrebbe dato i crismi della straordinarietà ad una stagione comunque eccellente. L’Udinese, bisogna dirlo, ha giocato una partita pressoché perfetta, grazie alla sagacia tattica di Guidolin che in mancanza dei suoi grimaldelli migliori ha blindato seconda linea e terza linea e si è inventato la mossa di trasformare un terzino in attaccante. Il colombiano Armero, in effetti (altro che Zuniga…) è il più simile a Sanchez per caratteristiche, propellente perfetto per innescare Denis dopo aver fatto saltare completamente i parametri difensivi avversari. Un centrocampo fortissimo (e foltissimo) ha fatto la differenza, una superiorità numerica costante nella quale il povero Pazienza si è trovato a chiedersi spesso che pesci pigliare. E poi Inler, lo strepitoso Inler. Se anche non avesse aperto le marcature con quello splendido missile sarebbe stato comunque il migliore in campo, uomo ovunque in grado di sostenere anche da solo il peso della mediana, distruggendo il gioco come un muratore per poi ricostruirlo come un ingegnere. La bella copia di Gargano, insomma. De Laurentiis fa un affare anche se lo prende a 15 milioni. Sperando che questo articolo non lo legga Pozzo, che dopo stasera avrà sicuramente aggiunto almeno un altro milioncino al cartellino del suo gioiello.

Comunque sia, non è il caso di fare una tragedia, e per fortuna sembrano averlo capito anche i tifosi. Encomiabile l’applauso finale che ha avvolto la squadra nonostante il tonfo interno, commovente l’ora di attesa fuori ai cancelli per tributare il giusto affetto ai beniamini sconfitti. C’è la consapevolezza che in ogni caso il Napoli ha giocato una stagione ben oltre le più rosee attese, ed è il viatico giusto per affrontare il finale di campionato senza più quel peso enorme davanti agli occhi, con la spensieratezza di una squadra che voleva piazzarsi quinta e alla fine sta lottando per arrivare seconda. È comunque un risultato niente male, o no?

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