Chi semina…raccoglie

 

Quando fu annunciato Carlo Ancelotti alla guida del Napoli, l’ambiente ancora scottato dell’addio a Sarri, riprese subito colorito, immaginando i fior di campioni che sarebbero arrivati all’ombra del Vesuvio, se solo il tecnico di Reggiolo avesse alzato la cornetta. Dal mercato non sono arrivati i vari Vidal, Cavani, James Rodriguez, Neuer, e quanti altri fenomeni Ancelotti abbia allenato. Lui ha scelto di essere “aziendalista”, ovvero non di venire a “pettinare le bambole”, ma mettersi a disposizione della società, agendo meglio possibile in linea con quelli che sono gli obiettivi prefissati. 

In molti hanno storto il naso, credendo ingenerosamente di avere a Napoli un allenatore ormai bollito, pronto alla pensione. 

Ma siccome signori si nasce, e Carlo Ancelotti “lo nacque”, non ha mai risposto a tali affermazioni, lavorando sul campo, sempre in maniera intelligente e rispettosa. Ha mostrato a tutti il potenziale di questa squadra; perché a parte Chiriches infortunato,  l’intera rosa, con l’aggiunta di un ragazzo della primavera è scesa in campo. Un record. Volendo rafforzare il concetto di squadra, ovvero che non si vince in 11. Tutti devono sentirsi parte del progetto, solo così, con gli stimoli e la sana competizione si fa il bene comune. Sono stati rivalutati giocatori scartati dalla vecchia gestione, come Maksimovic e Ounas, e valorizzati futuri campioni come Ruiz e Meret.

Nulla accade per caso, la programmazione e la lungimiranza di Ancelotti, sono state premiate adesso che i carichi di lavoro iniziano a farsi sentire, al giro di boa della stagione. Il turnover tanto criticato da tutti, non serviva per creare future plusvalenze, quanto per mettere minuti nella testa e nelle gambe di tutti, in grado di avere sempre calciatori pronti. 

Diceva un altro allenatore vincente passato da queste parti:”Bisogna nuotare per non morire alla spiaggia”.

Ci sono milioni di allenatori a Napoli, ma per fortuna il più bravo di tutti siede in panchina.

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