Napoli, un San Paolo sempre più vuoto: ecco perchè

Dai 40 euro di Napoli Milan,  passando per i 25 euro di Napoli  Empoli per terminare con i 10 euro di Napoli Pescara.  In questa prima parte di stagione, il Napoli è andato letteralmente in confusione col prezzo dei biglietti,  applicando nei primi mesi di campionato delle tariffe eccessive per gare non certo di cartello mentre nelle ultime partite  la società è ritornata sui suoi passi applicando prezzi decisamente popolari. Già ad inizio anno c’era stato un certo malumore dei tifosi per il rincaro del costo degli abbonamenti, con un dato che preoccupa ormai da diversi anni: i tifosi del Napoli non si abbonano più.

Questione abbonamenti. In questa stagione la società, nonostante la delusione dei tifosi dopo la cessione di Higuain alla Juventus, ha deciso di effettuare un aumento del 30% in tutti i settori.  Il rincaro economico, a dispetto di quanto si potesse immaginare, non ha inciso sul numero di tessere vendute rispetto alla stagione 2015/2016: poco più di seimila i tifosi che hanno sottoscritto l’abbonamento. Un numero irrisorio che colloca il Napoli nei bassifondi della classifica per quanto concerne il numero di abbonati, superato anche da formazioni come Cagliari, Pescara, Bologna e Atalanta. Un trend negativo che dura ormai da diversi anni. Ma la società cosa ha fatto per far crescere il numero di abbonati? Nulla, anzi la politica degli ultimi campionati  sembra proprio incentivare i tifosi a non sottoscrivere l’abbonamento. Nelle stagioni sotto la gestione Benitez, il costo dei singoli biglietti partita dopo partita risultava essere inferiore al costo dell’abbonamento. Come si può convincere un tifoso ad abbonarsi, se non si ha nemmeno la certezza di avere un risparmio economico? Avere un numero cospicuo di abbonati è fondamentale, soprattutto nei periodi in cui la squadra non produce risultati e il numero di biglietti venduti al botteghino può risultare esiguo. La società dovrebbe essere molto più chiara con i tifosi, comunicando che oltre ad avere il diritto di prelazione per le gare europee, chi sottoscriverà l’abbonamento di sicuro avrà un risparmio minimo del 30% rispetto a chi acquisterà il biglietto partita dopo partita.

Questione biglietti. Cosi come per gli abbonamenti, anche per i biglietti la società deve adoperare una maggiore chiarezza. Non tutte le partite hanno lo stesso fascino e la stessa importanza: Napoli Empoli non  avrà mai la stessa importanza di un Napoli Inter. Eppure quest’anno il costo dei tagliandi delle gare interne col Bologna, Empoli e Chievo e Roma hanno avuto lo stesso costo e addirittura per la gara con l’Inter il prezzo della curva era inferiore di cinque euro. Il caro prezzi si è avuto soprattutto nei primi due mesi di campionato, quando addirittura una delegazione di ultras della curva b si recarono al comune di Napoli per cercare una soluzione per il costo eccessivo delle curve. Ora il problema è rientrato col Napoli che sta adottando decisamente bassi, passando da un eccesso all’altro. Col Sassuolo la curva costava 7 euro, con l’Empoli 25 euro: con gli emiliani c’erano circa cinquantamila sugli spalti del San Paolo, mentre con i toscani è stato battuto il record negativo di presenze in serie A dell’era De Lauretiis con 15.000 presenze sugli spalti. Si poteva applicare ad entrambe le gare la tariffa di 15 euro la curva e 30 euro, in modo da avere un San Paolo con circa 30000 spettatori in entrambe le gare. Di sicuro il San Paolo è uno stadio non all’ avanguardia, ma applicando una politica molto diversa sia per gli abbonamenti che per i biglietti, la media spettatori potrà nuovamente avvicinarsi ai 40000 spettatori a partita, a differenza dei 29.7000 di questa prima parte di stagione.

 

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