LA RISERVA DI LUSSO CHE RISERVA NON PUO’ (PIU’) ESSERE
Le prestazioni e i numeri di De Guzman fanno dell’olandese un calciatore troppo importante per essere lasciato fuori. A Benitez il compito di trovargli la giusta collocazione..
Accellerazione, doppio passo a saltare Pereyra, allungo su Bonucci a farsi spazio per il traversone, pallone al centro di sinistro e stacco vincente di Higuain. E’ il minuto 68 di Juventus-Napoli, finale di Supercoppa Italiana, e Jonathan De Guzman mette la sua personale ciliegina sulla torta, rappresentata da una prestazione di alto livello in un appuntamento di importanza cruciale per la stagione degli azzurri. E’ il primo elemento da sottolineare, la prima “caratteristica” da evidenziare: quando si fa sentire, De Guzman lo fa nelle occasioni che contano.
BOTTO E (APPARENTE) DECLINO- Firma con il Napoli il 20 agosto, il giorno dopo l’1-1 del San Paolo contro l’Athletic Bilbao. Dopo lo shock per l’eliminazione dalla Champions League (3-1 per i baschi al San Mames) l’olandese trova subito il modo per risollevare il morale dei tifosi partenopei : alla prima di campionato contro il Genoa subentra a Marek Hamsik, con il risultato fermo sull’1-1, andando a firmare al 95’ il gol vittoria per gli azzurri. L’ottimo impatto lascia però spazio ad un periodo negativo, contrassegnato da uno scarso minutaggio e prestazioni ben al di sotto della sufficienza. E’ l’iniziale posizione assegnatagli da Rafa Benitez, in particolare, a non convincere: largo a destra, contro il Chievo in campionato, contro lo Slovan e in Svizzera contro lo Young Boys in Europa League; senza incidere, con tocchi blandi, una condizione fisica precaria, e nessuna traccia delle ottime qualità messe in mostra in Spagna prima, con le maglie di Maiorca e Villareal, e in Inghilterra poi, in prestito per due anni allo Swansea di Laudrup.
UN ALTRO GIOCATORE- Ma è proprio dalla sfida di ritorno contro lo Young Boys, il 6 novembre, che inizia un’altra stagione per De Guzman, che si inizia ad ammirare un altro giocatore: tripletta per lui, il primo gol in modo un po’ fortunoso, gli altri due con il pezzo forte della casa, l’inserimento dalle retrovie; da quel momento in poi De Guzman non si ferma più. Complice l’infortunio di Insigne rimediato a Firenze e quello di Mertens in nazionale, Benitez lo schiera in campo da titolare insieme ad Hamsik e Callejon nella sfida interna contro il Cagliari: De Guzman impressiona per la duttilità tattica in cui si esibisce, scambiandosi ripetutamente la posizione con lo slovacco, prima dietro la punta, poi a sinistra, poi di nuovo al centro, e ancora sinistra, da dove trova l’inserimento vincente andando a timbrare il cartellino per il provvisorio 3-2. Due settimane dopo, contro l’Empoli, è ancora decisivo: entra in campo al 70’, e dopo appena due minuti firma, arrivando da dietro sul suggerimento di Maggio, il gol del 2-2, a completamento della rimonta azzurra contro i ragazzi di Sarri; a chiudere la sua fantastica parte centrale di stagione la prestazione contro “Madama” a Doha, condita dall’assist per il primo gol del Pipita.
RAFA, DOVE LO METTI?- E’ in considerazione di questi fattori, delle prestazioni positive, dei numeri sempre più indicativi, che a De Guzman i panni di riserva di lusso iniziano andare tanto, troppo stretti: gli infortuni di Michu e di Insigne hanno aperto, per l’olandese, enormi possibilità di lasciare il segno con maggiore continuità, e il calciatore ha saputo sfruttarle con classe ed abnegazione. Indifferentemente, al centro così come largo a sinistra; tanta corsa, a dispetto delle iniziali perplessità, ma in particolare un tocco vellutato, l’abilità di saltare l’uomo nello stretto, in grado di creare la superiorità numerica, e la capacità di “sentire la porta”, soprattutto con l’arma dell’inserimento a fari spenti alle spalle della difesa, come dimostrano i sei gol messi a segno in poco meno di 700 minuti giocati con la maglia azzurra. Tralasciando l’intoccabilità sull’out destro di Callejon, sono in tre, Mertens, Hamsik, e proprio De Guzman, a giocarsi i restanti due posti nel terzetto alle spalle della prima punta; ed è l’olandese, in questo momento, a meritare il ruolo di titolare. A sinistra o al centro, questo sarà Benitez a deciderlo, a seconda di chi sarà, tra il capitano e il furetto belga, a completare il quadro in avanti; di certo c’è che De Guzman, questo De Guzman, in panchina proprio non può (più) starci.