UN ALTRO MERCATO INCOMPIUTO

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Che voto dare alla sessione invernale del Napoli? I pasionarios della Triade, quelli che la idolatrano anche quando ci sarebbe da piangere, asserirebbero che la rosa si è rinforzata al massimo coi nuovi arrivi e questi ultimi le garantirebbero di lottare da pari a pari con la Juventus. All’estremo opposto dovremmo esserci al contrario noi che, pedanti e Soloni come qualcuno ama definirci, proveremmo piacere (prego, notare l’uso del condizionale) nel giudicare negativamente e condannare ogni cosa riguardante la nostra squadra, a cominciare, appunto, dalle modalità con cui la dirigenza azzurra conduce il mercato. Abbiamo criticato abbastanza le campagne acquisti passate, ma a ragion veduta, in maniera obiettiva, non certo per godimento o puro capriccio. Con la stessa obiettività, dobbiamo ammettere che almeno stavolta Riccardo Bigon non ha fatto danni eccessivi. Tuttavia, le operazioni di mercato da lui condotte, in entrata e uscita, suscitano dubbi e perplessità, sebbene non in forma spropositata. E inoltre sul suo operato pesa come un macigno il mancato arrivo di un mediano valido, un centrocampista capace di garantire nella giusta maniera qualità e quantità in quella zona nevralgica del campo. Un elemento, soprattutto, capace di sopperire alla vacuità del seppur onesto Donadel.

Abbiamo detto dubbi e perplessità. Come quelli, ad esempio, riguardanti Calaiò e Armero. Il ritorno dell’Arciere in azzurro sarà davvero redditizio? A molti ha dato la sensazione di una mera operazione-nostalgia, considerata l’età non più verde e, soprattutto, le caratteristiche tecnico-tattiche che non lo rendono, come si è spesso detto, un vice-Cavani, lui che è sempre stato una seconda punta. Eppure, il suo senso del goal e il feeling che lo lega a Napoli, non solo calcisticamente (la consorte è partenopea), potrebbero giocargli a favore. Quanto al colombiano, il suo acquisto non può non essere ritenuto un azzardo, essendo egli stato in deficit per tutta la prima parte della stagione, tanto che Guidolin gli ha preferito Pasquale. Nondimeno, le caratteristiche che lo hanno reso un esterno tra i più appetibili d’Italia gli sono rimaste: corsa, potenza, fisicità, apporto efficace in attacco, a fronte comunque di una fase difensiva da migliorare. Non ci resta che sperare, pertanto. Lo stesso dicasi anche per Rolando e per il Carneade Radosevic. Effettivamente uno come il capoverdiano non guasta lì dietro: alto, bravo di testa e di piede, abile nell’impostare l’azione. Peccato che sappia fare solo il centrale (ruolo nel quale il Napoli è iperaffollato), che non abbia mai giocato in una difesa a tre e, cosa assai sgradita all’umile Walter, che non conosca l’italiano. Così come non lo conosce il croato, il quale, oltre a ciò, è troppo giovane, acerbo e tecnicamente grezzo per poter essere il quarto di centrocampo. Farlo crescere con la Primavera per poi aggregarlo in Prima Squadra è una scelta cauta per quanto si vuole, ma in Patria il ragazzo ha saputo farsi, tanto da guadagnarsi la maglia della Nazionale. Chissà se anche lui, giovane e straniero, sarà ostracizzato da Mazzarri. E chissà se la stessa sorte toccherà agli altri tre. Cosa probabile, visto che Calaiò non ha ancora visto il campo e Armero è entrato a Parma solo nella ripresa.

E in uscita? Al di là di come Dossena e Aronica siano stati gestiti dal mister, la loro partenza in prestito al Palermo non ha suscitato drammi tra tifosi e addetti ai lavori. Le cessioni, sempre in prestito, di Uvini, Fernandez e Vargas richiedono invece una breve riflessione (con conseguenti dubbi), trattandosi di giocatori portati a Napoli dallo stesso Bigon. Ci sembra quasi che, lasciandoli andare via, il ds abbia rinnegato operazioni di mercato da lui condotte, le quali non hanno dato gli effetti desiderati, specie perché Mazzarri non gli ha concesso chances. L’allenatore azzurro sarà anche fissato con le sue gerarchie, ma, se non ha dato fiducia ai tre sudamericani, un motivo ci dovrà pur essere. Con un po’ di sforzo in più, il Santone avrebbe potuto lavorare sull’argentino, così come fatto per Britos, adattandolo a giocare sul centro-destra. Il brasiliano probabilmente non gli avrà suscitato nulla di speciale dal punto di vista tecnico, oltreché linguistico. In quanto al cileno, abbiamo disquisito tante volte sulla sua strana gestione, nella quale hanno inciso il radicalismo del mister e i limiti innati di Turboman, che appare superfluo tornarne a parlare. Cederli in prestito, comunque, è un’operazione che potrebbe essere efficace per gli interessati: giocare con continuità, sentire la fiducia delle società che li hanno desiderati e dei tecnici che li allenano, sarebbe un toccasana non da poco per loro, e potrebbe restituirli all’azzurro più maturi e convinti dei loro mezzi. Anche se un loro utilizzo futuro dipenderà, ovviamente, da chi sarà il prossimo allenatore del Napoli. Se in panca c’è un tecnico meno rigido tatticamente e più poliglotta, forse potranno ancora dire la loro.

Che mercato invernale, dunque, quello del Napoli? Un mercato che porta in dote a Mazzarri quelle che, almeno per il momento, possiamo definire solo buone riserve e nulla più, utili affinché il tecnico possa avere, come ama dire, un doppione per ruolo. Se poi queste riserve si riveleranno davvero importanti per raggiungere gli obiettivi alla portata, sarà il campo a certificarlo. Ma su questa sessione invernale pesa, ripetiamolo, la mancanza di un centrocampista. Una lacune grave, un vuoto che andava riempito urgentemente. Il non muoversi in tal senso da parte di Bigon non fa altro che stabilire la sua inadeguatezza a svolgere il ruolo da lui ricoperto all’interno del Napoli.

 

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