Tutti Colpevoli!

Spalla a spalla. Questo motto ha accompagnato la stagione di Rafa Benìtez dall’inizio fino alla fine, al punto di iniziare a suonare anche un po’ ridicolo nel momento in cui si stava sfaldando tutto perfino nello stesso spogliatoio. Eppure la frase, benché ad effetto, un senso ce l’aveva eccome, non solo nell’accezione più scontata di “tutti uniti nelle difficoltà”. Il senso è che si vince tutti insieme e allo stesso modo tutti insieme si perde, per questo adesso è esercizio piuttosto vigliacco trovare nell’allenatore l’unico e solo capro espiatorio. La colpa ce l’hanno tutti, dal presidente all’ultimo dei calciatori, e in realtà – sì, fidatevi – ne abbiamo una buona fetta anche noi. 

Tutti colpevoli, tutti. Dal primo all’ultimo, tutti coinvolti in una stagione che definire disastrosa è forse ingeneroso, ma di sicuro non può dirsi soddisfacente. Troppe occasioni perse, troppi regali non sfruttati, troppe squadre sulla carta inferiori sono arrivate davanti al Napoli nelle varie competizioni stagionali. Dal Bilbao alla Lazio passando per Dnipro e Fiorentina, nessuna di queste formazioni era superiore agli azzurri, eppure l’hanno sfangata, in campionato come nelle coppe. Un esame di coscienza sarebbe d’obbligo, se non fosse che i protagonisti dello scempio sono già tutti beati e sorridenti a farsi gli affari loro, come se fosse finita l’ennesima annata di lavoro in ufficio e ora si può partire tutti per le ferie a Scalea. Proviamo a farglielo noi l’esame, sperando che gli sia di buon augurio per la prossima stagione. 

Partiamo da Don Rafè, proprio lui. L’integralismo tattico è il peccato originale, una chiusura mentale che non era adeguata alla rosa a disposizione. Scelte talvolta opinabili sul piano tecnico-tattico, soprattutto un approccio troppo light alle partite che contano e una difesa colabrodo, anello di congiunzione con le colpe della dirigenza. De Laurentiis e Bigon, mesi interi a partorire il nome giusto e poi si chiudeva sempre per quell’altro là, il fratello sfigato di quello buono che stavamo per prendere sui giornali. L’unico vero colpo è stato Gabbiadini, il resto sono oggetti misteriosi nella migliore delle ipotesi e bidoni clamorosi nella peggiore. La difesa, dicevamo. Perché sostituire 1:1 Fernandez con Koulibaly senza coprire la vera falla della stagione scorsa, ovvero la riserva dei due titolari? I centrocampisti. Quattro erano pochi, sia come numero che sul piano squisitamente tecnico. E i portieri, oddio, i portieri. Decisioni scellerate che alla fine hanno inciso come una bomba atomica sulla stagione. Si era detto che la migliore delle ipotesi era secondo posto-Europa League-Coppa Italia. Beh, questa di eterna incompiuta se non è l’ipotesi peggiore comunque vi si avvicina parecchio. E che dire dei calciatori? A parte quelli palesemente inadeguati, che non meritano neppure la menzione, ad aver tradito davvero sono stati i campioni annunciati. Higuaìn e Callejòn dovevano essere i salvatori della patria e invece la patria l’hanno mollata proprio nel momento più importante, idem l’altro merengue Albiol, autore di un’annata davvero da incubo. Gli unici che davvero si possono salvare in questa stagione sono Mertens, Insigne e Gabbiadini, forse Gargano e Maggio per lo spirito di sacrificio. Rimandato Hamsik, lo aspettiamo con un allenatore che lo “veda” di più e lo collochi meglio in campo. 

Ma la colpa più grande, ragazzi, ce l’abbiamo noi. Esatto, noi che siamo allo stadio o davanti alla tv a sostenere il Napoli, quest’anno ci è sfuggita la situazione di mano. Fazioni, club di pro e contro, liti vere e presunte intorno al nome di Rafael Benìtez Maudes. Un atteggiamento un po’ provinciale e spesso infantile, che ha portato il tecnico e tutto il suo stuolo di calciatori un po’ troppo viziati a sentirsi i profeti di ‘sto calcio. Ad un certo punto il Pipita e gli altri ispanici si sono montati la testa al punto tale di decidere da soli quando era il momento di giocare e quando invece si andava in vacanza, come fossero conquistadores che vengono a portare la civiltà dove non c’è. Molti hanno scelto di andarci già due mesi fa, almeno con la testa. Tanto chissenefrega, a Napoli ci sono i baluba che non vincono niente, diamogli qualche vetrino colorato per farli felici e scappiamo finché siamo in tempo. Fra un festino e l’altro, fra un asado e l’altro, si è perso di vista il vero senso delle cose. Siamo stati anche noi comunque a dargli troppa corda, mitizzandoli e concedendogli tutto. La batosta l’abbiamo avuta, chissà che non possa servire da lezione sia a noi che ai calciatori. Per il prossimo allenatore, chiunque sia, cerchiamo di non fare le feste a prescindere e di evitare fazioni di guelfi e ghibellini. Che sia da monito e che non si assista allo stesso teatrino di paese, nell’ipotesi (remota) che possa davvero arrivare uno come Emery. 

 ANTONIO PAPA

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