TERZINO SINISTRO, NON SOLO UN “NAPLES-TROUBLE”

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Pistone, Tarantino, Milanese, Gilberto, Silvestre. E ancora: Georgatos, Macellari, Gresko, Coco, Brechet, Favalli, Pasquale, Wome e Grosso. Interminabile la sequenza dei flop nerazzurri nel ruolo di terzino di fascia sinistra. Inutile qualsivoglia disquisizione tecnico-tattica, tale sfilza di nomi raffigura alla perfezione uno tra i più gravi deficit del movimento calcistico del Belpaese, ovvero l’annosa carenza di laterali mancini. Tempi duri pertanto a sinistra (ogni riferimento politico è puramente casuale). La ragione principale dell’ ”italian left-trouble” consta nell’evoluzione del calcio moderno, che a sua volta ha comportato un mutamento nell’interpretazione del ruolo: attitudine alla copertura nonché abilità nell’offendere, queste le prerogative affannosamente ricercate dagli allenatori dello Stivale. Una caccia sovente infeconda, sicché svariati tecnici sono stati costretti a fare di necessità virtù, adattando atleti giammai cimentatisi in tale posizione.

INVENZIONE LIPPIANA   Emblematico il caso concernente Gianluca Zambrotta, universalmente riconosciuto quale il più forte interprete del ruolo negli ultimi tre lustri. Ebbene, il campione del Mondo originario di Como deve gran parte delle sue fortune professionali a Marcello Lippi. Nel 2002 il tecnico viareggino convertì l’ex ala destra del Bari in un duttile terzino di fascia. Il versante non fa alcuna differenza: sulla sinistra ha garantito una spinta costante alla Juve di Lippi prima e di Capello poi, sulla destra ha macinato chilometri sino a giungere alla gloriosa notte di Berlino. 

MAL COMUNE MEZZO GAUDIO?   Non esattamente, chiedere alle big della serie A. Eccezion fatta dell’Inter, che può contare sul rilevante apporto di Maxwell e Chivu, tutti i top-class teams del nostro campionato hanno dovuto ricorrere al portafoglio per sopperire ai difetti sul “left-side”. Il Milan, deluso dall’annata in chiaroscuro di Jankulovski, ha acquistato Zambro. Idem Roma e Fiorentina, che hanno puntato su Riise e Vargas in chiave Champions. A tale comitiva si aggiungerà verosimilmente la Juventus: il pur laborioso Molinaro non fornisce adeguate garanzie in vista dell’impegno nella massima competizione continentale per club. 

NAPOLI   La questione mancina è di estrema attualità perlomeno da due anni. Per l’esattezza da Napoli – Crotone(1-0, Calaiò) del 21 ottobre 2006, allorchè Edy Reja modellò la difesa a tre uomini. Da quel frangente si è inaugurata l’autentica odissea di Mirko Savini: il centrale difensivo romano, dapprima adattato come terzino in una difesa a quattro, è stato designato quale titolare della fascia di ponente. Con tutte le difficoltà del caso. Gennaio 2007, Marino conduce Erminio Rullo in riva al Golfo. L’ex terzino del Lecce sarà utilizzato col contagocce; pochi giorni fa l’ufficializzazione del suo trasferimento in prestito alla Triestina. Scenari futuri? Buttiamola a caso: un Mannini “alla Zambrotta” non rappresenta un’utopia, caratteristiche fisiche nonché capacità tecniche suffragano tale ipotesi. Eventuali contro? Il tandem di esterni composto con il neoacquisto Maggio assicurerebbe poca copertura. Da non dimenticare inoltre l’ “affaire Wada”. Tanti i rumours circolanti nelle ultime settimane: da Emanuelson a Cech, da Pasqual a Zauri, da Castellini a Bonanni. Scommettiamo un euro che il “main-runner” della “gauche napolitaine” sarà ancora il buon Mirko?

 

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