Tatticamente – Tecnico o singoli, chi sbaglia di più?

A Reggio Emilia si è completato l’album delle figurine del Napoli di questa stagione: l”ultimo’ scatto che fotografa perfettamente di che pasta (non) è fatta questa squadra. Tra un gioco che manca e gli errori individuali: il Napoli non si sta facendo mancare proprio nulla e di fatto è un leitmotiv che perdura da mesi. Al Mapei, dunque, la solita squadra, le solite fragilità, i soliti cambi di un allenatore sempre più confuso. Il gol a tempo scaduto resta una ferita gravissima, che ha scatenato l’ira del capitano azzurro, ma ci sarebbe da domandarsi quanto il Napoli avrebbe realmente meritato quella vittoria. Già sul 2-1, infatti, se c’era una squadra che meritava di segnare (ancora), quella era la formazione di De Zerbi, sfortunata nel colpire due legni nel giro di pochi minuti. Poi il Napoli ha riacciuffato una partita difficile, giocata non male ma nemmeno benissimo, con un gol di un difensore ed un altro su rigore. Sembrava finita, ma il segnale che questa squadra non merita di entrare nelle prime quattro arriva quando meno te l’aspetti: il calcio rende giustizia al Sassuolo e Manolas gli consegna il pari su un vassoio d’argento. Il risultato, certo, compromette fortemente la già difficile rincorsa del Napoli, ma per come è messa in campo questa squadra, forse persino una vittoria sarebbe stata inutile nell’economia complessiva della stagione. Questo Napoli ha troppi difetti strutturali per riuscire a nasconderli con una semplice vittoria rubacchiata. E il fatto che non sia nemmeno riuscito a vincere in una serata tutt’altro che sfavorevole dal punto di vista degli episodi la dice lunga anche sulla capacità di saper soffrire, rinviare l’ultimo pallone, reggere l’assalto finale dell’avversario, stringere i denti e sputare il tanto caro (a Gattuso) veleno. La palla persa da Bakayoko dimostra che il Napoli non lavora sui dettagli: le rimesse laterali sono un aspetto fondamentale del calcio moderno; un corretto smarcamento determina un passaggio sbagliato o meno in uscita. E se Bakayoko prova a proteggere palla anziché calciare in tribuna o appoggiare verso un compagno, va presa una decisione drastica: o non si manda più in campo un giocatore così abile fisicamente che si fa rubar palla come un pollo, o si mette nuovamente in discussione la guida tecnica, che evidentemente non è stata capace di trasmettere l’input giusto su cosa fare in una fattispecie del genere. Il Napoli non può più continuare a sopravvivere pensando ad un dubbio che l’attanaglia oramai da tempo: è colpa dei giocatori che stanno commettendo troppi errori individuali o dell’allenatore che non comunica correttamente certi messaggi alla squadra? È pericoloso per il futuro stesso del Napoli preferire di rimanere inerme senza prendere una decisione anche dolorosa, ma precisa, piuttosto che individuare un problema ed eliminarlo definitivamente. Ripetiamo il concetto: o alcuni uomini sono inadeguati a certi livelli e pertanto sono da escludere in un momento così delicato della stagione, o l’allenatore non ha fatto nulla per nasconderne i limiti attraverso un’organizzazione di gioco. Nell’analisi che segue vi spieghiamo perché la colpa è di tutti, tecnico e calciatori.

 

Non è un’azione di contropiede questa, è il Napoli che si è fatto – come spesso accade – prendere di infilata a difesa schierata: i reparti sono lunghi, la squadra è sfilacciata e c’è troppo distanza tra difensori ed attaccante avversario. In questa circostanza, il Sassuolo si procura il primo calcio di rigore del pomeriggio: il penalty sarà causato, materialmente, da un intervento in ritardo di Hysaj, ma l’episodio nasce a monte, da una cattiva copertura preventiva. La retroguardia del Napoli non è sufficientemente protetta; i difensori, così, vengono troppo spesso sottoposti ad un lavoro cui non erano mai abituati: in assenza di determinati automatismi, Gattuso ‘pretende’ dai suoi calciatori la cosiddetta pezza, di fare il salvataggio provvidenziale o quanto meno di non commettere sbavature. Anche lui, però, come il suo predecessore Ancelotti paga un eccesso di ottimismo circa la sopravvalutazione di questa: il Napoli ha giocatori che vanno addestrati e inseriti all’interno di un sistema che funzioni alla perfezione; non saranno mai capaci, infatti, di prendere la decisione giusta al momento giusto, grazie ad una semplice intuizione personale.

 

Anche in questo caso, nonostante il Napoli sia apparentemente ben messo in campo, coperto come piace a Gattuso, il Sassuolo riesce facilmente ad imbucare sulla trequarti addirittura grazie ad un passaggio filtrante di un difensore. Non basta, quindi, rintanarsi dentro la propria metà campo per pensare di saper difendere bene. Il Napoli di Gattuso non difende bene nemmeno se lascia il pallino del gioco completamente in mano all’avversario. Guardate quanto sono lontani Demme e Fabian, i due centrocampisti centrali, da Djuricic e Defrel, che al termine dell’azione andrà al tiro perché non contrastato nemmeno da uno dei due centrali (Maksimovic), che tarda ad uscire in anticipo.

 

Sulla rimessa laterale che innesca la ripartenza neroverde per il gol del 3-3, le responsabilità sono sì di Bakayoko che a pochi secondi dal termine deve soltanto badare a calciare il pallone il più lontano possibile, ma la domanda è: il Napoli di Gattuso le prepara le situazioni da rimessa laterale? Perché così non sembra: non si capisce, infatti, perché tra Bakayoko e Lobotka, che tra l’altro è l’unico non marcato, sia l’ex Monaco e Chelsea e non lo slovacco, che certamente ha piedi più raffinati, a proporsi per ricevere la battuta di Di Lorenzo. Osservate la postura di Lobotka: sembra la stessa dell’arbitro, di un soggetto cioè disinteressato all’azione perché non può parteciparvi. In Serie A, specie per una grande squadra, anche una rimessa laterale è un aspetto non trascurabile: Gattuso ripete spesso che gli piace partire dal basso, proporre un calcio di qualità, ma dopo ormai più di un anno di attività il Napoli appare troppo insicuro e superficiale in alcune situazioni di gioco per continuare a credere nella bontà del suo operato.

 

Alessio Pizzo

Studente in Comunicazione Digitale, appassionato di calcio, tecnologia e buone letture. Vanta già esperienza giornalistica con 100 *100 Napoli

Translate »