Tatticamente – Gattuso è un Sarri che non ce l’ha fatta
Peggio di così, questo Napoli davvero non può giocare. E non è tanto una questione di uomini: certo, senza gli attaccanti titolari sarebbe stato difficile un po’ per tutti, ma nemmeno con Insigne e Mertens Gattuso aveva mai fatto sfracelli. Anzi, nonostante la profondità della rosa e le diverse soluzioni a disposizione, eravamo sempre pronti a chiederci dove fossero un’organizzazione di gioco e l’impronta di un allenatore. A distanza di un anno, Gattuso si ritrova nella stessa situazione dello scorso gennaio, quando arrivò addirittura a sfiorare le dimissioni: siamo a dicembre ed il suo Napoli non è mai migliorato, anzi sta facendo persino rimpiangere quello di Ancelotti e Milik. Il Napoli è l’unica delle grandi a non avere, dopo 13 giornate di campionato, ancora una chiara idea di gioco. Gattuso, poi, continua a sbagliare le scelte importanti, ma soprattutto non impara dai suoi stessi errori: Sassuolo e Milan avrebbero dovuto insegnargli l’importanza della panchina, di sistemare partite nate male grazie alla freschezza dei cambi; invece, come all’Olimpico, s’intestardisce sempre con gli stessi uomini, giocandosi subito il tutto per tutto, senza mai pensare alle conseguenze, ad una nuova partita da raddrizzare, per esempio. Il Napoli, sotto di due gol a Roma, per rimontare ha schierato a un certo solo centrocampisti difensivi ed esterni bassi: non aveva un solo attaccante di riserva “conservato” in panchina o uno tra Fabian e Zielinski che facesse rifiatare l’altro in corso d’opera. Erano tutti in campo dal 1′ e così, dunque, Gattuso si è praticamente consegnato inerme, spuntato all’avversario. La Lazio, invece, reduce da una striscia di risultati negativi, ha cercato di sorprendere il Napoli sin dagli istanti iniziali, passando in vantaggio dopo dieci minuti per poi fare il tipo di partita che meglio le riesce: d’attesa, rischiando il meno possibile e pronta a ripartire in contropiede. Il Napoli non è mai stato in partita: fallimentare, ancora una volta, la coppia di centrocampo Bakayoko e Fabian, ma anche la novità di Milano di impostare con tre difensori lenti e con scarsa proprietà di palleggio. Anziché provare qualcosa di diverso, cercando di evitare di fare la partita e lasciando che fosse la Lazio a prendersi qualche responsabilità in più, Gattuso decide di andare all’Olimpico ignaro delle assenze (pesanti) e con una formazione eccessivamente offensiva, convinto di sbrogliare la pratica già nel primo tempo, di andare a palleggiare in faccia all’avversario pur non avendo né la qualità né la personalità per farlo. Gattuso avrà forse visto troppe partite del Napoli di Sarri, al punto da essere ancora convinto che quella stessa filosofia di gioco sia praticabile pur con uomini diversi. Gattuso si è convinto che soltanto il palleggio risolva tutti i problemi, che la ‘grande bellezza’ sia fare centinaia di passaggi senza mai arrivare in porta, che l’unica strada giusta sia quella di continuare a scimmiottare il ‘sarrismo’, a credere che Maksimovic e Manolas abbiano i piedi di Albiol, Bakayoko e Fabian quelli di Jorginho ed Hamsik, che Lozano a sinistra sia la fotocopia di Insigne o che Politano sappia fare la doppia fase come Callejon.


