Tatticamente – A pranzo col Napoli: il digiuno del Cagliari, Hamsik capotavola e il cameriere che non t’aspetti
Il Napoli ricama calcio. Un calcio certosino – quando ha la palla -, di grande applicazione – quando deve recuperarla – e soprattutto efficace – occasioni da gol talmente nitide che quasi le concretizza tutte -. Un calcio che disorienta gli avversari, depressi, sciatti per aver corso a vuoto per 90′, demoralizzati per non aver nemmeno messo piede nell’area di rigore avversaria, piegati come un fazzoletto da taschino. ‘Rassegnativi’: l’imperativo del Napoli mentre si bea del suo ‘tiki taka’, che in realtà è un ‘senza te (il pallone) non so stare’, un’operazione a dir poco persuasiva del tipo ‘dallo a me che lo gioco meglio di te’. Ma la sintesi perfetta è quella di Rastelli: “I miei hanno dato tutto ma si sono sentiti impotenti”. Ecco, è l’esatto manifesto di chi ha trascorso una domenica da incubo, di chi non l’ha mai vista. Pranzo indigesto: l’acquolina in bocca, sentirne l’odore dalla cucina e non mangiare mai. Non mastica amaro il Cagliari; non può perchè non ne ha avuto l’opportunità: ha semplicemente realizzato di non potercela mai fare, di non poter provarci nemmeno. A tavola c’era spazio solo per il Napoli, che finalmente ha ritrovato il capo, il suo capo-tavola: Marek Hamsik spezza un digiuno di ben 10 conviviali.

Il Napoli non porta riferimenti statici in avanti: troppo mobili i tre piccoletti per farsi intrappolare nelle ragnatele; anguille che sgusciano, dunque gli avversari ammattiscono: non sanno che pesci prendere.

Tecnico nel palleggio ed una nuova voce aggiunta ai soliti tenori; i numeri parlano chiaro: due gol segnati in tre anni e mezzo; non a caso l’attuale stagione ne porta la paternità

