…E PER RUDI UN’ALTRA LEZIONE DA RAFA
Ancora una volta Benitez è riuscito a imbrigliare Garcia costringendolo alla sconfitta. Il tutto grazie alla bella partita giocata dai suoi ragazzi
E adesso criticatelo pure, questo Napoli! Alzi la mano chi osa ancora dire che Benitez non è capace di trasmettere la sua idea di calcio al Ciuccio, di impostarlo male in campo contro le piccole, figuriamoci al cospetto di collettivi dalla caratura superiore come la Roma. Quella Roma, sì, prima meritatamente in graduatoria, ma forse esaltata oltre i suoi meriti visto il match. Un match in cui Rudi Garcia ha dimostrato di non fare tesoro delle quattro partite della scorsa stagione, nelle quali, in maggior o minor misura, aveva sofferto densità, fluidità di manovra, dinamismo e concretezza messe in mostra dal suo maestro spagnolo.
E nel tiepido pomeriggio di Fuorigrotta, Rudi il Fortunello (non si offenda, eh …) ha ricevuto da Rafa un’altra lezione. Di concretezza, dicevamo. Quella esplosa in tutta la sua essenza nella prima rete azzurra, nel perfetto gesto balistico di un Higuain presentatosi lindo e pinto all’appuntamento giusto. Lì, però, onore e merito a Insigne, indiavolato nel mandare al manicomio Torosidis e Manolas. La stessa concretezza che i partenopei hanno dimenticato in altre circostanze, divorandosi tutto il possibile. Un aspetto, questo, che alla lunga avrebbe potuto essere nocivo per i partenopei, specie perché i capitolini sono cresciuti nel secondo tempo. E qualche chance buona l’hanno pure avuta, non foss’altro per qualche solito errorino in copertura da parte dei chicos di Benitez. Tuttavia, appunto, i giallorossi non hanno saputo sfruttare tali occasioni. Proprio come l’anno scorso al San Paolo, sia in campionato che in Tim Cup: camaleontico cambio da catenaccio a tiki-taka, ma zero precisione sotto porta. E proprio come l’anno scorso, ci ha pensato Calleti a mandare Garcia e i suoi a piangere sotto la doccia. Sì, l’andaluso può persino concedersi la presunzione di sbagliare lo scavetto, però sulla palla al bacio del Pipita può mai fallire? No di certo. Una giusta punizione per l’allenatore francese e per il suo difensivismo suicida, smaccato specialmente subito dopo il vantaggio partenopeo. Una tattica sbagliata se dinanzi a te c’è una squadra pronta a colpirti al contrattacco, concentrata nella manovra e poco incline a perdere metri e palloni in mediana.
Questa squadra oggi era il Napoli. Un gruppo finalmente tonico, capace di raccogliere i frutti del suo proficuo lavoro, bravo nel mettere in campo il suo impegno a fronte della sfortuna (due pali: dagli …), di qualche inevitabile pecca e del momento ancora smorto di alcuni singoli. Un gruppo che può contare sul periodo di grazia caratterizzante Higuain, sull’incredibile precisione nelle chiusure di Koulibaly, sulla calma olimpica di Jorginho, sulle legnate di Lopez e del ritrovato Gargano (che palla che ha rubato in mediana sul secondo goal!), sulla rivalsa di Insigne, su un Callejon lesto a far centro pur nel dormiveglia. Quanto agli altri, speriamo si riprendano. Un gruppo che appare tutto dalla parte del mister: applica le sue direttive, o almeno ci prova, e cerca di mettere in pratica la sua ‘idea’, e così facendo sta raddrizzando la stagione. Un gruppo che collettivamente risponde sul campo, da par suo, alle bastonate che parte della stampa rifila a Benitez. Ma tant’è: venga pure criticato, Don Rafé, tanto le lezioni le impartisce lo stesso. Alla stampa, come al suo allievo Rudi.