PER NON DIMENTICARE

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Cicerone sosteneva che chiunque non fosse a conoscenza del proprio passato non avesse alcun futuro davanti a sé. La massima del filosofo romano, fatte le dovute proporzioni, sembra calzare a pennello per questo Napoli. Oggi gli azzurri possono godersi con merito la zona Champions. Un quarto posto che autorizza comunque sia a cullare sogni europei. Già lo scorso anno, però, la squadra partenopea si è trovata in una condizione simile di classifica. Dopo la gara vinta al San Paolo con il Catania, l’allora squadra di Reja entrava in punta di piedi nel G4 del calcio italiano. La volontà del d.g. Marino di non voler intervenire durante il mercato di riparazione, eccezion fatta per Datolo, fu una delle concause che contribuirono poi al declino di Cannavaro e compagni.

Certo, oggi si potrà obiettare che questa è tutta un’altra squadra rispetto a quella che scendeva in campo dodici mesi fa. Oppure che Mazzarri non è di sicuro Reja o Donadoni. Resta il fatto, però, che per restare competitivo fino a maggio a quest’organico, forse, qualche ritocco andrebbe fatto. Senza dubbio la priorità va data al mercato in uscita, con i tanti elementi in esubero che affollano la rosa a disposizione dell’allenatore. Ma per tenere botta alle grandi e restare attaccati al trenino delle prime sei, qualche alternativa di spessore a Mazzarri farebbe comodo. Eccome.

Se pure si vuole escludere il centrocampo, con la piena fiducia nei piedi e – si spera – nei muscoli di Cigarini, è l’attacco il reparto che al momento mostra più lacune. Le partenze di Datolo e Pià hanno ridotto all’osso le opzioni a disposizione dell’ex tecnico della Sampdoria. Se a queste si aggiunge poi l’infortunio di Lavezzi, la squalifica – seppur di una sola giornata – di Quagliarella e la poca affidabilità garantita da Hoffer, risulta chiara la necessità di un ulteriore piccolo sforzo da parte di De Laurentiis. “Ci è mancato solo il gol”, ha detto Mazzarri dopo la partita con il Palermo. L’allenatore toscano sa fin troppo bene che nel calcio a buttarla dentro sono quasi sempre gli attaccanti. E se ne hai pochi tutto diventa maledettamente più difficile. Il presidente, che conosce bene il proprio passato, non deve ricommettere l’errore. Tanto Marino è andato via e don Aurelio vuole un grande futuro per il Napoli. Cicerone docet.

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