Il paradosso della “remuntada”

Troppi punti persi dal Napoli in queste stagioni subendo rimonte inaspettate specialmente in casa. Un male che risale già ai tempi di Mazzarri ma che sembra non essere sparito con l’uomo che aveva fatto della “remuntada” il suo marchio storico.

La rimonta subita dall’Inter nella sciagurata serata del San Paolo ha riaperto una ferita mai rimarginata nelle menti dei tifosi azzurri che hanno visto più volte il Napoli subire rimonte inaspettate specialmente tra le mura amiche. Quali le cause? Beh da una parte la gestione degli uomini da parte dei tecnici, primo bersaglio dell’opinione pubblica. Lo fu Mazzarri prima, lo è Benitez oggi. Dall’altra i giocatori stessi, rei di un eccessivo rilassamento forse sentendo già la gara in tasca o di una scarsa propensione al “risparmio” e alla gestione delle forze. Su quest’ultima ipotesi è chiaro il riferimento alla mancanza di uno o più giocatori capaci di prendere per mano la squadra e gestire la palla. Se non va a mille questo Napoli non è lui. Un ritornello che si ripete ormai da troppo tempo.

Le rimonte mazzarriane – Il tecnico di San Vincenzo viene ricordato sia per le sue rimonte fatte, come lo storico 3-2 in casa bianconera quando si era sotto 0-2, ma soprattutto restano nella mente di tutti le diciannove rimonte subite.  Come non ricordare quelle europee come Liverpool dallo 0-1 al 3-1, o il 2-1 inflitto dal Villarreal che portò all’eliminazione ai sedicesimi o il 2-1 a Palermo in quella stessa stagione (2011) che spense i sogni scudetto. A queste aggiungiamo il 3-3 al San Paolo con la Juve del primo anno di Conte che rimontò dal 3-1 e quel giorno segnò la svolta della consapevolezza dei suoi mezzi per la vecchia signora. A questo si aggiunsero i 2-2 contro Catania in casa e Roma fuori che furono le cause principali del mancato approdo in Champions League più del crollo di Bologna. Stesso anno in cui la scarsa personalità di tecnico e giocatori portò alla disfatta di Londra dopo l’impresa dell’andata al San Paolo.

Il marchio della “remuntada” – Chi di rimonta ferisce, di rimonta perisce. Chi più di Rafa Benitez ha il marchio della “remuntada” stampato sul petto grazie a quel carambolesco 3-3 da 0-3 che lo portò alla vittoria di una finale di Champions del suo Liverpool contro il Milan nel 2005. Remuntada  nata soprattutto grazie ad uomini cardine come Steven Gerrard, il vero leader in campo e fuori di quella squadra, anche se non certamente l’unico. A Napoli, però, Benitez ha subito più che inflitto rimonte.

I numeri “negativi” – Sono, infatti, ben sei le rimonte subite lo scorso anno dagli azzurri, tre in casa con Sassuolo (1-1), Udinese (da 2-0 a 2-2 e poi da 3-2 a 3-3) e Genoa (1-1) e altrettante fuori con Bologna (da 1-2 a 2-2 al 90’), Livorno e Udinese  (entrambe 1-1). Per un totale di 12 punti persi. Anche quest’anno la storia si è ripetuta con Palermo e Cagliari in casa, con in entrambi i casi da 2-0 a 2-2 e poi da 3-2 a 3-3, proprio come l’Udinese l’anno prima. A queste aggiungiamo i due sciagurati 2-2 contro l’Inter a San siro e ieri al San Paolo, forse la peggiore delle quattro. Un totale di 8 punti persi che almeno per la metà si sarebbero potuti evitare e oggi il secondo posto sarebbe ancora più vicino. Se poi aggiungiamo anche Bilbao, da 0-1 a 3-1, i passaggi a vuoto di questa squadra diventano sempre più marcati.

Dopo le stagioni mazzarriane e le due di Benitez, dove ci si aspettava un ulteriore salto di qualità per puntare seriamente allo scudetto, sono ancora i compromessi tra tecnico, direttore sportivo e Presidente a farla da padrone. E la mancanza di un metronomo in mezzo al campo e di giocatori di esperienza, oltre ai madrilisti, sembra sempre più evidente di stagione in stagione. Entrambi i tecnici non sono esenti da colpe in molte circostanze per cambi tardivi o non fatti, ma di certo questo non distoglie l’attenzione dalle carenze nella rosa che sono sempre evidenti nei ruoli chiave. L’acquisto di giovani promesse sono bene accette, e Gabbiadini docet, ma a Giugno, se si vuol fare finalmente un reale salto di qualità, bisognerà mettere mano ancora una volta al portafoglio e colmare il gap. Altrimenti abituiamoci alle “remuntade”, anche delle avversarie in classifica.

Antonio Lembo

Laureato in Ingegneria Elettronica nel 1999 e Giornalista Pubblicista dal 1996 grazie all'esperienza formativa in Rotopress.

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