ORA TUTTI IN DISCUSSIONE

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Il boato del San Paolo. Fuorigrotta segnalato perfino dai sismografi, travolta da quell’urlo di battaglia travestito da musichetta che ha scosso per quattro volte il palcoscenico che fu di Diego, rispolverando sensazioni inimmaginabili. Una squadra che se l’è giocata contro le big d’Europa senza timori reverenziali, che balbettava magari un poco in campionato, ma senza mai dimenticarsi per così a lungo come si vincesse e soprattutto si lottasse. Una squadra, quella azzurra di Mazzarri, che poteva incappare in una giornata no, anche per un paio di volte consecutive, ma che ha sempre reagito tornando ad essere più forte e spietata di prima. Sembra una fiaba d’altri tempi, sembra passato un secolo, eppure era questo il Napoli semplicemente prima di Londra. La “maledetta” City, dove il Vesuvio ha impattato infrangendo i propri sogni europei contro i rinati Blues di Di Matteo. E da allora si è spento il Napoli, come un fiammifero sotto un temporale. Calo di tensione, squadra fisicamente sulle gambe, errori dei singoli, crepe nello spogliatoio, errori di mercato ed un pizzico anche di presunzione del condottiero in panchina hanno fatto si che l’undici delle meraviglie, frizzante, veloce e spietato si trasformasse in un budino tra le fauci di avversari più o meno motivati. Udinese, Catania, Juventus, Lazio e Atalanta hanno ringraziato ed insaccato, con il terzo posto ormai alle ortiche. Come lo sarebbe stata anche l’Europa League con molta probabilità, se il Napoli non se ne fosse garantito l’accesso per l’altra porta della finale (almeno quella) di Coppa Italia. Individuare già adesso i responsabili di questa clamorosa e repentina debacle sarebbe forse un pò forzato, ed anche ingiusto, considerando ciò che questo gruppo e stato in grado di fare fino al recente passato. E non bisogna neanche dimenticare che mancano ancora sei giornate alla bandiera a scacchi oltre che la finale di Roma contro la Juventus, che potrebbe tornare a rianimare l’ambiente conquistando un trofeo che manca da molti e molti anni. Tuttavia a Castelvolturno non sono giorni facili, e analizzando la situazione attuale ci sarebbero tutti gli indizi in direzione di un De Laurentiis sereno davanti alle telecamere, ma anche un pò pensieroso riguardo il futuro imminente del suo prezioso giocattolo.

TUTTO IN DISCUSSIONE – “Fosse per me io farei giocare sempre una squadra di giovani talentuosi”. Questo il pensiero principale del patron, che però cozza esplicitamente con ciò che avviene ad oggi nel Napoli. In primis, con alcuni dei protagonisti in campo che di giovane hanno ormai ben poco, e che gli anni addietro si sono guadagnati importanti riconferme nonostante la carta d’identità non fosse più tanto generosa. Riconferme all’epoca sacrosante, e sostenute soprattutto dai risultati di una squadra affamata e vincente che forse è riuscita a spingersi anche ben oltre il suo reale potenziale. Su tutti, i nomi scottanti di Grava, Aronica e De Sanctis. Il primo che è stato messo totalmente in disparte da Mazzarri, e che ha poi ha chiaramente (e forse anche normalmente…) faticato nelle pochissime volte in cui gli è stato concesso di respirare l’odore dell’erba. Il secondo che ha dato probabilmente già il massimo, raggiungendo il suo picco tra la scorsa stagione e l’inizio dell’attuale, ma che si è visibilmente avviato a percorrere la classica, ed irreversibile vista l’età, parabola discendente. Senza contare il disastroso ed altalenante campionato della difesa, di cui il “senatore” palermitano ha fatto sempre (o molto spesso) parte essendo tra i fedelissimi del tecnico di San Vincenzo. E’ poi la volta di De Sanctis, che nonostante “non sia tranquillo perché non abituato a giocare in scadenza”, come sbandierato dal suo stesso procuratore in più di una circostanza, non ha ancora ottenuto il rinnovo. Al portierone ex Udinese il Napoli deve tanto, ma inesorabilmente potrebbe essere arrivata l’ora di lasciare spazio al nuovo che avanza. “Nuovo” che si chiama Rosati, e che forse già quest’anno avrebbe meritato qualche occasione considerando lo stato di forma tutt’altro che eccellente del suo più esperto collega. Aria di rinnovamento insomma, ma nei prossimi mesi potrebbe esserci anche qualche altra sorpresa inattesa. Basti pensare che oltre ai suddetti rinnovi, anche quello di Marek Hamsik tarda ad arrivare. Che il presidente stia iniziando ad indispettirsi delle sue prestazioni altalenanti, e stia forse iniziando a valutare qualche offerta? Vedremo se saranno solo tempi di rinnovamento, o addirittura di rivoluzione. Bigon e Mazzarri avvisati.

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