NAPOLI, FINALMENTE LA SOLUZIONE: SILENZIO STAMPA
Incredibile, ci sono voluti due mesi di esami tattici e tecnici, valanghe di riflessioni e interminabili ore di discussione, ma alla fine i due massimi responsabili dell'aera tecnica hanno trovato il bandolo della matassa. Ovviamente la coppia in questione è composta dall'allenatore nel pallone Reja e il suo più accanito (forse perchè l'ultimo…) difensore, il buon Pierpaolo Marino, che sembra aver fatto della riconferma del tecnico friulano la sua battaglia personale.
La luce in fondo al tunnel, è presto detto, ce l'avevamo sotto agli occhi, come abbiamo fatto a non pensarci prima, ecco, il Napoli può ritornare a dare spettacolo e far felici i propri tifosi. Tutti zitti ragazzi, parliamo noi, non una parola con un giornalista c'è la ragion – e i segreti – di Stato da preservare. La notizia, fuor di ironia, è la seguente: i calciatori del Napoli sono in silenzio stampa, fino a data da destinarsi. C'è una concentrazione da recuperare, quale gioco, quali moduli, quale mentalità sparagnina, il problema di Montervino e soci sono le troppe chiacchiere con i media, Dalla Bona non è fuori condizione, Bogliacino non è fuori ruolo, non è vero che Bucchi non ha un solo pallone giocabile da un mese; semplicemente gli uomini di azzurro vestiti, in campo, pensano a quello che dovranno dichiarare nella prossima intervista.
Ecco dunque l'ultima trovata geniale della dirigenza partenopea di fronte alla grave crisi di gioco, e ora anche di risultati, che attanaglia la squadra, religioso silenzio, chissà che la religione non possa rappresentare la svolta della stagione. Un'iniziativa senza dubbio lodevole quella di Pierpaolo Marino, piuttosto stizzito nei confronti di quei visionari che attribuiscono al totale stato confusionario del tecnico i guai del Napoli. Altro che esonero, voi non capite niente, ora usiamo i metodi della nonna: tutti in ritiro in monastero per un mese e senza che voli una mosca. Divieto di microfono, vedrete come arriveranno i risultati.
Hanno ragione loro, chi critica la mancanza di gioco non ha capito niente. Il gioco c'è, eccome, ora si tratta solo di capire quale sia il gioco in questione. C'è chi azzarda che si sta giocando a nascondino, i più arguti hanno ipotizzato palla avvelenata, visto il modo in cui gli undici in campo girano al largo della sfera di cuoio. Ora si è passati al gioco del silenzio, e guai a chi ci tocca, noi siamo una grande famiglia e nessuno rema contro l'allenatore. Il pallone è nostro e decidiamo noi chi gioca. Con questi giochi qui si divertono forse i bambini, chi va allo stadio vuole vedere semplicemente calcio, possibilmente che appaghi anche gli occhi e non solo la classifica, perchè c'è anche chi in serie A ci va deliziando il pubblico. Che poi questo calcio sia parlato o silenzioso in fin dei conti interessa a pochi.
Riflettano su una cosa, Marino e il suo scudiero Reja (o si sono forse invertite le parti?): la stampa non è in malafede, non è il lupo nero che scrive gli articoli poco generosi con la squadra e col mister. Quasi tutti i giornalisti che scrivono del Napoli sono innanzitutto tifosi. Un tifoso è un fidanzato innamorato e amorevole che mai direbbe o farebbe qualcosa di controproducente per la sua donna. E se uno di loro, preso singolarmente, potrà essere considerato un pazzo visionario, quando i pazzi diventano troppi vuol dire che c'è qualcosa che non va nella normalità. Le critiche non sono contro Reja o contro i giocatori, sono a favore del Napoli. Il Napoli così com'è non va bene, ed è lampante, e non sarà certo il silenzio stampa a restituire brillantezza. Stiano attenti a tirare troppo la corda, gli ultimi due baluardi del Reja-pensiero, altrimenti l'unico silenzio, assordante, che potrebbero sentire a breve, è quello delle curve. Riflettete, cari direttore e mister, anche la pazienza ha un limite…