IL PAGELLONE DOPO 100 GIORNI DI CAMPIONATO

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RIMINI 8: è primo, ha il miglior attacco del campionato e produce un calcio di rara bellezza, il tutto con una squadra rinnovata per otto undicesimi. Tre segreti sono alla base della favola, destinata a durare: la programmazione, l'ambiente ed un tecnico chiamato Leonardo Acori, che cerca la sua terza promozione in Romagna.
PIACENZA 7.5: sarà "antiestetico", "ruvido", "muscolare", ma il calcio finora proposto da Iachini è altamente redditizio. Problema: reggerà il passo (sul mercato e sul campo) delle grandi, o alla fine resterà soltanto quanto di concreto si è riuscito a proporre fino ai rigori dell'inverno?
JUVENTUS 8: con o senza penalizzazione, i bianconeri sono comunque da (e in) A. Eppure, la grande qualità non è accompagnata da un gioco apprezzabile, come già capitava nella massima serie. Deschamps si consoli con l'anno solare di imbattibilità, i tanti giovani lanciati e le stelle recuperate nella testa prima che nel fisico.
NAPOLI 7: Reja ha fra le mani il secondo miglior organico della categoria, ma per stessa ammissione della società spesso la squadra viaggia "col freno a mano tirato". Amministrare le energie è un bene, sempre che al momento giusto si sia capaci di ingranare la quarta e di dimenticare il passo del gambero.
GENOA 7.5: è la squadra più bella a vedersi, sebbene spesso il credo di Gasperini comporti rischi non di poco conto. A godere sono i tifosi rossoblu e gli esteti del calcio, che si alzano in piedi dopo novanta minuti di triangolazioni, cambi di gioco veloci e nessun lancio lungo. E anche i numeri dicono che il Grifo c'è eccome.
BOLOGNA 7: la qualità non manca, ma l'età media è da brividi sia in campo che in panchina. Quando si è troppo giovani o troppo vecchi, la continuità rischia di diventare un brutto ricordo, come dimostra la prima fase della stagione rossoblu. A Bellucci e compagni il compito di provarci fino alla fine dimenticando le proprie carte d'identità.
MANTOVA 7: Di Carlo ci aveva abituati a partenze a razzo e a cali fisiologici invernali. Quest'anno sembra aver invertito la rotta: il segnale è positivo, perché in fondo i punti persi per strada sono pochi. L'eredità autunnale è quella di una squadra solida e organizzata come poche, soprattutto già collaudata negli anni.
BARI 6.5: gioca un calcio semplice, favorito dall'assenza di primedonne e dalla voglia di emergere di tanti giovani. Eppure, il diesel di Maran poteva fare di più, e non accontentarsi del solito e anonimo centro-classifica che rischia di diventare una brutta etichetta per le ambizioni di una piazza depressa.
ALBINOLEFFE 7: soltanto Emiliano Mondonico avrebbe potuto riuscirci. Diciassette risultati utili consecutivi, roba da raccontare ai bisnipoti. Pazienza se dodici sono i pareggi e cinque le vittorie: il gioco vale un impronosticabile +12 sulla quartultima, perché da quelle parti i giocatori si valorizzano, raramente si comprano a suon di euro.  
CESENA 6.5: una partenza-sprint cancellata da un brutto calo dicembrino. Le ambizioni dei bianconeri rischiano di essere ridimensionate soprattutto da una difesa di burro, che Castori preferisce sacrificare in nome del suo calcio frizzante. Tuttavia, il lavoro sul campo paga: i giovani crescono, i bilanci restano sempre in attivo.
FROSINONE 6.5: per una matricola l'impatto con la B non è mai facile, ma in Ciociaria è prevalsa l'organizzazione di una società che ha progetti da grande, il lavoro di un ottimo tecnico ed il calore di un pubblico che non si è fatto pregare. Proprio in casa i canarini stanno costruendo una salvezza che passa per un calcio propositivo.
TRIESTINA 6: a dicembre un crollo che non poteva essere inatteso, ma che per molti versi era pronosticabile. Troppo corta la coperta, troppo poco quanto mostrato sul campo per credere che il passo potesse reggere ancora a lungo. Agostinelli fa bene a lanciare proclami di salvezza: promettere qualcosa in più appare fantacalcio.
BRESCIA 6: avrebbe meritato qualche punto in più, e proprio l'assenza di risultati dopo un buon inizio rischia di far precipitare la situazione. Le rondinelle di Somma non mancano mai di esprimere un ottimo calcio che valorizza i giovani e delizia le platee: ma quando manca la finalizzazione, spesso tutto il resto finisce col contare poco.
LECCE 5.5: Zeman avrà le sue colpe, ma da Sdengo non si può pretendere quello che ormai non può più dare. Un sergente di ferro come Papadopulo è quello che ci vuole, unitamente a qualche rinforzo di quantità che faccia crescere un gruppo di qualità. Il sospetto era nato ben presto: i salentini rischiano di restare un'incompiuta.
TREVISO 5: idee poco chiare, organico sopravvalutato e male assortito, programmi incomprensibili. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, comunque deludenti per una squadra retrocessa e che deve stare attenta ad evitare il secondo passo indietro. Ezio Rossi non ha la bacchetta magica, ma può salvarsi valorizzando qualche giovane.
SPEZIA 6: Soda non ha tra le mani una fuoriserie e lo ha capito ben presto, ma salvare la pellaccia è l'unico obiettivo che può darsi una squadra che non frequentava la serie cadetta da più di mezzo secolo. Per non rischiare, serve più continuità fuori casa: questo campionato ci ha abituati ad insperati colpi d'ala delle ultime.
MODENA 5.5: troppi equivoci tattici potevano costare la panchina a Daniele Zoratto, riscopertosi allenatore da B dopo tanti anni passati a fare il secondo. La partenza di Bucchi e di qualche altro pezzo pregiato ha lasciato spiazzata una squadra che fatica a ritrovare una propria identità, e che alterna discrete prestazioni a giornate nere.
CROTONE 5.5: Gustinetti ha pagato un'incredibile sfortuna iniziale che gli ha impedito di mandare in campo una formazione in grado di giocarsela alla pari. Con la rosa al completo, nessuno si aspetta di rivedere la squadra degli anni passati, ma il pubblico non è disposto a tollerare spettacoli miseri perché il baratro resta dietro l'angolo.
VICENZA 5.5: Gregucci se ne stia in tribuna, senza di lui in panca i veneti hanno operato una prodigiosa rimonta. Coincidenze e fatalità a parte, i biancorossi stanno raccogliendo i frutti di un organico che valeva più di un penultimo posto, ma che così com'è dovrà ugualmente sudare sette camicie per difendere la categoria.
VERONA 4.5: Ficcadenti ha pagato per tutti, Ventura sa cosa vuol dire. Senza rinforzi, gli scaligeri sono condannati. Al conte Arvedi il compito di tornare ad investire in una società che negli ultimi avanti è andata avanti vendendo e vivendo alla giornata, grazie soprattutto ad un tecnico liquidato (troppo) in fretta.
AREZZO 5: se la gestione Conte meriterebbe anche meno, quella Sarri è degna di una piena sufficienza. Gli ultimi incredibili risultati dimostrano che senza penalizzazione i toscani avrebbero potuto lottare alla pari per difendere quella serie cadetta messa a rischio dagli errori del passato e dal rigore della giustizia sportiva.
PESCARA 3: proprio Sarri è stato l'unico allenatore che negli ultimi anni è riuscito a salvare gli abruzzesi sul campo. Il presidente Paterna non lo ha confermato, smantellando una squadra che era riuscita a fare tanto con poco. I risultati? Allenatori esonerati, epurazioni in vista, la C1 (e forse una nuova proprietà) in arrivo
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