IL NAPOLI PRIMA DELLA CHAMPIONS: POCHE GIOIE E MOLTI DOLORI DA ATTESA EUROPEA

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E così, siamo di nuovo punto e a capo. Il ritorno al successo contro il Chievo come un ricordo appena sbiadito, la partita con la Fiorentina e soprattutto la notte delle stelle contro il Chelsea già dietro l’angolo. Impegni serrati, che si susseguono in un crescendo di velocità ed importanza, come conviene alle squadre di rango. La Champions che ritorna dopo due mesi fa risorgere il grande punto interrogativo della stagione azzurra, ovvero la capacità di supportare il doppio impegno rimanendo competitivi su entrambi i fronti. I precedenti e la classifica parlano chiaro: i ragazzi di Mazzarri tanto sanno fare la voce grossa in Champions quanto sono in grado, in campionato, di occupare un mediocre settimo posto a distanze siderali dalla vetta. Volendo specificare ancora più il discorso, è un Napoli a due facce anche negli impegni immediatamente precedenti alle grandi notti europee. Sei partite giocate nel girone così brillantemente superato, sei gare di campionato equamente divise tra vittorie, pareggi e sconfitte. Il bilancio, visto dal di fuori, ovvero dai numeri nudi e crudi, può apparire appena confortante, ma la verità del pallone, che spesso sa dire molto di più di quattro cifre a casaccio, parla di un Napoli incapace di approcciare la gara quando dietro l’ultima curva si intravede il pallone bianco con le stellette a centrocampo. Le due vittorie sopraccitate, infatti, risalgono ad un Cesena-Napoli 1-3 (prima della trasferta a Manchester) e ad un Napoli-Lecce 4-2 (anteprima della notte di gloria di Villareal) che possono essere considerate come poco più che irrilevanti amichevoli. La gara del “Manuzzi” è la prima di campionato, storicamente utile solo ai fini della classifica, mentre la partita interna coi salentini racconta di un Lecce troppo allo sbando (la sconfitta a Napoli costò il posto all’allenatore giallorosso Di Francesco, sostituito da Serse Cosmi) per mettere in difficoltà gli azzurri. Vittorie buone per i punti, assolutamente non indicative sulla reale capacità degli azzurri di gestire gli impegni ravvicinati. Si pensi agli altri precedenti: i due pareggi parlano di zero gol fatti e zero subiti tra le due gare interne con Lazio (prima di Napoli-Manchester City) e proprio Fiorentina (prima della passerella interna col Villareal), le due sconfitte per 1-2 patite in casa col Parma (prima di Napoli-Bayern) e al “Massimino” di Catania (prima della trasferta a Monaco di Baviera) sono tra le più amare della stagione, veramente sintomatiche delle difficoltà azzurre nel gestire insieme un campionato ed una Champions di alto profilo.  Insomma, la verità dice che non si può stare tranquilli, tanto più che la classifica mediocre degli azzurri ha reso la partita col Chelsea, così come il ritorno in Coppa Italia col Siena, un vero e proprio snodo stagionale, dal risultato del quale si potrà iniziare a pesare la stagione del Napoli. Insomma, Firenze rischia di diventare, inconsciamente, una semplice tappa di avvicinamento alla “grande sfida” piuttosto che una partita da vincere (i viola di Rossi sono alla perenne ricerca della loro identità e vivono una stagione di semplice transizione) per riaprire interessanti discorsi in ottica campionato. Rischio scongiurabile solo con un Napoli diverso da quello delle ultime esibizioni, finalmente in grado di sorprendere l’avversario e capace di dosare al meglio le energie fisiche e mentali. La vittoria col Chievo ha restituito un minimo di serenità, ma l’ambiente ha bisogno di rinnovato entusiasmo dopo lo scoramento delle ultime settimane: passa da Firenze, prima che dall’impegno col Chelsea,  la speranza di riaccendere una stagione altrimenti stinta in una classifica da comuni mortali e cristallizzata in qualche semplice emozione lasciata urlare qui e lì. E poi, vuoi mettere di presentarti al cospetto di Villas-Boas e soci dopo aver clamorosamente riaperto il discorso-Champions  in chiave campionato? Provaci , Napoli, e fa che la musichetta della Champions non resti un’esecuzione di archi fine a sé stessa.

 

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