I soldi pubblici ai cittadini e non al calcio!

Siamo in una situazione non certo rosea, anzi, la pandemia continua ad avanzare ed il picco del virus non sembra ancora essere arrivato. Indubbiamente in tutti gli ambiti si sta ripercuotendo questa crisi senza fine, dalle imprese ai privati, dalle grandi catene ai piccoli commercianti, fino ad arrivare al calcio. Forse uno degli ultimi pensieri in questo momento, ma per chi di calcio vive, come i vertici delle leghe, i presidenti ed i calciatori, le questioni in sospeso sono veramente all’ordine del giorno.

Una delle tante questioni sicuramente e’ quella legata alle difficolta’ economiche in questo tempo di sospensione del campionato, e la conseguente richiesta dei club di tagliare gli stipendi e sperare nella collaborazione dei singoli calciatori e dell’assistenza dello Stato a riguardo. Serve un taglio drastico  dunque dei super stipendi dei calciatori, ma non solo, in quanto si e’ fatta largo l’ipotesi di chiedere al Governo un aiuto economico al fine di sostenere un settore che sta affrontando le sue ripercussioni. Insomma tutti devono affrontare questa battaglia (definita una guerra ad un fantasma), ma non si può stanziare attualmente un euro pubblico a favore del calcio, che pure ha una sua importanza nella società italiana (la terza industria italiana), ma e’ una questione di priorita’. Tuttavia un aspetto ben importante e’ che tante figure dipendono da questo ampio mondo, di conseguenza anche i presidenti delle squadre della massima serie calcistica italiana hanno inoltrato proposte, che vertono principalmente su di un appoggio economico, magari prospettandolo in un secondo momento. Ma nel Decreto Cura-Italia, in vigore dal 18 marzo, sono già rintracciabili alcune misure rivolte all’industria dello sport tra le quali spiccano la sospensione degli adempimenti fiscali fino al 31 maggio per le Federazioni, degli affitti di tutte le strutture sportive di proprietà dello Stato e l’indennità una tantum da 600 euro per i collaboratori delle società. Tali misure, non sono dirette solo ai grandi club di serie A, ma si rivolgono a tutte le societa’ sportive, a tutte le associazioni sportive dilettantistiche (ASD) e a tutti gli enti di promozione sportiva.

Devono fare sacrifici tanti altri settori, il calcio è importante ma i compensi sono ben superiori a quelli di qualsiasi altra attività, pubblica o privata. Insieme ce la si puo’ fare, ma solo se tutti iniziano a rinunciare a qualcosa.

Francesco Reale

Mi chiamo Francesco Reale, sono nato a Napoli ed ho 22 anni. Mi sono diplomato all’I.S.S Giancarlo Siani di Napoli ed attualmente frequento il terzo anno di università, presso la Federico II di Napoli, alla facoltà di lingue, culture e letterature moderne europee.

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