GOKHAN INLER: NAPOLEONE SENZA IMPERO
Sono passati solo cinque mesi, ma sembra un secolo. Era l’11 luglio, e Gokhan Inler veniva presentato alla stampa con un vero e proprio colpo di teatro: maschera leonina, parole ed atteggiamenti simili a quelli del re della foresta. Era il colpo gobbo del mercato per la Champions, il centrocampista perfetto per Mazzarri: indifferentemente regista e mastino, sciabola e fioretto insieme, testa da metronomo e grinta da gladiatore oltre ad una mazzata da fuori che evoca ricordi tetri a tutto l’ambiente azzurro (Napoli-Udinese, gran gol dalla distanza che ammazza il sogno-scudetto del Napoli ed esultanza repressa da “futuro ex”). Insomma, il giocatore fatto apposta per rinforzare la mediana del Napoli: fa niente se sono occorsi 18 milioni, fa niente se la trattativa è stata estenuante, ha subito rallentamenti e registrato inserimenti altrui (basti pensare alla Juventus, vicina allo svizzero prima di investire su Vidal). Inler era fatto per il Napoli e il Napoli accoglieva Inler come il vero messia del centrocampo. Eppure, come nella gran parte dei rapporti prematuramente annunciati come “grandi amori”, la scintilla è durata lo spazio di un mattino. O meglio, non è mai scoccata. Alla prova dei fatti, Inler si è rivelato un vero e proprio pesce fuor d’acqua negli schemi mazzarriani. Lento, inconcludente, spesso fuori dal vivo del gioco e mai veramente in grado di dare alla squadra il nerbo e il raziocinio di cui doveva essere profeta e portatore. Se le prime opache prestazioni sono state attribuite ad un adattamento necessariamente rapido (il Napoli mancava e manca di alternative valide a centrocampo, e Inler è stato costretto fin da subito a non saltare una partita), è inspiegabile che dopo cinque mesi il giocatore sia così palesemente in difficoltà. E sul piano fisico, e su quelli tattici e tecnici. E’ il vero e proprio anello debole della squadra, e si contano sulle dita di una mano le prestazioni veramente all’altezza. Il gol di Villareal, indubbiamente bello e decisivo, è però rimasto senza seguito, fine a sé stesso. E se si poteva pensare che era la stanchezza dell’impiego continuo e continuato una volta ogni tre giorni era correa di un rendimento scadente, il perpetuare di balbettii e prestazioni scialbe in questo gennaio senza Champions fa capire che il problema è più grosso, più importante, ed è sia di natura tattica (lo svizzero soffre la presenza di un solo giocatore di fianco su cui appoggiarsi e contare) che, soprattutto, mentale. E se anche i tifosi azzurri, indulgenti fino ad ora con il loro Napoleone, hanno preso a fischiare Inler ad ogni errore, vuol dire che la misura è davvero colma. Sarebbe bene che il ragazzo si prendesse un periodo di pausa, che si accomodasse un po’ in panchina per agevolare il suo recupero fisico e soprattutto psicologico. Sarebbe giusto per lui e sarebbe giusto anche per il Napoli, che ha creduto tanto in lui e ha il dovere di non bruciare ulteriormente il calciatore ma anche il proprio investimento economico. Sarebbe giusto, infine, anche per Dzemaili, un altro grosso investimento di Mister President De Laurentiis: pure l’ex Parma ha patito un inserimento difficile ed un Gargano in splendide condizioni, ma ha dimostrato di aver superato i suoi problemi e di essere sicuramente più vivo e pimpante del connazionale appassito. Questo Dzemaili, oggi, vale almeno tre volte l’abulico Inler di questa stagione, senza dimenticare il fatto che ci si approssima agli impegni di Champions e ci sarà una Coppa Italia da vincere, e un po’ di riposo “ricostituente” non può far altro che bene ad un giocatore che deve ritrovare sé stesso. E poi, vuoi vedere che un po’ di sana competitività interna non pungoli e stimoli Inler fino a fargli cacciare di nuovo gli artigli?