ETICA, SPORT E TIFO

Partiamo da Parma, dal castello di carta costruito da Tanzi, Presidente dal 92 al 2003 e cioè fino al crac parmalat. E’ di poche ore fa la notizia del rinvio a giudizio di ventisei persone (calciatori compresi) che fecero grande quella squadra. Quanti campioni, quanti successi: per la prima volta, una provinciale, riusciva a riempire la bacheca con titoli prestigiosi. Mancò solo il tricolore, quasi un dettaglio a fronte delle grandi imprese compiute. Poi, una folata di vento, ha cancellato i sogni ed ha fatto emergere la realtà: fine della favola, lavoratori sul lastrico e accuse pesantissime per il Cavalier Callisto. Dal passato contradditorio al presente, simile ad un incubo. Il patron Ghirardi non paga, non ha soldi, la mannaia della penalizzazione è pronta ad abbattersi sui ducali, già nei bassifondi, già depressi. La retrocessione è probabile ma il fallimento fa decisamente più paura. Tifosi in agitazione, Ghirardi contestato, accusato di voler far morire il club emiliano. Ha racimolato sei milioni, utili a pagare una sola mensilità; ne servivano trenta, non li ha trovati e ora rischia di affondare e di portarsi dietro i sogni della gente. Le stesse persone che non hanno dimenticato Tanzi, nel bene (enorme) e nel male (due volte più grande). Ma quel Parma passerà alla storia per aver vinto e stupito. Con mezzi poco chiari, con i soldi di persone poi finite sul lastrico che certo non conserveranno un buon ricordo di Tanzi e del Parma. Ma il rettangolo verde ha fornito agli almanacchi quei risultati eccezionali, incancellabili, nonostante tutto. Un vanto per i tifosi che, in ogni caso e ad ogni modo, ricorderanno quel Parma. I Ghirardi di turno, invece, sono proprio come i castelli di carta: se li porta via il vento.

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