ANTHONY BOGGI: DA GRAN RIFIUTO A GRANDI CAMBIAMENTI. E IL CIECO DI PERUGIA NICCHI RISCHIA…

ANTHONY BOGGI: DA GRAN RIFIUTO A GRANDI CAMBIAMENTI. E  IL CIECO DI PERUGIA NICCHI RISCHIA... src=

Tema elezioni alla presidenza dell'AIA: Marcello Nicchi, attuale presidente, annuncia la ricandidatura. Alla notizia un po' tutti fanno spallucce perchè c'è ben altro a cui pensare. Invece arriva la bomba inaspettata ma, chissà perchè, addirittura credibile.Robert Anthony Boggi e Matteo Apricena alzano la voce: "Due dirigenti nazionali e uno periferico hanno ricevuto telefonicamente dal Presidente dell'AIA Marcello Nicchi richiesta di sottoscrizione della propria candidatura. Tale richiesta è stata formulata con toni sprezzanti ed intimidatori dell'autonomia e della serenità che si deve garantire in un normale processo democratico".Un fulmine a ciel sereno per Nicchi già sotto la lente d'ingrandimento per ciò che il campionato italiano propone attraverso i propri direttori di gara.Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire chi è Marcello Nicchi e cosa è riuscito a combinare in questi ultimi tre anni.

Marcello Nicchi è nato ad Arezzo il 18 marzo 1953 e debuttò come arbitro nel 1988 sotto decisone dell'allora dirigente arbitrale Cesare Gussoni. Nel 1993 diventa internazionale per volere dell'allora designatore Paolo Casarin. Nel 1996 ricoprì il ruolo di quarto uomo a Wembley per la finale del campionato Europeo di England '96 tra Germania e Repubblica Ceca arbitrata da Pierluigi Pairetto.Leggendo questo si penserebbe chissà a quale grande fischietto, magari il mentore di Collina o della perfezione inesistente, invece la parte finale chiarisce le idee un po' a tutti: nel 1997 chiude la carriera sui campi a 44 anni, ma non per limiti d'età, bensì per volere dei suoi superiori dopo aver analizzato gli strafalcioni del campionato 1996-97. Uno dei tanti? Quello del 6 aprile 1997, stadio Renato Curi di Perugia e sfida tra Perugia e Napoli. Partenopei in vantaggio e dominatori della gara, ma nel secondo tempo il croato umbro Rapajc sbaglia sport e da un calcio d'angolo del compagno s'improvvisa pallavolista schiacciando, intendiamo letteralmente, con la mano sinistra il pallone alle spalle di Taglialatela. Un goal di mano visto anche a chilometri di distanza, ma non dal direttore di gara designato, Marcello Nicchi!Se come arbitro la carriera da 95 presenze non è stata altisonante allora sarà andata meglio come dirigente. Macchè. Nel 2006 si candida alla presidenza dell'AIA per l'era post calciopoli, ma fu battuto proprio da quel Cesare Gussoni che lo lanciò nel 1988. La presidenza, comunque, arriva tre anni più tardi, nel 2009 e nel giorno del suo insediamento un raggiante Nicchi annuncia la nuova era per il sistema arbitrale: "È una svolta storica per l'immagine della nostra associazione. Oggi inizia l'impegno vero. Finiscono le chiacchiere, cominciano i fatti: era ora. Non sarò un presidente a metà servizio, sarò un presidente disponibile per tutti". Che bello, finalmente, ci voleva una ventata nuova in una componente tanto delicata quanto bersagliata sempre e comunque.Arriviamo al 2012, esattamente al mese di febbraio. Marcello Nicchi è stufo e annuncia nuovi cambiamenti: "Il calcio mostra ogni domenica cose non gratificanti. applicheremo il regolamento in modo restrittivo su tutti i campi. Chi protesta verrà ammonito, se le proteste saranno fuori dalle righe ci sarà l'espulsione, così come per chi commetterà falli violenti e nell'incertezza se il fallo sia violento o meno, si butterà fuori il giocatore, così rimetteremo un po' di ordine in campo".Incredibile, dopo 24 anni nel settore tra arbitro e dirigente, Nicchi si accorge che in campo succedono cose non gratificanti. Sarà l'arguzia, la furbizia, quel non so che in stile Sherlock, ma c'è un però al quale un po' tutti fanno riferimento: prima di queste parole esisteva un regolamento che tollerava atteggiamenti violenti, proteste e offese?! Sembra un po' strano, ma le paroline magiche della "tolleranza zero" non sembrano affatto nuove.

Dopo quella dichiarazione, in campo, si è visto di tutto e di più anche peggio di prima. I vaffa erano all'ordine del giorno, falli violenti a iosa, per non parlare delle simulazioni in area di rigore. Tutto costernato dal classico duo-pesismo nel momento decisionale. Nicchi alla deriva? Macchè, a fine campionato è più raggiante di prima e annuncia nuovi cambiamenti, sensazionali. L'Italia è il primo paese che adotta nel proprio campionato una terna arbitrale completata da due addizionali, arbitri di porta, per garantire più occhi e maggiore trasparenza. La miglior decisione possibile, se non fosse che con ben 5 arbitri (di cui dei due addizionali non si sono ancora capite le vere mansioni) la prima prova è stata un flop di proporzioni bibliche (perfino negli Stati Uniti si parlò dello scandalo di Pechino) e dopo un mese e mezzo di campionato gli errori arbitrali sono aumentati ben del 40% rispetto al campionato precedente. Inutile perdere tempo, poi, nel cercare di capire come funziona il sistema meritocratico: Mazzoleni, il fenomeno di Pechino, arbitra la prima di campionato; Valeri, Damato e Tagliavento, tra i peggiori in questo inizio di torneo, quasi sempre utilizzati e nessun volto nuovo provenienti dalle serie minori per non parlare del duopesismo decisionale ampiamente accentuato.Questa la linea tracciata da Marcello Nicchi che oggi "impone" l'appoggio per la nuova candidatura. Dall'altra parte, però, c'è uno come Boggi totalmente diverso nello stile e nella preparazione.

Boggi, ex arbitro della sezione di Salerno, è nato a New York l'8 giugno del 1955. Debuttò in Serie B nel 1988 e nel 1990 arbitra per la prima volta in serie A un infuocato Bari-Lazio.  Proprio nel 1990 è decorato con il Premio "Giorgio Bernardi", destinato al miglior giovane arbitro debuttante in Serie A. Diventa internazionale nel 1996 e ci resta fino al 1999. Al raduno arbitrale della stagione 1999-2000, decide di chiudere l'attività di arbitro dopo 115 presenze perchè in totale disaccordo con il programma relativo al professionismo degli arbitri diretto dai designatori Bergamo e Pairetto (vedendo cosa successe sei anni più tardi, verrebbe da chiedersi a cosa era effettivamente ispirato quel programma).Nel 2006 viene designato da Luigi Agnolin come designatore degli arbitri di Serie C, ma nel 2005-2006 rassegna le dimissioni dopo alcuni contrasti con l'allora presidente AIA Cesare Gussoni rifiutando 90 mila euro per sottostare alle leggi del professionismo Abitrale. Boggi esternò la situazione con una lettera pubblica e per tale motivo fu inibito per due mesi dalla Commissione Disciplinare della FIgc oltre che al soprannome dell'uomo dal gran rifiuto.Uomo tutto d'un pezzo, pratico e razionale. Orgoglioso, se vogliamo, dei propri ideali e libero da pregiudizi geografici e politici. Lui, nato a New York ma campano a tutti gli effetti, con il proprio accento rimarcato, difficilmente accetta compromessi soprattutto quando alla base c'è un onestà individuale da difendere.Boggi torna all'attacco, ma cosa propone in tema di cambiamento in caso di presidenza? Qualcosa che va oltre il campanilismo finora visibile e ben più articolato di 5 inutili arbitri.In primo luogo, stop alla divisione tra CAN di A e CAN di B. Inaccettabile vedere come un arbitro della serie cadetta possa essere "premiato" con l'avanzata in massima serie mentre gli strafalcioni della massima categoria non possano essere "puniti" con la retrocessione in B. A questo, apriamo solo una piccola parentesi, c'è anche un discorso economico che lasciamo all'intuizione del lettore.In secondo luogo, via al processo d'immagine e trasparenza. Altro che arbitri addizionali, Boggi sarebbe pronto a piazzare il direttore di gara di fronte alle telecamere sotto autorizzazione della federazione. Chissà cosa avrebbe detto Mazzoleni dopo la supercoppa di Pechino. Ancora, sempre in tema di trasparenza, apertura ai bilanci nazionali e provinciali. Un tema che Nicchi non ha mai affrontato così come i 150 mila euro spesi per un convegno a Rimini e gli 800 euro di spesa per le tessere spedite tramite raccomandata direttamente presso le abitazioni degli elettori. Uno spreco in tempo di crisi di natura assoluta!In terzo luogo, investimenti. Il settore arbitrale deve ritrovare fiducia e ispirazione per i giovani, pertanto l'idea di una sinergia con le scuole per ritrovare il vero valore di una tessera ormai diventata alla mercé di chiunque. Infine, apertura verso social network e internet.Insomma, un cambiamento radicale in programma per l'uomo del "gran rifiuto", una svolta anche per rendere più omogeneo un settore controllato dai soliti noti per favorire le simpatie di altri soliti noti. La procura Federale, dopo l'esternazione di Boggi, ha deciso di aprire un inchiesta per far luce definitivamente sulla situazione (sperando che non finisca tutto a pane salame come per calciopoli o per il calcioscommesse) e magari, qualcuno, comincerà a pensare che il tempo dei riguardi è giunto effettivamente a conclusione

 

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