Albiol-Koulibaly: tandem a rischio

Tra le richieste economiche del senegalese e la nostalgia di casa dello spagnolo, il Napoli rischia di perdere la sua solida coppia difensiva. De Laurentiis non vuole cederli. O meglio, non deve

Non bastavano i rifiuti eccellenti, ultimo quello di un Lapadula per il quale persino Berlusconi avrebbe alzato la cornetta dal San Raffaele (si dice) per portarlo al Milan strappandolo alla concorrenza di mezza Italia. Al mercato finora asfittico del Napoli si aggiungono infatti inattese questioni interne. Gravi, intricate, pesanti. Specie tenendo conto del fatto che riguardano soggetti fino a ieri sicurissimi di vestire l’azzurro, persino più dello stesso Higuain. Raúl Albiol e Kalidou Koulibaly: un tandem garanzia di sicurezza nell’anno del ritorno in Champions, una coppia solida e stabile. Un binomio purtroppo a rischio rottura, causa l’eventuale addio di uno dei due componenti (o addirittura di entrambi…).

SOLDI, SOLDI, SOLDI… – Da tempo immemore il senegalese bussa a danari col club. O per meglio dire, il suo procuratore Bruno Satin. Il quale da diverse settimane fa pressing a mezzo stampa chiedendo a De Laurentiis di riconoscere i giusti meriti al suo assistito. Rinnovo e ritocco sensibile (molto, moltissimo) dell’ingaggio: semplice, no? Fin dal mese di marzo sono rimbalzati rumours abbastanza credibili sulle proposte del patron: contratto allungato di un anno fino al 2020 e ingaggio raddoppiato dagli attuali 800.000 euro a due milioni. Chiunque piegherebbe la testa e accetterebbe, alla luce degli indubbi progressi del difensore. Ma non Satin. Perspicace tanto nel rivolgersi a qualsiasi media quanto, evidentemente, nel persuadere Kouli a pensare all’addio. E nel consentirgli di rivelare pubblicamente le sue intenzioni. Non a un quotidiano di nicchia, bensì all’Équipe. Il sospetto che sedici giorni fa l’agente abbia architettato ad hoc quell’intervista viene facile, ancorché maligno.

SCELTE DI VITA – Diverso il discorso per lo spagnolo. Le voci sul suo ritorno a Valencia sono spuntate poco prima della fine del campionato, trasmesse dai colleghi di Plaza Deportiva, la voce privilegiata dei Taronjes. Nella Comunitat c’è assoluta convinzione circa la clamorosa rentrée di colui che dal Mestalla ha spiccato il volo, prima nel Real e nelle Furie Rosse come riserva di lusso, poi nel Napoli. Il desiderio dell’interessato di riabbracciare l’ambiente natio sarebbe più forte di tutto, pure della mancanza di liquidità caratterizzante il sodalizio di Peter Lim. Al magnate singaporiano serve liquidità: vendere e non svenarsi negli acquisti, questa la parola d’ordine. Ciò spiega come mai il Valencia, nell’eventualità di un’offerta al Napoli, non possa superare i 7-8 milioni di cui s’è vociferato. In tal senso la soluzione sarebbe una contropartita tecnica. E in effetti come merce di scambio è stato fatto il nome di Mustafi. Tuttavia il tedesco ha già chiarito via Twitter di voler pensare, per ora, solo al Valencia e agli Europei. Nei quali peraltro ha segnato all’Ucraina, con conseguente salita di quotazioni. Inoltre la volontà di Albiol supererebbe un altro scoglio, quello relativo all’ingaggio: per lui non sarebbe un guaio percepire meno dei due milioni e mezzo attualmente guadagnati a Napoli.

NOIE PER TUTTI – Lungi da noi l’idea di menare strali a Raúl e Kalidou. Che Albiol, prossimo ai trentun anni, voglia tornare nel club ov’è cresciuto, e magari ivi chiudere la sua onoratissima carriera, ci può stare. È umano che Koulibaly chieda al Napoli un logico e congruo rendiconto per le sue eccelse e straordinarie prestazioni. Se la dirigenza non l’ha ascoltato né s’è fatta viva (parole sue), è stato automatico per lui viaggiare con la mente a altri lidi, vedi alla voce Chelsea. Fatto sta che i destini dei due interessati rappresentano due brutte gatte da pelare. In primis per De Laurentiis. Certo, ha già alzato la voce in entrambi i casi e non poteva fare altrimenti. Del valenciano due settimane fa disse che per prenderlo servono quindici milioni: “Con sette o otto non posso comprarmi un sostituto”, chiosò. Quanto a Koulibaly, prima l’ha sgridato per l’affaire Equipe, poi ha ben pensato di tendergli la mano. Restando comunque fermo sulle sue idee: permanenza e rinnovo per altri due anni. Il modus operandi del presidente è quello giusto. Ma a metà. Se è vero che non gli mancano espedienti né economici né etici per trattenere i due difensori, è altrettanto vero che le due vicende rischiano, come al solito, di essere gestite in maniera troppo spicciola e poco organica. D’altronde tali sono gli azzardi di un organigramma poco corposo come quello partenopeo. E per di più siamo alle fasi preliminari, con due mesi e passa di mercato da vivere. E con un ritiro da svolgere. Chissà cosa accadrebbe se si andasse a Dimaro senza aver posto la parola fine alla diatriba. A quel punto lo stesso Sarri subirebbe le noie. Già non sarebbe facile per lui tenere tutti sulla corda, figuriamoci due giocatori con la testa rivolta altrove. Due giocatori da trattenere, assolutamente. Per il bene della squadra. E di una società finalmente capace di dare una prova di forza. Di quest’ultima non abbiamo ancora avuto barlume in questo primo scorcio di rovente estate napoletana.

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