TUTTI I SEGRETI DELLA SCHIACCIASASSI ROMAGNOLA

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Volendo utilizzare un neologismo calcistico talvolta abusato da qualche solone di casa nostra, il Rimini è una formazione camaleontica, basata bensì su di un pacchetto arretrato composto da quattro elementi, rodati ed affidabili, ma su di un assetto centrocampo-attacco estremamente variabile e mutevole. Davanti a Dei, la linea difensiva è pressoché quasi sempre la stessa: Mastronicola e Bravo impiegati lateralmente, con D’Angelo e (toh!) l’ex catanzarese Milone. Per il resto, almeno tre le variabili: 4-4-2, 4-2-3-1 o 4-3-3 più puro, senza escludere la possibilità di vedere un assetto, vuoi per scelta tattica, vuoi perché dettata dall’emergenza, basato un più prudente 4-4-1-1, con l’argentino Ricchiuti impiegato fra le due linee a supportare l’unica punta, uno tra Floccari, ex genoano dal gran senso del gol, e Docente, che la Juventus prelevò dal Gela due stagioni orsono, dopo che l’ex bambino prodigio (’83) aveva messo a segno tredici centri nel girone d’andata. Per la cronaca, uscito di scena lui il Gela precipitò giù in classifica e retrocesse in D, prima di essere nuovamente ripescato. Tuttavia, il motore del gioco offensivo è il serbo Muslimovic, sgusciante jolly d’attacco in grado di svariare su tutto il fronte offensivo, in maniera tale da non dare alcun punto di riferimento. In attacco, solito ballottaggio Docente-Floccari. Tutta questa grazia di Dio il buon Leo se la può permettere perchè dispone di una mediana di ferro. Tale è quella costituita da due ex campani, dalle caratteristiche tecnico-tattiche differenti ma, proprio in virtù di ciò, perfettamente complementari. Si tratta di Gianluca Di Giulio, cervello del centrocampo riminese, al Benevento per tre stagioni. Giunto nel Sannio nel 98-99, dietro input di Franco Dellisanti, tecnico che per lui stravede da sempre, Di Giulio ha vinto al suo primo anno in giallorosso il campionato di C/2, prima di essere ceduto proprio al Rimini nell’ottobre 2001, dopo un derby perso 2-1 ad Avellino, bissando nel 2003 la vittoria di Benevento. Contro il Napoli non ci sarà perché infortunato: al suo posto uno fra Russo e Caracciolo. L’altro ex campano è Renzo Tasso, ex Savoia, cagnaccio mordicaviglie in biancoscudato ai tempi della B. bravo a supplire a qualche lacuna tecnica con la sua grande generosità, Tasso è da sempre un pupillo di Franco Varrella, che portò con sé a Padova la stagione successiva al ritorno del Savoia in C/1. Anche qui, vittoria nel girone settentrionale del torneo di C/2 al primo colpo. Come dire che da queste parti la mentalità vincente non manca di certo. Non una corazzata il Rimini targato Leo Acori, eppure una squadra temuta, che fa della compattezza e della coralità di manovra le sue armi migliori, ciò che in pratica le ha consentito di innestare il turbo e distanziare la concorrenza. Non sarà che il segreto della forza dei romagnoli e della loro capacità di imporre il proprio gioco su qualsiasi terreno di gioco scendano in campo, sarà proprio in quest’allenatore pacato, elastico nei metodi ma non certo superficiale, e che conosce meglio di chiunque altro un ambientino non facile, nonostante l’apparente tranquillità e la conclamata bellezza del posto, che per anni ha conosciuto soltanto delusioni e sconfitte? Già perché le occasioni buttate nel recente passato per la promozione in C/1, con una valanga di play-off persi in extremis, hanno lascito il segno a Rimini. Una storia simile a quella del Catanzaro, dunque, che la truppa di Acori vorrebbe ripetere quest’anno, provando a conquistare la serie cadetta, dopo che la scorsa stagione ci si ritrovò ad uscire dai play-off per mano del Cesena di Fabrizio Castori, poi finito in B fra mille polemiche, non soltanto quelle connesse all’indecorosa gazzarra seguita al match di Lumezzane. Ora, però, pare arrivato il momento di dare un taglio con un passato fatto di troppe delusioni.

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