TERZO MONDO
Sei politico è il voto che prendono tutti i giocatori al fantacalcio, quando una partita viene sospesa. Zero politico è il voto che bisogna assegnare a tutto l’ambaradan dirigenziale del calcio italiano (e non solo del calcio). Passi per la C e al limite anche per la B, che non hanno pretese né manie di grandezza, ma quanto accaduto in questa settimana pre-natalizia su alcuni campi di serie A è una figura di… neve senza precedenti. Quattro partite rinviate a data da destinarsi a causa dell’ondata di gelo abbattutasi sull’Italia lo scorso weekend. Impraticabilità del campo? Magari, sarebbe stata una motivazione più che plausibile. Invece clamorosamente i terreni di gioco hanno retto una meraviglia, tanto che si sarebbe potuto giocare senza grossi traumi su ognuno dei campi colpiti dalla “sciagura”. È stata più che altro una questione di sicurezza, esigenza encomiabile se non fosse per un piccolo particolare: gli ipotetici pericoli giungevano da fattori che dovrebbero essere già a norma negli impianti di alto livello, soprattutto quelli del Nord che possono essere soggetti a disagi da grande freddo. È lampante, altrimenti non si spiega come mai nel resto d’Europa (sicuramente molto più “innevato” dell’Italia) questi problemi non ci sono quasi mai stati. In paesi molto meno sviluppati del nostro, come ad esempio l’Ucraina, per mesi interi dovrebbe essere tutto fermo, comprese le manifestazioni internazionali. Invece nessuno corre il rischio di farsi male a causa degli spalti ghiacciati e le partite possono giocarsi senza problemi. È l’intera sicurezza degli stadi italiani ad essere sempre in bilico, che sia la neve o qualunque altra situazione difficile. Una vergogna per un paese che si ritiene all’avanguardia in materia calcistica e che pretende di essere fra le prime nazioni europee in materia di tutto.
D’altronde quanto scritto in questo articolo non fa altro che ricalcare le dichiarazioni del presidente di Lega, Beretta, che peraltro non ha colpe evidenti essendosi insediato solo da qualche mese. “Gli stadi italiani non sono all’altezza del nostro calcio e non sono al passo con gli impianti europei: logico che vengano rinviate le partite”. Se lo dice il numero uno della Lega calcio c’è da credergli, così come bisogna prendere per buona, anche se con le molle, la soluzione da lui proposta. Forse sarebbe opportuno evitare colate di cemento incontrollate, scongiurando la costruzione da zero di mega-impianti con i soldi dei contribuenti, il reale obiettivo dei palazzinari a capo delle nostre squadre. Basterebbe anche dare quelli vecchi in gestione totale alle società calcistiche, vedrete poi con interessi diretti come anche gli attuali stadi antidiluviani sarebbero aggiornati e resi quantomeno “normali”, tali da evitare figuracce. Perché se non si trova in fretta una soluzione il rischio è che il nostro appeal agli occhi dell’Europa intera scenda ancor di più; poi non ci lamentiamo se le nostre pretese di candidarci ai prossimi Europei vengono disattese a vantaggio di qualche altro paese sottosviluppato.