Tatticamente – Victor Osimhen: personificazione di un “sistema di gioco”

La differenza tra Napoli e Spezia è stata oggettivamente imbarazzante: una di quelle partite semplici da raccontare per quanto sia stata scontata dall’inizio alla fine. All’andata fu un risultato abbastanza casuale, con il Napoli che tirò addirittura 29 volte in porta e lo Spezia bravo e fortunato nel vincere persino in inferiorità numerica. Al Picco, però, non c’è stata storia e la discrasia di valori è venuta nettamente a galla. La sensazione è che se Napoli-Spezia o Spezia-Napoli si giocasse altre dieci volte, finirebbe sempre come al ritorno e probabilmente mai più come al Maradona. Italiano sarà anche bravo, ma deve ancora farne di strada: d’altronde allena una squadra assai modesta, forse una delle meno attrezzate dell’intero campionato, eppure sta comunque rischiando di salvarsi. Gattuso, invece, Cagliari a parte, continua nel suo ruolino di marcia, ma soprattutto si sta godendo un Napoli dallo strapotere offensivo oramai devastante, che sta trovando in Osimhen il suo massimo esponente. Il nigeriano come Lukaku, in prospettiva futura – certo -, ma le premesse cominciano ad intravedersi: punto di riferimento di una squadra che gioca in verticale; una sorta di ‘sistema di gioco’ rappresentato da una sola individualità. Osimhen, oggi, è la personificazione migliore del tipo di calcio che sta mostrando il Napoli di Gattuso: anche nel gol del vantaggio – quello di Zielinski -, la squadra si muove tutta in funzione della sua prima punta. Lo Spezia aveva provato a metterla sul piano dell’aggressività, pressando a tutto campo, aggredendo i portatori di palla prima ed il compagno che l’avrebbe ricevuta poi. Il Napoli, però, ha letto correttamente il piano tattico di Italiano, lo ha aggirato velocemente con i mezzi che attualmente ha a disposizione: a cominciare proprio da uno scatenato Osimhen, fulcro di una squadra che sta capendo come servirlo al meglio, dopo un periodo – post infortunio e Covid – in cui aveva ricominciato a riabituarsi ad un centravanti diverso dall’ex Lille, come Petagna o peggio ancora Mertens (tutti estremamente, troppo diversi tra loro), e quindi faticato ad assecondare le caratteristiche del suo numero nove. Il Napoli è diventato ufficialmente dipendente da Victor Osimhen. Con Osimhen si gioca in un modo; senza Osimhen in un altro. Osimhen sta letteralmente ‘caratterizzando’ il Napoli di Gattuso. E la bella notizia è che non solo è un giocatore utile alla squadra – come forse dava adito a pensare -, ma anche estremamente efficace, freddo davanti alla porta: ha saltato praticamente un girone, ma è arrivato comunque in doppia cifra. Numeri significativi, che denotano una prolificità potenzialmente interessante. E poi lotta coi difensori avversari, aiuta la squadra a salire, allungandola nei momenti di difficoltà: fa tutto ciò che si richiede ad un centravanti moderno. In più segna. Non male per un classe ’98.

Così nasce la rete di Zielinski: lo Spezia va a prendere alto il Napoli, che senza troppi fronzoli non tenta di impelagarsi in passaggi rischiosi, ma verticalizza subito in avanti per Osimhen. Fino a qualche mese fa, quando Osimhen non era ancora disponibile, in questa specifica situazione di gioco il Napoli era sempre costretto a gestire il pallone dal basso oppure affidarsi alla fisicità di Petagna per tenere su’ qualche pallone. La differenza sostanziale, però, tra Petagna e Osimhen è che sono diametralmente opposti come tipologia di centravanti: uno accorcia, l’altro allunga la squadra; uno lo vuole addosso il pallone, l’altro sulla corsa, nello spazio. Un centravanti, in qualsiasi squadra di calcio, cambia completamente il volto di quella squadra stessa. E un giocatore particolare come Osimhen estremizza ancor di più questo concetto importantissimo: grazie al nigeriano, il Napoli può permettersi di proporre un calcio meno elaborato tecnicamente, ma più diretto. La bravura di Osimhen, poi, fa la differenza: non tutti gli attaccanti, infatti, anche quelli che hanno caratteristiche simili alle sue, sono capaci di chiamare la giocata al compagno (spesso un difensore o direttamente il portiere che devono scalcare il centrocampo) e prendersi la responsabilità di attaccare praticamente da solo contro una difesa interamente schierata.

 

Sembra la fotocopia dell’azione che partorisce il gol di Zielinski, di cui nel frame precedente vi abbiamo mostrato la genesi. Osimhen mette in difficoltà tutte le difese, ha detto Vincenzo Italiano a fine gara: qui lo vediamo all’opera in occasione del suo primo gol, che per metà è da condividere con Zielinski, autore di un assist meraviglioso, al bacio, d’esterno destro, di quelli che danno i giri contati alla sfera. Ballerina però la retroguardia ligure: il difensore davanti a Osimhen guarda solamente il pallone, dimenticandosi totalmente dell’uomo alle spalle; l’altro centrale, invece, è troppo distante dall’attaccante, che gli prende nettamente il tempo, partendo di gran lunga in anticipo. Se c’è una cosa sulla quale Osimhen può e deve ancora migliorare quella è il difetto di andare spesso in fuorigioco: con lo Spezia si è fatto trovare almeno un paio di volte ‘al di là’. Non in questo caso, però, quando parte addirittura dietro la linea del centrocampo, dove sarebbe stato comunque in posizione regolare, anche se si fosse trovato oltre gli avversari.

 

Questo è l’assist a Lozano di cui sopra: lungo consulto tra l’arbitro ed il Var a dimostrazione dell’episodio veramente al limite. Osimhen, insomma, mette in difficoltà non solo gli avversari ma anche gli arbitri quando devono osservarne, anche a video, i continui scatti in profondità. Il mestiere del guardalinee, quando in campo c’è uno come Osimhen, si complica ulteriormente: un po’ come Inzaghi, anche il nigeriano si muove spesso sulla linea dei difensori, anche se talvolta si dimentica di seguire l’azione, dando la sensazione di essersi leggermente distratto mentre il resto della squadra è attenta a recuperare il possesso. Nel momento in cui, però, un compagno alza la testa e scopre il pallone, Osimhen sa già da che parte andare: in avanti, semplicemente. Raramente, infatti, si preoccupa di venire incontro, legare il gioco, organizzare una manovra collettiva insieme a tutta la squadra. I maggiori dubbi nei confronti di Osimhen erano proprio legati al fatto che non sempre potesse sfoggiare le sue migliori qualità, specie in un calcio molto tattico come quello italiano; che potesse faticare contro difense chiuse, non avendo ancora sviluppato una grande tecnica individuale. La verità è che Osimhen sta migliorando a vista d’occhio in qualsiasi fondamentale e soprattutto sta dimostrando di poter adattarsi a qualsiasi partita, con o senza spazi: col Cagliari si smarca e controlla la palla in un fazzoletto, con due avversari addosso; con lo Spezia, invece, fa vedere tutto quello che già sapevamo già di lui.

 

Altra specialità di Osimhen è la pressione feroce, indiavolata: quando deve rincorrere qualcuno non si dà mai per vinto, lo insegue fino alla fine, fin quando ha energie per farlo. Nella peggiore delle ipotesi commette fallo, un gesto che comunque interrompe l’inizio azione avversario ed avviene in zone di campo innocue, dove un eventuale calcio di punizione non sarebbe affatto pericoloso come potrebbe esserne uno al limite della propria area di rigore. Ma in genere quell’atteggiamento conduce a qualcosa di positivo, come ad esempio un pallone recuperato o uno sbilanciamento dell’avversario che, sentendo il fiato sul collo dell’attaccante che pressa, è costretto a velocizzare la giocata rischiando di essere meno preciso in appoggio. Tornando al gol del Cagliari di una settimana fa, siamo certi che se Osimhen fosse rimasto in campo, Duncan non avrebbe avuto tutto quel tempo e soprattutto spazio per mettere la palla esattamente dove voleva. Al suo posto c’era Mertens, che ha dodici anni in più e pertanto meno energie di un giovane che ha tutta la voglia, l’entusiasmo di mettersi in mostra e rispondere – perché no – anche a qualche critica che può essergli servita da sprone.

Alessio Pizzo

Studente in Comunicazione Digitale, appassionato di calcio, tecnologia e buone letture. Vanta già esperienza giornalistica con 100 *100 Napoli

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