Tatticamente – I gol ritrovati a discapito dell’equilibrio: poco filtro a centrocampo
Napoli-Udinese ci ha riportati un pò indietro nel tempo. A qualche mese fa, all’inizio della stagione, quando non era ancora il Napoli di Ancelotti: la squadra subiva diversi (troppi) gol, spesso era costretta a rimontare per raggiungere vittorie a tratti insperate; reparti lunghi, una formazione sfilacciata senza equilibrio; da lì il cambio modulo che conosciamo. Con l’Udinese non è stata complessivamente una partita sofferta: il black out del primo tempo è durato qualche minuto, poi era prevedibile pensare che gli avversari calassero nella ripresa. Però delle riflessioni vanno fatte: l’emergenza a centrocampo ha costretto Zielinski, per esempio, a giocare in un ruolo che in questo momento non predilige: è evidente che il suo habitat naturale sia altrove, sulla sinistra; e perde parecchia spinta offensiva se viene sacrificato da mediano, ove gli viene richiesto anche un cospicuo contributo in fase di non possesso. Ma c’era da sostituire sia Diawara che Fabian, e allora la scelta è ricaduta per forza di cose su di lui. Con la sorpresa Younes schierata al suo posto, da esterno. Che poi un esterno a tutti gli effetti non lo è stato: ha qualità il ragazzo, il destro a giro “alla Insigne” e la rapidità nel breve del “primo” Mertens; deve capire come stare in campo quando il pallone ce l’hanno gli altri. Il momentaneo pareggio dell’Udinese è lampante: nasce da un suo evidente mal posizionamento; stringe quando non ce ne sarebbe bisogno, e non si allarga abbastanza quando invece dovrebbe dare copertura al terzino di fascia. Ma glielo concediamo: era alla prima da titolare e peraltro ha segnato un gran gol. La migliore notizia per Ancelotti per andare alla sosta tranquillo e riattaccare la spina in vista del crocevia Arsenal, è esattamente questa: i gol che gli attaccanti hanno ritrovato. Tutti a segno i quattro moschettieri: ognuno alla propria maniera. Nel tiro sporco di Callejon c’è l’intero riassunto del calcio verticale che Ancelotti ama sviluppare tra le linee, con tanti piccoli trequartisti che puntano la porta: Younes subito dritto per Mertens, Mertens per Callejon che da due passi non sbaglia. Un modo alternativo – alla pennellata di Insigne verso il secondo palo – di continuare ad esaltare le caratteristiche dello spagnolo nonostante l’assenza del suo rifinitore preferito: dopo un girone d’andata difficile, totalmente abulico dal punto di vista realizzativo, “Calleti” sembrerebbe tornato ai suoi livelli abituali. Ancelotti gli chiede un lavoro di maggiore responsabilità, di vivacizzare le proprie giocate come una qualsiasi ala d’attacco; come Younes, tanto per fare un nome (nuovo), che non teme il duello individuale, che si diverte nel saltare l’uomo e creare superiorità. Il 4-4-2 di Ancelotti somiglia sempre di più ad un 4-2-4 o per meglio di dire ad un 4-2-2-2: nella fattispecie Mertens e Milik di punta e Callejon e Younes alle loro spalle. In alcuni casi Mertens ha arretrato ulteriormente il raggio d’azione in appoggio a Milik, e si è messo in linea con gli altri due per formare una sorta di 4-2-3-1 di Beniteziana memoria.


