RISVEGLIO NAPOLI: I BIG TORNANO AL GOAL, LAZIO BATTUTA
LAZIO (4-1-4-1): Marchetti; Konko, Ciani, Cana, Radu; Biglia (82’ Onazi); Candreva, Gonzalez (62’ Floccari), Hernanes, Lulic (70’ Keita); Perea (Berisha, Strakosha, Dias, Novaretti, Pereirinha, Cavanda, Ederson, Ledesma, Anderson). All. Petkovic.
NAPOLI (4-2-3-1): Reina; Maggio, Albiol, Britos, Armero; Behrami, Inler; Insigne, Pandev (74’ Dzemaili), Callejon (93’ Bariti); Higuain (85’ Mertens) (Rafael, Colombo, Reveillere, Cannavaro, Uvini, Fernandez, Radosevic, Zapata). All. Benitez.
Arbitro: Bergonzi (Genova)
Guardalinee: Galloni (Lodi) – Marzaloni (Rimini)
IV uomo: Manganelli (Valdarno)
Arbitri di porta: De Marco (Chiavari) – Massa (Imperia)
Marcatori: 24’ Higuain (N), 25’ autorete Behrami (L), 51’ Pandev (N), 72’ Higuain (N), 88’ Keita (L), 91’ Callejon (N).
Ammoniti: Ciani (L), Radu (L), Britos (N), Armero (N),
Recupero: 1’ pt, 3’ st.
Angoli: 3-1 per il Napoli
Torna a sorridere il Napoli, nel momento più critico segnato da tre sconfitte consecutive tra Italia ed Europa. Si va via da un Olimpico semivuoto con tre punti pesanti frutto di quattro reti messe in carniere, a fronte comunque di altre due palle raccolte da Reina nella propria porta (settima partita consecutiva senza la casella bloccata a zero). Una vittoria importante dunque, potremmo dire meritata dagli azzurri, anche se non totalmente dati i nei messi in mostra dalla Banda Benitez. Nei dipesi dalle già note distrazioni difensive e da qualche sbaglio gratuito in fase d’impostazione, lì dove ci mette lo zampino pure una certa frenesia. Nei simbolizzati dai soliti noti, coloro che rendono questa squadra meno da piani alti. Indovinate chi…? Sì: Armero, in primis, per non parlare di Maggio. Riserve (non tantissime però) anche per i due mediani. Double face l’ex Pandev: male nel primo tempo, meglio nella ripresa per il goal (il secondo azzurro) e per l’assist a Higuain. Freddo e spietato il Pipita. Prezioso Insigne, utilissimo Mertens negli ultimi minuti, in leggera ripresa Callejon. Se non fosse stato per la loro concretezza, per il Ciuccio il riscatto sarebbe stato rimandato a chissà quanto. E Roma e Juve sarebbero scappate viepiù, con Fiorentina e Inter scalpitanti dietro.
A parte lo sfortunato intermezzo europeo, Don Rafael, alle prese con la grave assenza di Hamsik, ripropone l’undici iniziale anti-Parma, lasciando in panca Reveillere e Mertens. Confermati, dunque, Armero sulla corsia sinistra e Goran come trequartista centrale attorniato da Insigne e Callejon che, alle spalle di Higuain, si scambiano di posizione: il frattese a destra, l’andaluso a sinistra. Nessuna modifica a centrocampo: i mediani rimangono due, Inler e Behrami. In difesa, oltre al colombiano, ci sono ancora Maggio, Albiol e Britos. Se a Napoli si è mugugnato, sulla sponda biancoceleste del Tevere non è stata una settimana tranquillissima tra le voci sul futuro di Petkovic e la triste vicenda dei tifosi biancocelesti bloccati a Varsavia nella trasferta di Europa League. Ad ogni modo, il tecnico serbo preferisce abbottonarsi con un 4-1-4-1, in cui come unica punta, mancante Klose, c’è Perea e non Floccari. Dietro al colombiano agiscono Candreva, Gonzalez, Hernanes e Lulic. Biglia funge da mediano arretrato, gli fanno scudo in difesa Ciani e Cana centrali, coadiuvati Konko e Radu. Il momento di ricordare la scomparsa dell’indimenticato ‘Fornaretto’ Amadei (171 presenze e 47 reti in azzurro) e si comincia. E i primissimi minuti non sono promettenti: domina la confusione, anche se l’impressione che destano gli azzurri è di voler combinare qualcosa di positivo, almeno perché mostrano un minimo di aggressività. Ma la Lazio prende subito le misure e già al 5’, complice la solita dormita di Armero, arriva vicina al goal: il colombiano si dimentica di Candreva su sventagliata di Lulic e l’esterno capitolino, in area, s’aggiusta la sfera sul destro fallendo il bersaglio di poco a lato. I partenopei non stanno a guardare: al 9’ Callejon scalda un pochino le mani di Marchetti, con un tiro-cross che l’estremo difensore laziale si trova costretto a deviare oltre la traversa. Tuttavia c’è poco spazio per il bel gioco: le due compagini si annullano a vicenda, specie sulle corsie laterali, ma anche centralmente; per gli azzurri il compito è ancor più arduo, data la cronica mancanza di un uomo d’ordine, e le difficoltà sono accentuate dalla folta densità attuata dai biancocelesti in linea mediana: i chicos di Benitez, di fatto, sono tagliati in due. E da parte loro non mancano i soliti buchi difensivi. Tipo quello di Albiol sull’abile Perea, il quale libera al tiro Hernanes dal limite: Reina c’è (16’). Oppure quelli provocati dall’incorreggibile Armero, che nel giro di un paio di minuti libera per ben tre volte Candreva sul lato destro: due traversoni bloccati dal portierone spagnolo nei primi due casi, un tiro a rete (20’) nel terzo, su cui Reina blocca di nuovo. Altra conclusione laziale al 21’: stavolta è Konko a mancare la mira dai 25 metri, ancora di destro. Al 24’ però, inaspettatamente o quasi, il Napoli passa: Higuain prende palla a centrocampo, supera di slancio Cana, elude la dura guardia di Ciani e con un rasoterra di destro beffa Marchetti. Ma nemmeno il tempo di gioire ed ecco l’usuale regalo della difesa partenopea, appena un minuto dopo: Armero non si oppone al cross da destra di Candreva, Britos cicca nel tentativo di anticipare Perea e la palla carambola sul piedone di Behrami ingannando Reina. Un bel suicidio plurimo, non c’è che dire. Eppure, malgrado lo shock, il Napoli non si scompone e si rigetta in avanti, arrivando a tirare persino con l’ex di turno Pandev al 27’: bella la preparazione (dribbling da fermo su Cana), male l’esecuzione, Marchetti para facile. La chance è un po’ lo specchio della poca utilità del macedone. Al Pipita va pure peggio un minuto dopo: è ai 28 metri ma, anziché servire Callejon libero a destra, preferisce concludere col mancino, spedendo la sfera a lato. Gli azzurri fanno gioco, facilitati dalla pressione non asfissiante della Lazio dalla cintola in su, e al 36’ vanno ancora in goal con Higuain, peccato però che Gonzalo si trovi in offside nel momento di ribadire in rete la respinta di Marchetti su tiro di Insigne. La squadra di Petkovic ha tuttavia un sussulto al 38’: Britos e Inler si rimpallano a vicenda al limite dell’area (aridaje coi regali …), Hernanes s’avventa sulla sfera entrando in area, ma Reina lo copre costringendolo a tirare fuori. Da lì in poi, tra sterili manovre azzurre e chiusure biancocelesti poco faticose, con qualche falletto inutile a fare da contorno, la prima frazione scivola pressoché nella noia e potrebbe finire in santa pace, se non fosse che al 45’ ancora Armero regala palla a Candreva, il quale arriva sul fondo dalla destra e lascia partire un traversone rasoterra che attraversa lo specchio della porta di Reina, senza però trovare compagni pronti all’appuntamento. Non malissimo il Ciuccio, anzi, al cospetto di un’Aquila ben organizzata e volitiva. Non malissimo soprattutto rispetto allo spettacolo avvilente offerto col Parma. Ma resta sempre la stessa impressione: lì in mezzo qualcuno non è da Napoli. Inutile fare nomi: rileggendo la cronaca dal primo rigo potreste capire a chi ci riferiamo ….
Tuttavia le paure arrivano subito per i non pochi sostenitori partenopei calati a Roma: Britos sbaglia subito due disimpegni ed Hernanes, già al 46’, si prepara la mattonella dal limite, senza trovare opposizioni, e spara il mancino: a lato di un metro. La risposta del Napoli arriva, sempre da fuori area, con Inler due minuti dopo: sinistro a palombella, palla oltre la traversa. Al 51’ altra sorpresa inattesa e piacevole per gli azzurri: Higuain raccoglie una respinta su punizione di Insigne e la mette in mezzo dal vertice sinistro; Maggio spizza di destra, Pandev difende la sfera spalle alla porta e, approfittando della colpevole caduta di Biglia, si gira e di destro supera Marchetti. Non è il primo goal da ex per Goran, ma potrebbe essere pesantissimo più degli altri, specie alla luce della smodatissima esultanza con cui il macedone festeggia (ne ha ben donde, con tutto il rispetto per il pubblico laziale). Il copione da allora in poi si delinea nella maniera più ovvia: Lazio avanti a testa bassa, Napoli dietro a coprire col solo Higuain a tenersi in zona d’attacco per ogni evenienza. Ma tale evenienza non capita spesso, visto che talvolta Inler e compagni sbagliano gli appoggi più semplici e concedono un po’ troppo campo ai biancocelesti. Ad Hernanes, per esempio, al 58’, e meno male che lo shoot dal limite del Profeta finisce alle stelle. Tuttavia Pandev sembra essersi ringalluzzito grazie al goal, dacché vede Higuain scattare in area a destra, il Pipita dal fondo la fa passare tra le gambe di Marchetti, ma tra gli azzurri non c’è nessuno sotto porta (59’). Poco dopo Petkovic leva Gonzalez e inserisce Floccari: gli attaccanti passano a due e Biglia scala in avanti. Al 65’ altro regalo azzurro: Inler svirgola all’indietro, Maggio e Albiol la mancano entrambi di testa e Lulic, appena dentro l’area, tira di destro facendosi frenare da Reina. Un minuto dopo ci prova anche Radu, con un diagonale mancino dal limite: a lato di poco. Petko tenta il tutto per tutto: dentro Keita, un’altra punta, fuori Lulic. La Lazio fa casa e bottega nella metà campo azzurra, finanche a rischio di liberare praterie spianate per i contropiede del Ciuccio. E proprio su uno di questi, al 72’, ancora Pandev indovina il corridoio perfetto per Higuain, Gonzalo si beve l’impreciso Cana e, a tu per tu con Marchetti, lo fulmina imparabilmente con un diagonale destro: e bravo il Pipita! Avanti di due reti, Benitez pensa bene di fare un po’ di mucchio a centrocampo, in modo da non lasciare il fianco scoperto centralmente: dentro Dzemaili, fuori Pandev beccato dai fischi impietosi dei suoi ex tifosi. Demoralizzata dalla stoccata di Higuain, la Lazio torna a farsi vedere dalle parti di Reina solo al 78’, allorquando Candreva tenta il colpaccio su punizione da oltre 25 metri: ampiamente a lato. Più pericoloso il trequartista romano sulla nuova dormita di Armero, il quale gli consente di entrare in area ove però trova la pronta uscita di Pepe a sbarrargli la strada (81’). Ogni tanto il Napoli qualche sortita offensiva la produce, come quando all’85’ Insigne, ricevuta palla da Armero, conclude al volo di destro, ma manda la sfera oltre la sbarra traversale. Sembra tutto scorrere liscio, e invece all’88’ un altro pisolino collettivo azzurro riapre il match, dacché Keita, ricevuta palla, si fa tutta l’area da sinistra a destra senza che nessuno, ma proprio nessuno, gli metta le ganasce impedendogli di scaricare sotto l’incrocio un destro imprendibile per Reina. I tifosi azzurri vorrebbero maledire (come non dargli torto?) l’imbambolata di gruppo. Così come vorrebbero maledire la sostituzione, avvenuta poco prima, di Mertens per Higuain, non foss’altro per la mancanza di peso in attacco in una fase del match dove il baricentro alto è fondamentale. E invece proprio il belga, al 91’, estirpa palla dai piedi del distratto Ciani e lancia la volata in verticale a Callejon, il quale batte Marchetti per la quarta volta con un bel destro rasoterra. E’ la fine dei giochi. E’ la caduta all’inferno per i biancocelesti, contestati dai loro sostenitori (con cui vanno a rapporto subito dopo il fischio finale): un’umiliazione forse immeritata, anche alla luce dei problemi provocati ai partenopei nel corso del match, grazie alla loro distinta quadratura e al loro generoso impegno. Un impegno vano contro un Napoli per cui sembra essere tornato il sereno, almeno dal punto di vista dei risultati. Speriamo che sereno davvero sia. Ma l’ennesima prestazione scialba degli uomini sovracitati deve fungere da memo per De Laurentiis presente in tribuna all’Olimpico: a Gennaio servono elementi utili alla causa, se si vuol restare lassù. Non vogliamo essere petulanti. E in attesa del mercato, godiamoci questi tre punti d’oro.