REPICE IN ESCLUSIVA A PIANETANAPOLI: “BENITEZ E’ UN DOMATORE DI LEONI, HA LA PERSONALITA’ GIUSTA PER VINCERE. A ROMA C’E’ TANTA VOGLIA, NON SI TRATTA DI TECNICA O DI TATTICA MA DI MENTALITA’. HAMSIK PUO’ FAR SALTARE IL BANCO

Salve Francesco, grazie mille per aver accettato il nostro invito. Partiamo da una domanda che ci incuriosisce molto: cosa si prova a “raccontare” una partita di calcio a persone che non possono vedere le immagini?

 

“Grazie a voi per il pensiero. Penso che il racconto rispetto alle immagini debba essere più scandito e timbrato dal ritmo. Si tratta di essere aderenti alla cronaca. Si prova un senso di affrancamento dal giudizio e dal commentare, si è scevri da ogni tentazione. Noi siamo gli occhi del tifoso e con le nostre parole dobbiamo dire al tifoso dov'è il pallone. Ognuno spera che il pallone si indirizzi verso una certa strada, poi la prodezza, l'errore si commenta nel dopo partita. Noi abbiamo tempo solo di raccontare dove andrà il pallone”

 

Ci può raccontare il suo esordio da radiocronista e le emozioni che ha provato prima del fischio d’inizio della sua “prima volta”?

“Più che la partita mi ricordo la sigla d'inizio. Una partita complicata, un Roma Bologna di qualche tempo fa dove era in scena una “panolada” dei tifosi giallorossi contro gli arbitri. Ricordo l'emozione clamorosa di sentire la sigla, quella sigla bellissima che quasi tutti gli appassionati di calcio conoscono. Non c'era timore o paura, era tutto elettrizzante, c'era solo voglia di far partire la voce, come la partenza di un gran premio di Formula 1, aspetti che il semaforo si spenga per partire. Adrenalina pura”

 

La partita che più l’ha emozionata e il gol più bello che abbia commentato dal vivo?

“La partita più emozionante di sicuro la finale di Coppa dei Campioni a Londra tra Manchester United e Barcellona. I motivi sono tantissimi. Da una parte il Barcellona che giocava un calcio stellare, dall'altra parte il Manchester era ridotto a comparsa, e questo sembrava clamoroso visto il potenziale della rosa. Poi soprattutto per Abidal, per la fascia di capitano ceduta e la possibilità di alzare la coppa dopo tutto quello che aveva patito. Mi è stata data la possibilità di raccontare una delle storie più belle ed emozionanti del calcio. Per quanto riguarda il gol più bello non saprei scegliere, ce ne sono tantissimi. Meraviglioso è proprio l'ultimo che ho raccontato, il terzo gol della Roma a Milano, quello di Florenzi. La magia di Totti, la velocità di Strootman, il tiro violentissimo dello stesso Florenzi. Tutto successo in pochissimi secondi e lineare, si sposava benissimo con la radiocronaca, tutto senza interruzioni, tutto perfetto, pulito, senza alcun intervento difensivo che sporchi la palla, facilissimo da raccontare, emozionante”.

 

SERIE A – Passando all’attualità: il prossimo turno di campionato prevede l’incontro fra Roma e Napoli, un big match. Chi l'ha sorpresa di più in termini di gioco e personalità? Che partita si aspetta?

“Nessuna delle due è una sorpresa. Molti si meravigliano della Roma, ma immaginavo che la voglia di riscatto di questa squadra accompagnata dalla personalità dell'allenatore avesse fatto sì che l'inizio sarebbe stato molto positivo. Non so cosa si potesse aspettare dal Napoli, a conti fatti ha sbagliato solo due partite finora. Una in casa con il Sassuolo, e lì ci si può appellare, ma l'altra a Londra con l'Arsenal che guida la Premier e sta giocando un calcio meraviglioso, una squadra difficile da affrontare. In Inghilterra, in Germania, in Spagna e in Francia con Psg e Monaco c'è un vantaggio netto sulle squadre italiane perché c'è un maggior investimento e non è uno scandalo perdere a Londra. Ci può stare anche il pareggio contro il Sassuolo perché era alla disperazione, alla canna del gas. Non trovo nulla di sorprendente in entrambe le squadre”.

 

ROMA – Si aspettava che, proprio nell’anno delle cessioni dei due giovani più promettenti (Lamela e Maqruinhos) e con un allenatore alla prima esperienza in Italia, la squadra potesse rendere in questo modo? Merito di Rudi Garcia o di qualche nuovo acquisto che ha cambiato la squadra?

 

“Nessun nuovo acquisto che cambia la squadra. Il giocatore che cambia le partite è già in casa della Roma da 20 anni ed è Francesco Totti. L'acquisto che può cambiare il centrocampo è De Rossi dopo un paio di stagioni d'appannamento, ora è tornato ai suoi livelli. A parte la bravura di Garcia c'è una voglia di riscatto culminata nella sconfitta nel derby di Coppa Italia e che ora sta portando i risultati che vediamo. Non si tratta di tecnica o di tattica ma di personalità per dimostrare di non essere scarsi ma di essere lì per meriti e di poter conquistare un posto in Champions League”

 

NAPOLI – Nel Napoli invece dopo l'addio di Cavani e Mazzarri, c'è stata una vera e propria rivoluzione. Quale sarà l'elemento caratterizzante che potrebbe portare la squadra a puntare seriamente allo scudetto? L'arrivo di Benitez o l'acquisto di un attaccante esperto e completo come Gonzalo Higuain? 

 

“Credo che l'elemento fondamentale sia la capacità di vincere di Benitez. A parte l'Inter, che lì è un discorso a parte e si cavalca anche l'estetica, Benitez ha vinto , ha la mentalità giusta per vincere, ti porta a casa i risultati, ha esperienza ed è un tecnico abituato a gestire spogliatoi con giocatori di grande personalità. Il problema per un grande allenatore non è fare IL grande allenatore ma fare il domatore di leoni. La cosa più importante è gestire lo spogliatoio, giocatori frizzanti diciamo così. E' così che si pongono le basi per una stagione di successo e Benitez ha grande personalità per farlo, ha l'attitudine a vincere e dal punto di vista tecnico non si discute”.

 

I giallorossi dopo due annate da dimenticare sono ripartiti da zero e ora si ritrovano imbattuti grazie al nuovo tecnico Garcia, il Napoli ha cambiato dopo tanti anni e ha ricostruito con Benitez. Chi ha realizzato il lavoro migliore finora? Chi ha avuto più difficoltà tra i due tecnici?

 

“Credo Garcia, l'ha detto lui stesso dello sconforto dopo una stagione fallimentare e il derby perso. C'era da rivitalizzare l'ambiente, ricordo la frase in ritiro “chi contesta è della Lazio”, qualcosa di simile ai tifosi della Roma si può dire solo se si hanno i cosiddetti attributi. Credo che in questo senso abbia influito più di Benitez che comunque ha trovato una situazione vincente, il Napoli si è ritrovato cammin facendo da grande squadra e lo spagnolo ha dovuto faticare meno rispetto al francese”

 

Da giovane 28enne mi sorprende la rivalità tra le due squadre, considerando soprattutto quanto simili sono le piazze di Napoli e Roma, ha ricordi del gemellaggio presente tra le due squadre? Secondo lei sarà possibile un giorno restaurare un idillio tra le due tifoserie?

 

“Posso dire con estrema tranquillità che quei gemellaggi li ricordo benissimo. Ero allo stadio a vedere Napoli Roma e Roma Napoli e ricordo il rapporto tra le tifoserie e come si viveva l'evento. Non so cosa sia successo, non mi riconosco più nel calcio di adesso, da come viene interpretato dalle curve. Ricordo la curva come momento di aggregazione anche da persone che erano in disaccordo su tutto. Negli anni 70 l'ambiente a Roma politicamente era per così dire distruttivo. C'erano ragazzi che uscivano con catene e pistole, fronti opposti politici che si davano battaglia nella capitale e anche a Milano. Però queste diversità e queste contrapposizioni in una curva si azzeravano, perché c'era l'amore per la squadra. Vedere due ragazzi di due quartieri differenti con stessa sciarpa, abbracciati, era qualcosa di commovente. Quello che succede oggi non lo capisco, lo capisco solo se lo associo al business e mi può dare qualche risposta razionale. Faccio grande fatica, probabilmente penso qualcosa che non è più di moda, le cose sono cambiate e non sono stato al passo con i tempi”

 

Tornando a Roma Napoli, oltre all'eterno Totti quale potrebbe essere il giocatore che potrebbe far saltare gli equilibri da una parte e dall'altra?

 

“Hamsik. Il suo è un ruolo che rompe gli equilibri. Ci sono giocatori che nel corso degli anni sono nati grazie a Spalletti che aveva ritagliato al meglio per Perrotta la posizione di incursore dietro le punte. Un giocatore che sbuca dal nulla e che fa male, è letale. Marchisio, Perrotta e ora Hamsik, non come valore assoluto ma come caratteristiche tattiche sono accomunati da questa specialità. Lo slovacco può far saltare il banco”.

 

NAZIONALE  Chi vede come favorita tra le nazionali che parteciperanno al prossimo mondiale, quale potrebbe essere la sorpresa?

 

“La favorita è inutile dirlo, è ovviamente il Brasile. Nella semifinale del 2006 dissi ad un collega poco prima della partita: “Ma ti immagini che questi si sono organizzati il mondiale per farlo vincere all'Italia?” Diciamo che questo vale anche per il Brasile ma in maniera esponenziale. I padroni di casa sono assolutamente i favoriti. La sorpresa può essere l'Italia, oggi al 15 ottobre. Ho passato 10 giorni con la Nazionale e con Balotelli ogni giorno è un giorno nuovo. Ho scoperto che un'ora sì e un'ora devo vedere su Twitter se questo ragazzo ha scritto qualcosa, nella speranza che non lo faccia perché altrimenti son dolori. A Quarto ci si allenava nel campo di una società sottratta alla camorra e ovviamente leggere quel tweet crea problemi. E' da 10 giorni che stiamo vivendo una vera e proprio Cambogia. Mi auguro che questo ragazzo giochi a pallone e se il numero 10 della Roma arriva a queste condizioni a maggio e accetta la convocazione, attirerà un po' di attenzione su di sé, libererà Mario e permetterà di dire la nostra. Con Balotelli, Totti e Rossi pareggiamo in attacco i conti con Brasile e Argentina. Iniziamo a poter mettere pressione alle altre”.

 

NAZIONALE – Cosa pensa della gestione di Prandelli?

 

“Sta facendo quello che può. Fa i salti mortali con il codice etico e cerca di trovare una sorta di compromesso. La mia opinione personalissima è che Prandelli abbia fatto quello che aveva nella testa. Dopo le minacce all'arbitro di Milan Napoli Balotelli è stato convocato ma non è stato fatto giocare, secondo me era quella l'idea di Prandelli. Ci sono tanti se e tanti ma, staremo a vedere”

 

Ultima domanda: sappiamo che, oltre ad essere un grande radiocronista, lei è anche un abile paroliere. Dovessi scegliere il testo di una canzone da dedicare all’infinito Francesco Totti o a mostri sacri come Maradona quale sarebbe?

 

“Tutti coloro che guardano il calcio e che amano vedere questo pallone rotolare sull'erba dovrebbero dedicare una canzone a Totti dal titolo semplice “Grazie”. Ricordo gesti tecnici di Zidane, i tocchi di Maradona che cambiava continuamente direzione con la palla attaccata al piede sinistro e la testa alta, insomma vedere giocare questi fuoriclasse non può che spingerti a dedicare un immenso “Grazie”.  

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