“Reds”: storia e passione di una matta tifoseria
I Reds, cosi vengono chiamati i tifosi della squadra inglese, molto probabilmente hanno ereditato questo termine grazie al loro famosissimo coro : ” You’ll never walk alone ”, che sono soliti cantare prima e dopo, rispettivamente, del fischio d’inizio e di quello finale. Un coro così coinvolgente che non solo esalta ed emoziona i giocatori in campo ma anche le tifoserie avversarie che spesso e volentieri, lo copiano e lo cantano nei propri stadi.
Se è vero che i fans del Liverpool sono tifosi calorosi e romantici, è anche vero che sono molto sfortunati. Nella loro storia ultracentenaria sono stati protagonisti di alcune vicende tra le più tristi e nere dell’intero panorama calcistico europeo e mondiale.
Partiamo da quella più famosa, Stadio Heysel di Bruxelles 29 Maggio 1985, era in procinto di inziare la finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus. Tutto cominciò poco prima del fischio d’inzio quando i tifosi del Liverpool, gli Hooligans sfondarono le reti divisorie per dirigersi verso la tifoseria juventina, la quale però era dall’altra parte dello stadio, infatti i tifosi inglesi non riuscirono mai a raggiungere la tifoseria italiana ma caricò gli spettatori che erano nel settore tra le due curve, alcuni di questi spaventati e impauriti di finire travolti dagli inglesi, decisero di scappare lanciandosi dal settore verso il campo, altri furono letteralmente calpestati dalla ressa di gente che si era creata, ebbene il bollettino finale fu di 39 vittime.
Anche l’origine del nome della mitica Curva dell’Anfield Road, la “Kop”, racconta di una storia triste. Prima di diventare la “casa adottiva” dei tifosi del Liverpool, la Kop era una collina sudafricana che fu conquistata dalla truppe britanniche il 23 Gennaio 1900 nella guerra anglo-boera e che l’indomani diventò terra di scontro dove persero la vita oltre 500 soldati tra i quali la metà originaria di Liverpool. L’attribuzione del nome “Kop” fu data da un giornalista del Liverpool Post e successivamente avallata da tutta la tifoseria dei reds.
A fine anni ’70, i tifosi del Liverpool e i loro gruppi organizzati, sono i primi a viaggiare in giro per l’Europa grazie alla cavalcate europee della propria squadra. Questo permette loro di scontrarsi con altre realtà e altre culture ma anche di dare vita a quella che punta a diventare una delle mode più diffuse di quel tempo e tuttora di grande risalto tra i tifosi delle curve italiane: il fenomeno del Casual. I tifosi del Liverpool, avendo la fortuna di girare l’Europa per la loro squadra possono acquistare (o addirittura rubare) capi firmati di marche che, a causa dello scarso import export del tempo, in Inghilterra erano del tutto sconosciute. Le firme italiane prediligono: Fila, Sergio Tacchini, Ellesse oltre a marche più conosciute come Puma o Adidas. I casual, che si distinguono dalle altre mode proprio per il loro modo di non indossare i colori della propria squadra vestendo capi firmati di tutti i tipi, si diffondono in fretta sul suolo inglese e con il tempo hanno il semplice scopo di mimetizzarsi con i tifosi normali in modo da eludere le scorte o i controlli della polizia e scontrarsi più facilmente con i tifosi avversari.
Il “piano” inizialmente funziona ma con il tempo anche gli organi di sicurezza di adeguano alle mode e vista l’omologazione della maggioranza dei tifosi e la diffusione di capi firmati come Henry Loyds o Stone Island, è ora più facile riconoscere i tifosi vestiti in quella maniera per differirli da quelli “normali”.
Dalla creazione del calcio fino alla diffusione di alcune delle mode più conosciute del mondo: l’Inghilterra, per il calcio, è una fonte inesauribile di spunti, storia e tradizione.