PICCOLI PROBLEMI DI CUORE

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Il Napoli esce con le ossa rotte dal battesimo del Grande Calcio, e dimostra ai tifosi (e a se stesso) che i bagliori di Coppa Italia con squadre di categoria inferiore erano tutt'altro che indicativi. Cade subito un mito, poiché la sconfitta casalinga col Cagliari è la prima dopo circa due anni, e quindi viene meno (finalmente, verrebbe da dire, se non parlassimo di un brutto tonfo) uno dei principali vanti di chi detta leggi e giustificazioni, l'imbattibilità interna. Esordio peggiore non poteva esserci, per la matricola terribile del campionato, che oggi di davvero terribile ha fatto vedere soltanto il gioco.

C'è comunque da fornire alcune attenuanti, quelle è sempre facilissimo trovarle per chi lavora proprio per questo. La giustificazione più gettonata, manco a dirlo, è stata il grande caldo, ma a quel punto ai più arguti si pone subito una domanda: il Cagliari giocava forse con l'aria condizionata? Archiviata questa patetica scusa, si può dire di certo che si è fatta sentire molto l'assenza dei due pilastri difensivi, Domizzi e Cannavaro. E a questo punto speriamo che campino cent'anni, perché i rincalzi, Maldonado su tutti, hanno mostrato ampiamente i loro limiti, seppur non si giocasse certo con una squadra candidata all'Europa. Si può dire che c'è bisogno di trovare l'amalgama fra senatori e nuovi arrivi, e in questo caso è giusto dare un altro po' di tempo prima di sparare a zero. Detto questo, non può non saltare all'occhio un dato piuttosto sconcertante: se il mister ha intenzione di insistere col 3-5-2 che è il suo marchio di fabbrica, dovrebbe imporsi e richiedere degli interpreti all'altezza, soprattutto sulle fasce. Savini non lo era in B, figuriamoci in A, e oltretutto la tesi è legittimata dallo stesso giocatore, che a inizio campionato ha detto chiaro e tondo che non avrebbe più giocato da fluidificante. Neppure Garics ha fornito una prova di livello, e se Reja non ha intenzione di riconvertirsi ai terzini bassi sarà meglio per Marino correre ai ripari sul mercato, nei pochi giorni che restano. Per il resto, giusto per citare un paio di note positive, o meglio non-negative, si può dire che Hamsik ha dimostrato di valere i soldi spesi, dato che è stato l'unico in grado di mettersi in mostra in più di un'occasione. Lavezzi si muove molto e impensierisce l'intera difesa, ma spesso i movimenti sono a vuoto e non creano pericoli reali. De Zerbi appena entrato ha avuto un paio di ottime idee, ma non è stato supportato a dovere dai compagni. Blasi darà al centrocampo quella sostanza che serve, ma per la qualità ci si dovrà rivolgere ad altri. A Gargano magari, che oggi dopo un inizio non male si è pesantemente involuto risultando spesso addirittura irritante. Ma se c'è un dato che preoccupa davvero, perché stona con il vero segreto dello scorso anno, è l'attuale assenza di personalità della squadra. Nello scorso campionato il Napoli sorprendeva per la sua capacità di reagire di fronte alle difficoltà; il cuore, amava chiamarlo il dg Marino. Ebbene, quel cuore, quella reazione veemente che avveniva dopo un gol di un'avversaria, oggi non c'è stata, e anzi gli azzurri dopo il gol di Matri hanno porto l'altra guancia, pungendo pochissimo e finendo per regalare (ah, Savini!) un rigore allo scugnizzo Foggia, che l'ha trasformato da par suo. Bisognerà lavorare proprio su questo, oltre che, ovviamente, sui limiti tecnico-tattici della squadra. Non è il caso di snaturare le qualità dei giocatori in rosa quando si può ancora rimediare, col denaro o con soluzioni alternative, all'aggettivo che attualmente definisce alla perfezione il Napoli al primo impatto col massimo campionato: inadeguato.

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