James-Adl, c’è qualcosa che non quadra (anche con Ancelotti…)
In natura esiste una legge incontrovertibile: il pesce grosso mangia il pesce più piccolo. Spesso il pesce grosso è uno squalo, ossia uno dei predatori più temibili del mare. Parafrasando la famosa metaforica ittica, possiamo dire che nel calciomercato vale la medesima regola: è facile riempirsi la bocca di “fatturati” quando bisogna tirar fuori l’alibi di turno per giustificare mancate vittorie, più complicato è invece capire che gli stessi fatturati entrano in gioco anche e soprattutto nelle compravendite dei calciatori. Buttiamola giù semplice semplice: il Real Madrid – se vuole – alle condizioni imposte dal Napoli, James Rodriguez non lo “regalerà” mai – perchè in prestito, di fatto, d’un regalo si tratterebbe. Ha la forza economica (e non solo) per poter dire di no a qualsivoglia richiesta del club azzurro: piuttosto lo cederebbe ai rivali dell’Atletico. E questo De Laurentiis lo sa bene. Sa bene (oppure se non lo sa glielo ricordiamo) che il ‘giochino’ fatto con Manolas potrebbe non funzionare: in quel caso il Napoli recitava la parte del pesce grosso, al cospetto di una Roma (pesce in questo momento minuscolo: uno “zebra”) che oltre a necessitare d’introiti immediati entro il 30 giugno scorso, aveva pure individuato in Diawara una valida contropartita tecnica da poter inserire nell’affare; ragioni per cui nessuna delle due società aveva alcuna intenzione di far saltare l’operazione. Il caso James è diverso: è impensabile ignorare o peggio ancora sottovalutare una variabile impazzita come Florentino Perez. La Juventus docet: un anno fa, i bianconeri temettero fino all’ultimo secondo che l’affare Ronaldo potesse sfumare. Il motivo era rappresentato dall’irremovibile posizione del Presidente spagnolo, che voleva a tutti i costi addossare le “responsabilità” della questione al portoghese. Determinante fu lo straordinario lavoro diplomatico svolto da Jorge Mendes (sempre lui). Proprio a Mendes De Laurentiis ha deciso di affidare l’intera pratica, evitando d’intervenire in prima persona: su stessa ammissione del numero uno del Napoli, sono il ds Cristiano Giuntoli ed il noto procuratore internazionale (l’”agente-amico”, lo definisce) i protagonisti della trattativa. Strano però che una personalità vulcanica, un uomo così accentratore come il patron partenopeo decida di rimanere dietro le quinte rispetto ad un possibile coup de théâtre, di vivere in maniera passiva – invece che direttamente – un passaggio – quello del colombiano all’ombra del Vesuvio – dalla portata storica probabilmente inestimabile, se teniamo conto dell’ingente spesa relativa ai costi di gestione d’un simile top player, che al al di fuori del campo, e delle prestazioni sportive, è considerato un testimonial di dimensioni aziendali. Premesso che la verità potrebbe anche essere un’altra – e cioè che De Laurentiis ci sta parlando eccome con Florentino – l’autoescludersi dalla vicenda come fosse un argomento tra terzi, che non lo riguarda, assomiglia ad una strategia (?) comunicativa che lascia sicuramente trasparire un interesse freddo, distaccato circa la reale volontà di concludere l’acquisto. Onestamente, quanto siamo sicuri che De Laurentiis voglia fino in fondo El Bandito? Ha già fatto intendere che sarebbe un regalo a Carlo Ancelotti, un espresso desiderio del tecnico, un modo per responsabilizzarlo, un “sacrificio”. Piuttosto, dipendesse solo da lui, il tesoretto per un investimento importante l’impiegherebbe su un centravanti: è il ruolo per il quale non ha mai badato a spese, ha sempre fatto un’eccezione anche in termini d’ingaggio; dai tempi di Cavani, il numero 9 è considerata la punta di diamante del salary cap, la figura in grado di avvicinare il pubblico alla squadra, di creare entusiasmo (nello stato attuale lo si dovrebbe riaccendere) e facilmente rivendibile (plusvalenza) dopo un paio d’anni resi al massimo delle potenzialità. C’è qualcosa che non quadra allora tra James e De Laurentiis, un matrimonio che rischia seriamente di non farsi. E che indirettamente conferma le frizioni che al termine della scorsa stagione, quando c’era da pianificare la prossima, si sono verificate tra la dirigenza ed Ancelotti. Che ritiene James imprescindibile nel suo progetto, un plus che innalzerebbe complessivamente la qualità della rosa. Altre (contrastanti) sono invece le priorità di De Laurentiis, che evidentemente guarda al futuro, ad un futuro dove Ancelotti potrebbe persino non esserci più. E quando Ancelotti andrà via, e contestualmente James avrà i suoi 30 anni suonati, la società correrà il rischio di avere a libro paga un elemento difficile da piazzare (per quanto forte) sia sul mercato che in un eventuale schieramento tattico diverso dall’attuale (4-4-2/4-2-3-1). Ad oggi il modulo azzurro prevede l’utilizzo del trequartista (o sotto punta) in fase di possesso palla; domani… chissà: è la cinica lungimiranza di De Laurentiis che sfida la voglia di Ancelotti (e squadra tutta) di voler vincere subito.