INSOLITI IDIOTI

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Quanto è utile parlare del gesto di Boateng? Poco, molto poco, perché Kevin con quel pallone non ha colpito in faccia uno di loro facendogli ingoiare la lingua con tutti i denti. Altrimenti sì che si sarebbe aperto un parapiglia in piena regola, fra gli anti-razzisti veri e quelli che lo fanno soltanto per facciata, per buonismo, perché “non si fa”. Immaginate il dilemma per certi vescovi da salotto se Boa avesse mandato in ospedale una di quelle scimmie ululanti: è più sbagliato insultare il povero negro o mandare all’ospedale il bianco coglione?

Prima delle partite delle 15, nel suo programma su Rai Tre, Lucia Annunziata cavalcava la notizia della settimana con la competenza che può avere un qualsiasi giornalista sportivo in materia di politica. Zero spaccato. Era palese da come la zelante giornalista incalzava il malcapitato Damiano Tommasi come fosse un parlamentare o dai parallelismi dello zero a zero con gli esponenti di partito beccati a rubare. Ovviamente imbarazzata e –  purtroppo – anche piuttosto imbarazzante la risposta del presidente AIC di fronte al “perché lo fanno” della Annunziata. I soliti ignoti a caccia di visibilità, le autorità competenti e tutte le altre frasi in calcio-politichese (sì, esiste anche quello) che in pochi mesi di sindacato Tommasi ha imparato fin troppo bene. Meno male che in studio c’era un ottimo David Rossi a rimarcare ciò che sembra un’ovvietà a chi frequenta gli stadi, un po’ meno a chi frequenta tribune politiche e studi televisivi. Cioè, gli insulti razzisti sono come quelli ai napoletani e alle mamme dei calciatori, ovvero sono creati ad hoc per colpire l’avversario e non per discriminarlo. Una partita di calcio è amore e guerra, è tutto concesso pur di portare a casa la vittoria. Ed è proprio per questo motivo che i cori contro Boateng sono ben più gravi di quelli che sentiamo ogni triste domenica in molti stadi d’Italia: in Pro Patria-Milan non c’era in ballo niente, l’insulto non aveva come fondamento neanche la pur ridicola scusa dell’indebolire il nemico. La differenza fra un imbecille da stadio (vero, non quello di Busto Arsizio) e un imbecille e basta sta tutta qui, nella posta in palio. Può sembrare poco o niente, invece in mezzo a queste due categorie c’è un mondo sconfinato. Chi non lo capisce non capisce il calcio, punto e basta.

Poi c’è chi non ci capisce nulla pur vivendo quel mondo da decenni, sarà forse perché ha perso più tempo con libri e lavagnette che con palloni e tacchetti. Il signor Arrigo Sacchi è riuscito in un’impresa a cui neanche la Annunziata, che almeno ha dalla sua l’attenuante dell’ignoranza in materia, avrebbe osato aspirare. Ci lamentiamo tanto dei buu a Boateng quando poi senti i napoletani come fischiano Totti. Caro Sacchi, sarà mica colpa delle scie chimiche o degli alieni?

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