IL SUICIDIO PERFETTO

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E adesso mangiamocelo pure il biglietto dopo una partita come questa! Una partita che si doveva vincere a tutti i costi, buttata invece alle ortiche nella maniera più assurda e ingenua. Una partita che andava gestita con tutta la tranquillità e la sicurezza della grande squadra (ma lo è ancora o no questo Napoli ….?), sprecata grazie al più classico dei suicidi. Anzi, al suicidio perfetto. Un suicidio da fessi. O da autolesionisti, per non essere offensivi verso questi giocatori azzurri che ci hanno messo tutto del loro per regalare il punto ai miracolati ragazzi di Guidolin. Miracolati sì, perché, continuando a pensarci a distanza di giorni, i baldi friulani ancora non si renderanno conto di come hanno fatto la voce grossa stasera al San Paolo. Con il piccolo contributo del signor Gervasoni, anche se tale contributo non deve costituire un alibi per i partenopei.

E non può costituire un alibi se si prova a capire perché il Napoli non ha vinto. E’ avvilente analizzare i motivi dell’ennesima figuraccia dinanzi al pubblico amico, specie considerando che, presi uno per uno, non tutti hanno giocato malissimo. Higuain ha fatto la sua partita: le occasioni da rete le ha avute, si è sacrificato in fase offensiva muovendosi parecchio, e in occasione della seconda rete azzurra s’è inventato un assist da manuale per Pandev. Ecco, Goran. Partita contraddittoria la sua (un po’ come quella di Roma), perché non sempre è riuscito a fare filtro in fase offensiva e ha palesato la sua solita lentezza, ma ha dimostrato che gli basta capitare al posto e al momento giusto per fare centro. Infaticabile come al solito Insigne, e come lui Callejon. Al frattese però va mossa un’osservazione: deve imparare a capire in quali situazioni può scaricare il suo destro e in quali no, lì dove invece sarebbe più opportuno servire l’assist invitante. Interessante la prova di Reveillere: un po’ impacciato all’inizio, e lo si può comprendere data la sua inattività, tuttavia le sue chiusure sono state quasi sempre precise. E Dzemaili? Goal a parte (di rapina, da vero opportunista), ha spesso commesso errori in fase d’impostazione, eppure se non altro ha garantito un minimo di dinamismo a centrocampo, impegnandosi talvolta con efficacia in interdizione. Bene, e allora perché non s’è vinto? Semplice: perché, come ormai accade da tempo immemore a questa parte, mentre alcuni giocatori cercano di darsi da fare, riuscendoci benissimo o comunque egregiamente, altri rovinano tutto e contribuiscono al suicidio di cui sopra. Stavolta la parte del leone (guarda caso …) è toccata a Inler. Fermo restando il suo contributo non sufficiente al gioco d’attacco, non è un caso che i due pareggi dell’Udinese siano tutti farina del suo sacco. E’ pur vero che la difesa intera ha lasciato campo libero a Bruno Fernandes di segnare il goal della vita, con la sentita collaborazione di Rafael (tra poco ne parliamo), però nessuno dica che Gokhan avesse subito fallo, perché l’intervento su di lui avviene quando oramai la palla era persa. Semplicemente sarebbe bastato che lui non cincischiasse su quel pallone, così come su quello del 3-3: diamine, cosa ci vuole a spazzarla via in piena area piccola? Cosa? E ci dispiace dirlo, ma tra i cattivi ci finisce pure Rafael. Per carità, avrà tempo di crescere e imparare, ma l’errore sul secondo goal bianconero è da Galletti Vallespluga e getta ombre sulla sua evoluzione. E anche sul primo, forse, avrebbe potuto uscire e anticipare Fernandez (mannaggia, Fede!) e Domizzi, sebbene lì tutto sia partito dalla mancanza di Maggio, incapace nell’impedire a Hertaux di staccare di testa. Un errore che ha sporcato una performance tutto sommato leggermente migliore delle altre occasioni.

Rincresce dirlo, ma nel suicidio c’ha messo del suo anche Benitez. Come? Con una mossa che appare insignificante e purtroppo non lo è: la sostituzione di Behrami per Dzemaili. Massimo rispetto per l’ex laziale, ma il suo connazionale, per i motivi prima citati, avrebbe fornito più movimento e velocità in una fase della partita in cui bisognava chiudere i conti tenendo il baricentro alto. E Don Rafael ci sta mettendo del suo anche nel non dire ai suoi che certi errori in difesa non si possono commettere, tipo quello di non pressare corto quando l’avversario scende, in modo da permettergli di tirare (e segnare) anche da fuori area. O nel non dire che, dinanzi al pressing dei contendenti, occorre muoversi di più senza palla e creare imprevedibilità. Comunque sia vogliamo crocifiggere il tecnico, sia chiaro, soprattutto per la latitanza di cattiveria mostrata dagli azzurri dopo il 3-3, allorquando, storditi dalla rete di Basta, i giocatori sembrano apparsi disuniti e senza sicurezza. E la parola suicidio purtroppo ci pare adatta. Specie se consideriamo che l’Udinese non ha fatto nulla di straordinario per ottenere il minimo sindacabile: pressing, spazi chiusi, concretezza, velocità sugli esterni, ripartenze. Guidolin è riuscito nell’intento, anche quando ha consentito che i suoi ragazzi facessero perdere tempo nel battere una punizione. Tant’è: al di là della prova stoica dei friulani, al di là delle imperfezioni del Napoli da correggere urgentemente nel mercato invernale (lo si sa ormai …), resta il fatto che stasera il Ciuccio ha fatto il possibile per non vincere. Visto ciò, sarebbe un miracolo raggiungere gli ottavi di Champions. E, sempre visto ciò, comincerebbe a diventare complicato andare avanti in un campionato da non sprecare.

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