IL RISVEGLIO DEI DESAPARECIDOS DA’ I TRE PUNTI, MA NON LEVA I DUBBI

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E ora che finalmente si tornasse a vincere. Così come era ora che, sempre finalmente, ritrovassero la via del goal Cavani e finanche il redivivo Pandev, con quest’ultimo a digiuno dalla notte dei tempi. Così come era ora che il Napoli venissero una volta tanto baciati dalla Dea Fortuna, la divinità senza un pizzico della quale non si va avanti nella vita, figuriamoci nel calcio. Ma al di là del successo contro una grintosa e onorevole Atalanta, al di là del secondo posto ancora conservato dagli assalti del Milan trascinato da Balotelli (e dagli arbitri generosi anziché no…), gli azzurri mostrano ancora le scorie di un momento difficile lungo, troppo lungo per poter essere smaltito in fretta. Un momento difficile al quale non possiamo ancora mettere la parola fine. Sia perché il Napoli di oggi è ancora convalescente, o se preferite guarito solo a metà, non foss’altro per aver vinto e per non aver mai smesso di credere nella possibilità di portare a casa la posta. Sia perché diverse cose (non tante, si badi) ancora non sono state sistemate, e trattasi di aspetti del ‘codice’ di Mazzarri che hanno sempre caratterizzato il tallone d’Achille di questa squadra, che il Santone non ha mai corretto, per presunzione e pigrizia. Aspetti riguardante lo schema tattico, così come gli uomini su cui contare. Perché passare da tre a quattro in difesa e dare un assetto più lineare in linea mediana solo quando la situazione si complica? Perché in fase difensiva ci si dimentica di chiudere gli attaccanti avversari sullo scatto, oltre a essere molli e fermi sulle seconde palle recuperate dagli altri? Per quale motivo si continua a puntare su un Maggio che corricchia per una buona mezz’oretta per poi spegnersi, chiuso dai buoni raddoppi di Bonaventura e Del Grosso e costretto spesso a commettere fallo quando da quel lato gli orobici affondano? Perché dare fiducia solo per sprazzi di gara ad Armero e Insigne, gli uomini che insieme, in maniera abile e fortuita al tempo stesso, hanno confezionato la palla del 3-2 finale? Sono le solite, classiche domande alle quali il mister risponderebbe contorcendosi in giochi di parole e scioglilingua criptici, di difficile decifrazione, con i quali il nostro eroe riuscirebbe ancora una volta a svignarsela; anche se, a onor del vero, a un certo punto s’è accorto che l’ex doriano, suo fedelissimo, andava messo a riposo per lasciare spazio ad altri. Tuttavia, la matita rossa non serve solo a evidenziare gli usuali errori dell’umile Walter. Tante cose ci sarebbero da dire al presuntuoso De Sanctis, spericolato e avventato in occasione del secondo pari atalantino del signorile ex Denis. Così come a Cannavaro, che si è dimenticato del Tanque nella suddetta circostanza, oltreché di Bonaventura sull’1-1, realizzando poi il tragicomico ‘autogollonzo’. E gli sbagli dei singoli non passano certo in secondo piano.

Meno male che sono tornati i desaparecidos, appunto. Cavani, in primis. Il Matador stavolta non ha fallito dal dischetto (c’era o non c’era? Mah…), e dire che il bravo Consigli, migliore in campo dei suoi, c’era anche arrivato sulla frecciata dell’uruguagio dagli 11 metri. Edi poi ha riportato il Napoli col naso avanti con una rete di maestria e giustezza: un bel numero, arresto e tiro in una frazione di secondo, segno evidente che il capocannoniere del campionato s’è finalmente sbloccato, salvo complicazioni. Ma la gradita sorpresa, alla quale (ammettiamolo!) non credevamo più è stato il risveglio di Pandev. E’ anche vero che sulla palla della terza rete c’era scritto “Devi solo buttarmi dentro”, ma è altrettanto giusto che Goran ha giocato tutto sommato una buona partita: ha corso un po’ di più del solito, ha indovinato appoggi e passaggi, ha mostrato una condizione in leggera ripresa. Prezioso finalmente anche Hamsik, che quando è lucido e ispirato sbaglia difficilmente il match: la sua visione di gioco è stata positiva, l’apporto dato alla squadra tutta, specie in fase di ripartenza, importante, soprattutto quando nella ripresa il gioco azzurro si è spostato sulla fascia sinistra. A proposito di fasce: onore a Zuniga, autore di una prestazione magistrale. Degli indubbi meriti di Armero e Insigne ne abbiamo parlato in precedenza; e alla luce di questi, ci sentiamo di dire che molte nostre considerazioni non erano così campate in aria. Al di là di questi fattori positivi, tuttavia, un elemento che occorre tenere d’occhio è, ancora una volta, l’atteggiamento mentale: il calo della squadra tutta dopo la prima rete orobica è stato netto, a testimonianza di come questo gruppo sia fortemente umorale, e va avanti bene o male a seconda dell’inerzia positiva o negativa degli eventi. Squadra umorale quanto il suo allenatore, che nel finale ha trovato intelligente farsi espellere perché i quattro minuti di recupero non gli andavano giù. Non ci lamentiamo, poi, se il polso per reggere i momenti critici gli manca. Queste, dunque, le cose maggiormente da sottolineare e dalle quali sarà necessario ripartire dopo la sosta. Benedetta o maledetta? Benedetta per la possibilità di fermarsi un attimino e rifiatare, prima di preparare un tiratissimo ed eccitante rush finale. Maledetta perché i Nazionali azzurri, tra campi e aeroporti, di certo non sosteranno, anzi. E, quel ch’è peggio, Mazzarri non potrà usufruire della settimana-tipo da lui tanto gradita: fisime e manie di un top coach…

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