IL NAPOLI SALUTA DIMARO SEGNANDONE TRE AL CARPI

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NAPOLI (4-2-3-1): Rafael (36’ Colombo, 75’ Sepe); Mesto (36’ Zuniga), Cannavaro (36’ Fernandez), Britos (36’ Gamberini), Armero (36’ Dossena); Behrami (36’ Radosevic), Dzemaili (36’ Inler); Mertens (71’ Novothny), Hamsik (36’ Callejon), Insigne (79’ Tutino); Pandev (36’ Calaiò). All. Benitez.

CARPI (4-2-3-1): Nocchi (36’ Kovacsik); Letizia (36’ Poli), Liviero (36’ Sperotto), Bertoni, Romagnoli (36’ Gagliolo); Pesoli, Pasciuti (36’ Perini); De Vitis, Cani (36’ Kirilov), Ferretti (36’ Della Rocca); Di Gaudio. All. Vecchi.

Arbitro: Rasia (Bassano del Grappa)

Marcatori: 11’ Pandev, 14’ Behrami, 19’ Dzemaili.

Note: partita sospesa al 35’ del 1° tempo e ripresa dopo 15’ per impraticabilità del tempo dovuta a pioggia.

Il Napoli chiude il ritiro di Dimaro superando agevolmente (o quasi) il Carpi con tre reti. Diciamo quasi perché, nella seconda uscita stagionale dell’era Benitez, non sono mancate le note stonate. Ancora distrazioni di troppo in difesa, mentre qualcuno (in primis Callejon) non è ancora nella giusta condizione fisica. Non è mancato l’elemento-brivido, caratterizzato dalla pioggia che, scesa violenta e incessante su Carciato, ha costretto l’arbitro Rasia a dover interrompere il match per un quarto d’ora. E sul terreno allentato non è stato spesso semplice, per i partenopei, attuare gli insegnamenti di Don Rafael, anche se la sua mano continua a essere presente in maniera progressiva. Rispetto all’allineamento iniziale schierato contro il Feralpi Salò, il tecnico spagnolo apporta alcune modifiche. Sulle fasce presenti Armero e Mesto, Hamsik stavolta parte dal 1’ e così Mertens, che recupera dal problema muscolare patito la scorsa settimana; Pandev, schierato come trequartista centrale, agisce da punta unica. Rimangono in panca Calaiò, protagonista nel match amichevole di sabato, anche Dossena inizia come riserva. Tra i panchinari non ci sono Donadel, Uvini, Bariti e Vitale: forse per loro tira aria di cessione. Il Carpi, protagonista di una storica scalata in Serie B, è allenato da Stefano Vecchi, ex centrocampista scuola Inter, autore di una buona stagione con il Sudtirol, e allinea tra le proprie fila l’ex difensore del Pescara Romagnoli, Alessandro De Vitis, figlio dell’ex attaccante Totò (cresciuto nel Napoli), l’ex bolognese Della Rocca, il Nazionale albanese Cani e Nocchi, portiere reduce da una stagione a Castellammare di Stabia. Mentre dal cielo cadono le prime gocce di pioggia, cosa più unica che rara in questi sereni giorni in Trentino, partenopei ed emiliani danno vita alla sgambata, non prima di aver commemorato le vittime della strage ferroviaria di Santiago de Compostela. E, parimenti a quanto accaduto con il Feralpi, gli azzurri iniziano commettendo qualche distrazione di troppo in difesa: ne è protagonista Britos, già al 1’, e meno male che Rafael impedisce provvidenzialmente che il retropassaggio goffo dell’uruguagio diventi autogoal. Al di là di quest’episodio, i biancorossi modenesi cominciano bene, tanto che al 3’ ancora Rafael deve compiere gli straordinari su una punizione dal limite tirata da Ferretti. I primi ritmi dei partenopei sono molto blandi, i ragazzi di Benitez cercano di trovare spazi a centrocampo, arrivando alla conclusione solo al 7’: debolissimo lo shoot di Dzemaili dal limite, para facile Nocchi. Ma il Carpi non sta a guardare, e difatti al 10’ un'altra dormita di Britos innesca una fuga sulla destra di Letizia, il quale serve Pasciuti; il numero 7 tira a colpo sicuro, trovando l’opposizione di Rafael che ribatte sulla traversa. Un minuto dopo, però, Hamsik suggerisce lungo per Pandev, il macedone con una serie di dribbling ubriacanti elude due difensori, mette a sedere il portiere e depone in rete. Il goal sblocca gli azzurri, al punto che tre minuti dopo arriva addirittura il raddoppio: Mertens si libera di un avversario con un numero e verticalizza per Pandev, che s’invola e da sinistra mette in mezzo; la difesa ribatte, ma Behrami giunge lesto e deposita in rete. Il Carpi crolla, e al 19’ si ritrova costretto a capitolare di nuovo: Dzemaili, che qualche giorno fa si era detto disponibile a tirare le punizioni, ci prova dopo che Armero ha subito fallo al limite dell’area, e il tentativo gli viene bene, perché il suo destro rasoterra, non forte ma preciso, supera la barriera, tocca il palo interno e s’infila, battendo Nocchi. Dopo la pioggia di goal, tuttavia, arriva la pioggia vera: sul campo di Carciato si abbatte una violento diluvio, il che forza il signor Rasia a sospendere la partita. Dopo dieci e passa minuti di stop, la sfida riprende in un campo intriso d’acqua, ai limiti della praticabilità. E al 28’ il Carpi si rende pericoloso con Romagnoli che, al culmine di una concitata azione originata da un corner, conclude alto sulla traversa. Ma giocare sul pantano diventa estremamente difficile, malgrado la squadra di Vecchi cerchi di dare vita a una reazione d’orgoglio. Troppo alto il rischio che su un terreno scivoloso e allagato ci si possa far male, e difatti al 35’ Benitez entra in campo sollecitando il direttore di gara a chiudere il primo tempo in anticipo, sicché Rasia manda tutti negli spogliatoi. Per 15 minuti si attende, da una parte e dall’altra, se sia possibile riprendere la contesa; la pioggia fortunatamente diminuisce d’intensità, le condizioni per ricominciare ci sono. E Benitez mescola le carte: entrano Fernandez e Gamberini come centrali, Zuniga e Dossena coprono gli esterni; in linea mediana ecco Radosevic e Inler, Hamsik lascia spazio a Callejon come Pandev a Calaiò. Ma al rientro in campo, sorpresa: non si ricomincia dal secondo tempo, bensì da dove ci si era fermati, ossia dal 35’! E nei rimanenti dieci minuti, non succede praticamente nulla su un campo dalle condizioni migliorate: ritmi lenti, palla ancora difficile da giocare, rare azioni d’attacco (in una di queste, Callejon si fa respingere un tiro da Nocchi). Il tempo di un brevissimo time-out di due minuti, stile basket, ed è già palla al centro per la seconda frazione.

 

Riparte bene il Carpi: al 50’ il neoentrato Gagliolo, su calcio d’angolo dalla sinistra, stacca bene di testa e costringe Colombo a intervenire. Per un bel po’ di tempo gli emiliani mettono in ambasce gli azzurri, soprattutto quando attaccano su quel lato sinistro ove Zuniga non fa sempre buona guardia. Col passare dei minuti far girare palla, cosa difficile su un terreno impregnato d’acqua, diventa meno proibitivo per i partenopei, tuttavia non mancano tackles pericolosi specie a centrocampo. Il Napoli, comunque, prende le misure e ricomincia a farsi vedere dalle parti di Kovacsik (che ha preso il posto di Nocchi) sebbene non riesca a rendersi molto pericoloso, almeno fino al 60’, con una punizione di Calaiò che muore sulla barriera, e al 62’ allorquando una combinazione Inler-Insigne viene chiusa dall’elvetico con una botta respinta a pugni chiusi dal portiere. Il tempo di mettere la testa dall’altra parte e De Vitis conclude dal limite, mandando la sfera alta. In questa fase di gara a fare la voce grossa sono proprio loro due, Inler e Insigne: lo svizzero orchestra bene il gioco in posizione centrale, facendo scattare l’azione sulle corsie esterne, il frattese semina il panico nelle retrovie biancorosse, regalando qualche numero interessante e ottimi spunti. Anche Dossena si mette in evidenza con qualche traversone. Al 70’ Mertens imperversa in area e viene messo giù: il rigore è netto, ma Calaiò, pur spiazzando Kovacsik, calcia a lato. Cinque minuti dopo, Insigne con una giocata centra in mezzo, Pesoli ribatte e sulla sfera il nuovo entrato Novothny s’avventa in rovesciata: palla fuori. Al 77’ un’indecisione tra Fernandez e Sepe, anche lui in campo da pochi minuti, regala un corner al Carpi, sul quale Galdiolo trova il colpo di testa: il portiere azzurro para. Poco dopo c’è gloria anche per Gennaro Tutino, che rileva Insigne e si mette subito in mostra con una bella giocata, costringendo un avversario a commettere fallo: sulla punizione calciata da Dossena, Fernandez gira al volo, trovando però l’opposizione dell’estremo difensore del Carpi. All’87’ azzurri ancora vicini al goal con un tiro dalla distanza di Calaiò, che trova la deviazione in un avversario per spegnersi in angolo. E’ l’ultima azione degna di nota di una partita che, aldilà della facilità irrisoria con cui gli azzurri hanno fatto centro tre volte nei primi 19 minuti, mostra come la creatura di Benitez stia lentamente crescendo. Nonostante ci si appisoli ancora in difesa, è evidente come gli azzurri cerchino di mettere in pratica gli schemi e le strategie in corso d’opera del loro allenatore. L’identità di squadra sta venendo fuori, un po’ alla volta: non rimane che avere pazienza. Arrivederci Dimaro, si torna a casa!

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