No grazie, scelgo io per me!
Il buongiorno ai tifosi azzurri con l’attualità di giornata.
“Se avessi avuto Messi gli avrei cambiato già quattro volte squadra”. Passaggio essenziale e certamente chiarificatore della filosofia di Mino Raiola, tra i più potenti procuratori operanti nel mondo del calcio, che in un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport ha parlato di Marek Hamsik , suo ex assistito, per il quale ha prospettato un inevitabile declino della sua carriera dovuto alla scelta di legarsi praticamente a vita alla maglia azzurra, perdendo stimoli e valore sul mercato. Valeva 60-70 milioni, dice Raiola, quando andava venduto, e adesso? Molto, molto meno, senz’altro, stante che pur nel suo miglior momento quella li sembra una cifra davvero spropositata. Il problema, semmai, è a monte: chi decide dove e come un professionista debba costruire la propria carriera? Il diretto interessato? O il suo procuratore? O l’agenzia che ne cura determinati interessi? Vengono i brividi pensando di scartare la prima ipotesi, pensando che di passioni ed emozioni questo sport ne regali solo a chi lo segue e non a chi lo pratica. Che la maglia rappresenti sempre, in ogni caso, una semplice “divisa da lavoro”. Niente più Maldini, né Del Piero, né Zanetti, né Totti. E nemmeno Marek Hamsik; magari non avrà preso il miglior percorso professionalmente parlando; magari ha davvero perso gli stimoli necessari per essere sempre al top; e che, e questa è una certezza, proprio al top non lo si vede da almeno una stagione e mezzo. Si, magari, ma ha fatto una scelta; l’ha fatta lui, con la sua testa per la sua carriera; e magari per questo, dopo pochissimo tempo, Mino Raiola non è più il suo procuratore. Sotto un certo punto di vista, quello più romantico, meglio così.