Il ‘Graffio’ di Corbo: “Fatturato e stadio: parliamone”

IL TRIONFO di Doha fa riscrivere il futuro del Napoli. Se ne occupa in questi giorni Aurelio De Laurentiis. La velocità delle trattative per acquistare Gabbiadini e Strinic è un segnale molto interessante: riscatta i ritardi di un mercato estivo incompleto e timido. Ma il presidente lascia almeno due pagine in bianco. La prima: che sarà di Benitez? L’altra è coperta dalla virulenza dei rapporti con il sindaco de Magistris, ed è questa una pericolosa deviazione di percorso. Ridurre lo scontro a una guerricciola di piccole cifre e ripicche ha un solo effetto: sposta l’interesse dei tifosi sulla plateale e inelegante zuffa, rinviando il salto che dovrebbe portare finalmente il Napoli tra i grandi club europei per struttura e fatturato. Da poche ore sono pubblici i bilanci. Nella città di Eduardo, sarà anche spettacolare la lite tra sindaco e presidente. Ma non aggiunge nulla di nuovo: anzi, lascia al buio il tema cruciale dello stadio. Per crescere il Napoli ha bisogno di uno tutto suo, per elevare i ricavi, acquistare più campioni e vincere. Litigare e costruire non fanno rima.
SU BENITEZ si è intuita la verità subito dopo la Supercoppa. Tra le righe l’ha detta De Laurentiis. Grande allenatore che dà buone indicazioni alla squadra, ha ribadito. «Ma i giocatori sono ventenni e i ventenni vanno portati ad applicare quelle indicazioni», ha osservato il presidente. «Nelle ultime due settimane abbiamo lavorato molto». È intervenuto lui quindi per tenere i giocatori sotto pressione.
L’analisi è corretta. Benitez ha lo stile di un docente universitario. Guida dall’alto del suo sapere. Ma senza controlli asfissianti, i giocatori sono liberi di scegliersi gli stili di vita, di darsi motivazioni forti per alcune gare, sottovalutarne altre. Ne deriva una palese discontinuità, e l’esclusione dal giro scudetto. Con Benitez però il Napoli batte Roma, Juventus, Arsenal, Borussia, affronta senza complessi gli squadroni e si svincola da tatticismi provinciali. Per la spiccata vocazione offensiva e l’ampiezza del 4-2-3-1 è stato spesso riconosciuto il gioco più moderno del campionato.
Il probabile divorzio con Benitez è giustificato dall’analisi del presidente. Ma lascia a Napoli due dubbi tra i tifosi. Il primo: quali risultati, se Benitez avesse avuto i giocatori richiesti? L’altro: Benitez predicava per il salto europeo giocatori top, strutture, vivaio e stadio privato. Sono stati quindi due anni persi? Benitez rischia di ripartire perché profeta inascoltato di un Napoli vincente. Quella pagina lasciata in bianco prima o poi sarà al centro del dibattito. Dovrà essere abile e fortunato De Laurentiis nella scelta del sostituto. Come lo è stato già con Benitez dopo la fuga di Mazzarri.
Il tema stadio è ancora più delicato. Si discute sui soldi anticipati dal club per lavori urgenti. Scorrere i commenti sul web dimostra che gli attacchi del sindaco portano i tifosi a schierarsi con il presidente. Un boomerang solo per de Magistris. Ma neanche questo aiuta il Napoli. La lettura dei bilanci al 30 giugno 2014 dimostra che il club ha il terzo fatturato d’Italia (165 milioni) dopo Juve (279) e Milan (247). Non sono cifre da poco. Gli analisti però valorizzano un altro elemento: i ricavi netti, senza cioè gli introiti audiovisivi. I ricavi del Napoli sono bassi (60,52) appena il 36% del fatturato. Non andrà meglio la stagione in corso: venduti meno abbonamenti e biglietti. L’esempio della Juve (46%) in sintonia con il Comune di Torino dimostra che per un club è fondamentale avere uno stadio di proprietà. Inter, Milan, Roma e Fiorentina ci stan provando, l’Udinese l’ha già realizzato. Il Napoli non ha un mattone. Oltre i veleni tra Comune e club non si registra che il nulla. Nella quotidiana polemica astiosa una città anche nel calcio può solo arretrare.

Antonio Corbo, La Repubblica Napoli

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