Giustizia è fatta!

Un Napoli commovente vince la sua sesta Coppa Italia. Una partita combattutissima, decisa dalla lotteria dei calci di rigore. È la vittoria di tutti – e non è una frase fatta -, del gruppo, di Gennaro Gattuso (primo titolo da allenatore), che ha costruito un’altra partita perfetta, di Aurelio De Laurentiis che conquista il quarto sigillo partenopeo (e ne avrebbe meritato sicuramente almeno un altro: conoscete quale). Una Coppa Italia che vale molto di più di una Coppetta: gli azzurri non solo hanno superato le prime tre della classe, in campionato, tra quarti – Lazio -, semifinali – Inter – e finalissima, ma l’ha fatto in condizioni difficilissime, con tanti calciatori a fine ciclo, una stagione complicatissima nella prima parte, l’ammutinamento, il Covid. È l’inizio di un possibile ciclo, che riparte da Roma, dal rinnovo di Mertens arrivato proprio in giornata, il sempre più probabile addio di Callejon – uscito in lacrime, come Lavezzi otto anni fa -, dalle idee di Gattuso, che tra primo e secondo ha mostrato tutto quello che significa organizzazione di gioco – da un lato difesa e contropiede, dall’altra controllo e dominio del campo. Un inizio contratto con diversi errori tecnici, qualche occasione per la Juve, ma solo su regali del Napoli; poi un miracolo di Buffon su Demme chiude una prima frazione più a tinte bianconere ma con un Napoli che stava prendendo coraggio. Nella ripresa, solo Napoli: Gattuso indovina i cambi, dentro Milik e Politano, che avrebbero potuto cambiare le sorti delle gara già nei tempi regolamentari; Milik spara altissimo su un assist proprio di Politano, fallendo praticamente un rigore in movimento. La Juve comincia ad arretrare il baricentro, non sembra averne più, è alle corde; allora il Napoli spinge tantissimo ma spreca l’impossibile oppure – come all’ultimo secondo – sbatte sul fortunato Buffon che respinge un colpo di testa di Maksimovic a botta sicura e poi Elmas – non si sa ancora come – centra il palo. Da non crederci: si salva la Juve, recrimina il Napoli, che ai “punti” avrebbe meritato il successo già prima dei rigori. Ma si va al dischetto. La Juve parte favorita anche lì, come se non bastasse: si ritrova con più rigoristi del Napoli, che qualche specialista – pensando a Mertens, Zielinski, Fabian Ruiz – l’aveva “perso” – coi cambi -. Sbaglia clamorosamente Dybala, sbaglia anche Danilo; nel Napoli segnano tutti e quattro – non c’è stato nemmeno bisogno del quinto -, decisivo Milik, l’ultimo, proprio lui, tanto vituperato all’Ombra del Vesuvio e così desiderato proprio dalla ‘Signora’. È festa Napoli: Gattuso e De Laurentiis volano in cielo, davanti al grande ex Sarri, ancora a secco di ‘tituli’, almeno in Italia. E ci scatta pure la “pace”: squadra e Presidente, riuniti in cerchio, s’intendono sulle multe e sembrano vicini ad una tregua, con la “mediazione” di Gattuso, che ha messo tutti d’accordo. La serata perfetta, come a Doha. Esulta De Laurentiis, che non s’accontenta, anzi rilancia: “Voglio battere la Juventus anche in campionato”. E lo meriterebbe, dopo lo scippo di due anni or sono. Ma intanto si gode il quarto trofeo della sua gestione, che di fatto sana una stagione maledetta: Ancelotti aveva distrutto, Gattuso ha ricostruito. A modo suo,  con tanta rabbia e sana cattiveria agonistica. 17 giugno 2020, un’altra data da scolpire nei cuori azzurri.

Alessio Pizzo

Studente in Comunicazione Digitale, appassionato di calcio, tecnologia e buone letture. Vanta già esperienza giornalistica con 100 *100 Napoli

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