Coraggio o rivoluzione!
Nessun alibi. Adesso è davvero arrivato il momento di onorare la maglia. La vittoria della Roma nel derby offre ai giocatori azzurri una nuova , ennesima , possibilità di agganciare il terzo utile ad accedere in Champions League. Chance immeritata visto l’osceno Napoli andato in campo contro le riserve della Juventus che , si spera , non serva soltanto a prolungare l’agonia azzurra fino all’ultima giornata di campionato. E’davvero complicato riuscire a trovare le giuste parole per poter esprimere l’amarezza per questa annata partenopea comunque deludente. Negli occhi della tifoseria rimane solamente tanta rabbia nel vedere che , oltre all’amore di milioni di tifosi in tutto il mondo , questa squadra è riuscita a disonorare una maglia storica , indossata da alcuni dei più grandi calciatori di sempre , preferendo dedicare il proprio tempo ai tanti festini della “Napoli by night”. Nell’ultimo mese , il Napoli ha perso anche la faccia a cominciare dalla storica e fondamentale gara contro il Dnipro , che ha visto solo gli ucraini vestire i panni da leone. Dopo di loro , è toccato al Parma , al Cesena ed alla Juventus insegnare agli azzurri cosa significhi davvero sudare la maglia e rispettare i propri tifosi al di là dei propri risultati. Ma lo spogliatoio azzurro è ormai una polveriera da mesi , forse già da Agosto quando – in seguito ad un oscena campagna acquisti – iniziava già a circolare la voce dell’esonero di Benitez. Errare è umano , perseverare è diabolico. E diabolica è stata la scelta di De Laurentiis di non accontentare le volontà di mercato del proprio tecnico , costringendo i napoletani ad assistere ad un “ tira e molla” infinito che ha portato sia il tecnico , sia la squadra a non avere più certezze , né stimoli. Scelta diabolica perché De Laurentiis non era affatto nuovo a simili situazioni , visto cosa era successo appena due anni fa con Mazzarri , che annunciò l’addio solo dopo l’ultima gara di campionato con la Roma. Del tutto inutili sono apparsi i proclami di Rafa Benitez durante questa stagione. Visibilmente contrariato dal mercato già all’indomani della gara amichevole contro il Barcellona in Agosto , Don Rafè ha sempre chiesto a tutta la piazza di stringersi intorno alla squadra. E se nulla è possibile rimproverare al sempre caldo pubblico partenopeo , lo stesso non può dirsi per la carta stampata che – coadiuvata anche dal perenne silenzio societario – ha da subito remato contro il tecnico , colpevole solamente di provare ad inculcare idee nuove in un calcio obsoleto ed arcaico. Alla fine , questo continuo attacco a senso unico , unitamente all’osceno comportamento dei giocatori azzurri , a convincere tutti che il vero male di Napoli sia il proprio allenatore. A nulla sono serviti i trofei vinti in due anni, a nulla servono le statistiche ufficiali che affermano come il Napoli abbia la seconda migliore fase difensiva del campionato e che gli errori sono tutti da attribuire ai limiti tecnici dei singoli interpreti azzurri. Ormai è opinione comune che al Napoli manchi “ la cazzimma” e che solamente l’allenatore può infonderla nel gruppo. Il cambio di guardia juventino Conte-Allegri non ci ha insegnato nulla. Già , la Juventus. L’eterna odiata Juventus. Quella grande squadra , che prima di invidiare sul campo , dovremmo imparare a prendere d’esempio come società modello. La differenza tra il Napoli ed una grande squadra è tutta lì. Intanto si spera che tutta Napoli faccia cerchio almeno fino a domenica. Lì dove non si potrà davvero più sbagliare.
Serve solo la “ cazzimma”? E’davvero difficile non trovare un colpevole per questi ultimi mesi neri del Napoli. E probabilmente attribuire esclusivamente le colpe a qualcuno sarebbe un inutile e dolorosissimo stillicidio. Quando un’annata va storta , le responsabilità sono di tutti. Peccato che nel Napoli se le sia prese esclusivamente il tecnico , l’unico ad averci messo la faccia fino a quando la società non ha imposto un silenzio stampa offensivo verso chi invece si aspettava scuse formali da parte di tutti. Adesso , bisogna soltanto ripartire. Con o senza Champions , lo sapremo tra qualche giorno. E si ripartirà senza Benitez , senza l’unica persona che ha provato a spiegare al proprio Presidente quale fosse la via maestra per fare del Napoli una società forte e sempre più redditizia. Si ripartirà ( con ogni probabilità) da un tecnico aziendalista , uno di quelli che permetterà alla dirigenza di continuare a portare a termini campagne acquisti sulla falsariga di quelle attuali. Un allenatore che proverà a rendere grandi elementi modesti come Henrique ed il redivivo Gargano , oppure a far sbocciare dopo cinque anni di gare anonime un’eterna promessa come Gokhan Inler. I nomi che circolano per il dopo Benitez non lasciano spazio a dubbi : il ridimensionamento è inevitabile. Benitez assaporerà la grandezza di piazze ben più ambiziose di quelle azzurre ( Real Madrid , Liverpool o West Ham) , il Napoli si ritroverà nuovamente a fare i conti con la propria illusione di diventare grande. E se si vuole davvero pensare che basterà “la cazzimma” di inesperti personaggi come Mihajlovic , senza voler rendersi conto della pochezza tecnica e caratteriale dell’attuale rosa azzurra , allora saremo inevitabilmente destinati a vivere tante altre stagioni come queste. La Napoli calcistica si limiterà a “vivacchiare” , sperando di poter ripetere operazioni fortunose come Cavani e Lavezzi. E speriamo soltanto di non dover , tra qualche mese , rimpiangere Benitez , come quest’anno è già accaduto con Pepe Reina.
NICOLA MOSCATO